Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Arezzo
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di Gall>ino e di Montedoglio, e il costui tìglio Bernardino dispose del castello e di tutta la sua eredità in favore del priore di Camaldoìi a condizione che vi fondasse un monastero della sua regola. Verso il 1322 se ne impadronì il potente Guido Tarlati, vescovo d'Arezzo, per investirne il fratello Pier Saccone de'Pietramala, il quale ne tenne costantemente il governo sino al trattato del 1337, in forza del quale Arezzo si diede per dieci anni ai Fiorentini ed Anghiari fu concesso per altrettanti ai Perugini, dai quali credesi edificata la rocca che sorgeva nel plinto più eminente. Tornato il castello d'Anghiari nella giurisdizione di Arezzo, se ne insignorì di bel nuovo, nel 1352, Saccone Tarlati e nel 1360 vi dominava Maso di Pietramala, il quale, per aver sposato le parti del duca di Milano, ne fu spogliato dalla Repubblica fiorentina, diserbandosene l'alto dominio questa ne rilasciò, nel 1383, per dieci anni la signoria al di Ini figlio Bartolomeo, dal quale passò, nel 1407, ai suoi figli ed alla lor madre Alfonsina da Montedoglio. La quale, per connivenza coi nemici della Repubblica, ne fu cacciata in occasione della famosa battaglia d'Anghiari del 29 giugno 1440 fra Nicolò Piccinino, generale del duca di Milano, e l'esercito fiorentino sotto il comando di Giovali Paolo Orsini; il Piccini»'» sconfitto fu costretto a ritirarsi a Borgo San Sepolcro e metà delle sue genti cadde nelle mani dei Fiorentini vittoriosi. Codesta vittoria fu celebrata per lungo tempo in Firenze con la corsa del pallio il dì di San Pietro.
I)ne altri fatti d'arme di minor conto avvennero in seguito m Anghiari, quando i suoi abitanti sfidarono, nel 1512, prima di schiudergli le porte del castello, le artiglierie di Vitellozzo Vitelli fautore di Piero de'Medici cacciato da Firenze; e nel 1517, quando, investiti dalle schiere di Francesco Maria della Rovere, frustrarono i suoi sforzi nonostante la debolezza delle mura castellane e la scarsezza delle punizioni.
Nel secolo XV avvenne fra gli abitanti d'Anghiari e ì borghigiani di San Sepolcro una contesa tragi-comica, nota col nome di Battaglia del Catorcio (chiavistello), il quale f'n rapito agli Anghiaresi dai Borghigiani e venne infisso nella parete di un andito attiguo all'Archivio del fisco in Firenze ove fu trasferito per ordine sovrano nel 1737. Su questa comica avventura fu composto dal Nomi il poema eroicomico. Il Catorcio d'Anghiari, molto lodato dal Redi e da altri per la leggiadria della lingua toscana.
Uomini illustri. — Anghiari fu -patria (li Angelo Canini, celebre orientalista ; di Girolamo Magi, ingegnere militare, storico, filosofo, giureconsulto e poeta; dello storico Taglieschi (1598-1661); del poeta Federico Nomi (1633-1705), e del pittore Frane. Nenci.
Colf elelt. Arezzo — Dioc. Arezzo e Borgo San Sepolcro — P3 T. e Str. ferr.
Monterchi (3137 ab.). — Siede a 287 metri d'altezza, sopra un colle clic inoltrasi verso quello di Citerna alla destra del Tevere, fra il torrente Cerfone che vi passa sotto dal lato di ponente e greco, mentre dal lato opposto scende il torrente Padonchia che alla base del poggio di Monterchi si unisce al Cerfone, il quale si versa un poco sotto nella Sovara affluente del Tevere. E cinto di mura castellane con bastioni e due porte e la rocca soprastante è conservata in parte. La parrocchiale di San Simone profeta è situata in un biscanto della piazza e in un ripiano che ha a est le mura castellane e a ovest la rocca sopra il pretorio. Fu restaurata nel 1533 e di bel nuovo nel 1831 senza rifarla di pianta per forma che gli altari sono distribuiti senz'ordine, le pareti sono irregolari ed ha manco di una qualsiasi facciata. Cereali, vino, lana, • formaggi, legnarne, pascoli e bestiame.
Cenni storici. — Monterchi (Mons Ilerculis) è ricordato primamente in un atto pubblico del gennaio 1095 ed appartenne ai marchesi del Monte Santa Maria, uno dei quali, Uguccione, lo pose, nel 1194, sotto Tacconiaii(ligia del Comune d'Arezzo. Nella 3il decade del secolo XIV cadde in potere del vescovo Tarlati e del suo fratello Pier Saccone, i cui discendenti vi signoreggiarono per oltre un secolo finché, dopo la suddetta battaglia d'Anghiari, i Fiorentini espulsero da Monterchi la vedova di