Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Arezzo
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e noi giorno stesso della celebre battaglia di Canipaldino, il vescovo Guglielmino degli libertini e, dopo di lui, il vescovo potente Guido Tarlati, dal quale Bibbiena passò in libera signoria del fratello di lui, Pier Saccone, il quale ottenne, nel 1338, dai Fiorentini per conto proprio anche il dominio del castello e distretto di Bibbiena, dominio tolto in seguito, nel 13(50, a suo figlio Marco ribellatosi alla Repubblica, la quale aggregò il paese al contado fiorentino.
Cinque anni appresso la Signoria di Firenze fece fortificare il castello di Bibbiena ; ma ciò non pertanto, nel secolo susseguente e precisamente nel 1440, un esercito dei Visconti, sotto il comando del celebre Niccolò Piccinino, entrò in Bibbiena, la (piale soggiacque a disastri anche maggiori nel 1498, quando i suoi abitanti sposarono le parti dei Medici espulsi da Firenze. Nel qual tempo Bibbiena divenne il quartier generale dell'esercito veneziano penetrato nel Casentino ed accolse non solo il duca d'Urbino, suo comandante, ma anche Giuliano de' Medici e altri esuli fiorentini. Sconfitti i Veneziani, l'esercito fiorentino strinse d'assedio il castello di Bibbiena ed impadronito sene fu, per ordine della Repubblica, smantellato delle sue mura castellane e delle sue torri come più sopra scrivemmo. Belle antiche popolari allegrie sopravvive il bello-ballo che si fa il martedì grasso intorno ad un ginepro sulle piazze, ballando il trescone con accompagnamento ili vecchie canzoni amorose.
Uomini illustri. — Molti personaggi cospicui trassero i natali in Bibbiena. Ne diede parecchi la sola famiglia Dovizi, fra cui il cardinale Bernardo (1470-1520), amico e diplomatico accorto di Leone X, amico di Raffaello che voleva sposare la sua nipote e fece il suo bel ritratto, ora a Pitti, ed autore della prima commedia italiana, la ben nota Calandra; Pietro Dovizi, fratello del cardinale, segretario e ministro di Lorenzo il Magnifico. Tra i moderni: il lirico Giuseppe Borghi, autore degli inni sacri e delle risposte alla Terra dei morii di Laniartine; l'architetto Poccianti, autore del cisternone di Livorno e dello scalone dei Pitti in Firenze. Fra gli oriundi di Bibbiena annoveraci il principe dei poeti faceti Francesco Berni e l'architetto Ferdinando Galli, soprannominato il Bibbiena, per tacere dei molti vescovi che Bibbiena diede alla Chiesa.
Coli, elett. Bibbiena — Dioc. Arezzo — Pa T. (anche nella fraz. Soci) e Str. ferr.
Gastel Focognano (3590 ab.). — Sorge nel Valdarno Casentinese, a 450 metri di altezza, sopra un contrafforte dirupato e poco accessibile, che scende a greco dal monte di Pratomagno, bagnato a est dal torrente Soliggiue e a settentrione-maestro da minori fossi e torrenti che sotto il paese influiscono in esso prima che si scarichi in Arno. Parrocchiale di San Giovanni. I principali prodotti agrarii consistono in castagne, pascoli, inaiali, legname, carbone, pochi cereali e poco vino.
Cènni storici. —Fu da principio signoria dei Giannellini, ai quali fu tolto, arso e diroccato nel 1322, dopo sei mesi d'assedio, da Guido Tarlati vescovo di Arezzo; verso il 1404 fu dato alla Repubblica fiorentina, la quale lo ritmi al proprio contado, lasciando qualche privilegio agli Ubertini di Chitignano, succeduti ai Tarlati nella signoria del luogo. Esistono ancora avanzi delle mura della torre e della loggia podestarile.
Coli, elett. Bibbiena — Dioc. Arezzo — P2 T. e Str. ferr. nella fraz. Rassina.
Chitignano (1319 ab.). — Siede a 525 metri d'altezza, nel Valdarno Casentinese, sopra uno sprone occidentale dell'Alpe dì Catenaja a cavaliere del torrente Rassina, che gli scorre a ovest, poco prima ih vuotarsi in Arno, mentre a sud i suoi fianchi sono bagnati da un fosso. Parrocchiale di San Vincenzo. Fra i prodotti agrari, oltre le castagne che costituiscono la rendita maggiore, trovansi nelle colline sottostanti viti e campi sitivi per tacere delle piante di tabacco che vi si coltivavano in addietro.
Chitignano va rinomato per le sue acque minerali seguenti: 1. Acqua del Rio di Chitignano o Acqua libertini. — Il torrente Rassina a poco più di 4 chilometri dal suo sbocco in Arno, riceve le acque di un borro detto Mio.