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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Arezzo
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   cupola del Nasini. Tre ex-conventi; Teatro; Pio Conservatorio dell'Annunziata per le fanciulle con un'annua rendita di circa lire 10,000. Molti calderai e chiodai. Boschi, pascoli, alberi da frutta, ortaglie, olio, vini squisiti da pasto e da bottiglie.
   A circa 7 chilometri dal paese trovasi, nel territorio di Cavriglia, l'esteso ed importante bacino lignifero, del quale s'è già parlato nei preliminari e i cui prodotti alimentano la vicina ferriera, già parimenti menzionata più addietro (v. pag. 5).
   Cenni storici. — Fu già chiamato San Giovanni hi Altura e la sua origine risale al 1290, anno in cui la Signoria di Firenze ne ordinò la costruzione, per tenere in freno gli libertini, signori nel contado di Arezzo. Prima del 1340 erano già ultimate anche le fortificazioni del castello, dal quale, cinque anni appresso, gli abitanti respinsero Pier Saccone Tarlati che tentò impadronirsene. Fra il 1356 c il 1363 furono restaurate e rinforzate le mura castellane.
   Nel 1383 i figliuoli di Pier Saccone Tarlati fecero continue scorrerie a Montevarchi e a San Giovanni, ma li trovarono beri muniti e difesi; e nel 1390 un frate del luogo tentò indarno ingannarli inducendo il castellano Ciampolo de' Ricaldi a dar la terra a Giovanni d'Azzo degli Ubaldini ribolle alla Repubblica. E bensì fama che, nel 1432, San Giovanni cadesse nelle mani dei nemici, condotti nel Yaldarno Superiore a danno della Repubblica da Bernardino della Carda, finche furono sconfitti in vai d'Elsa e il Carda pagò il fio del tradimento. Passato il pericolo gli abitanti di San Giovanni diedero mano al restauro del loro castello afforzandolo e quando Alfonso d'Aragona re di Napoli tentò con larghe promesse di far ribellare molte castella del Yaldarno Superiore, fra cui San Giovanni, le sue lusinghe furono sdegnosamente respinte.
   Quando i Medici erano già signori, nel 1470, se 11011 di diritto, di fatto, della Repubblica, non pochi terrazzani di San Giovanni disponevansi a protestare contro la loro usurpazione, ma ne furono impediti dalla soldatesca numerosa di guarnigione.
   Nel 1478 gli eserciti di Sisto IV e di Ferdinando di Napoli, avviati contro Firenze, invasero il Valdarno Superiore e anche San Giovanni fu costretto a schiuder loro le porte. Nel 1479 v'infierì una pestilenza che mietè due terzi degli abitanti. Nel secolo XVIII vi fu arginato l'Arno e il granduca Leopoldo esonerò dalle spese i possidenti frontisti, come leggesi in un'iscrizione latina in due tavole marmoree poste nel 1783.
   Uomini illustri. — Nacquero, fra gli altri, in San Giovanni Valdarno due insigni maestri della pittura: cioè Tommaso Guidi, ossia il Masaccio, scolaro di Masolino del vicino borgo dì Panicale, nato nel 1101, morto nel 1428, e Giovanni Marniozzi da San Giovanni, nato nel 1592, morto nel 1636.
   Coli, elett. Montevarchi — Dioc. Fiesole e xVrezzo — P3 T. e Str. ferr.
   Castelfranco di Sopra (3174 ab.). — In colle, a 280 metri di altezza, presso la sponda destra dell'Arno, dirimpetto ai Comuni di San Giovanni e di Figline. È di figura quadrata con mura torrite e quattro porte ai quattro lati in mezzo, con strade parallele e regolari* una piazza nel centro e una loggia d'antica costruzione pel mercato dipinta nei pilastri sin dal secolo XV: è uno dei rari esemplari completamente conservati delle numerose fortezze che la democrazia urbana di Firenze opponeva alle tirannie campagnuole dei signori. Alcune case e chiese furono abbellite da restauri promossi principalmente dalla famiglia Samueli, la quale fece anche edificare, nel 1755, la chiesa delle Agostiniane ed un oratorio di San Filippo Neri (la cui nobil famiglia fiorentina ebbe possessi in questa contrada), assai ricco di ornati e di dipinti, fra i quali primeggia uno di Matteo Rosselli, del 1610. I restauri grandiosi della chiesa maggiore, nel 1819, furono eseguiti per cura del pievano Restoni.
   Nel territorio, bagnato dal torrente Faella, che scende in Arno dal monte Prato-magno, rinvengonsi resti di fossili di giganteschi mammiferi di specie estinte. Castagneti con sopra selve di faggi e praterie naturali; al basso uliveti e vigneti.