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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416
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Parte Qnarln — Italia Meridionale
le due nazioni era imminente. L'attenzione dei Sanniti fu però distratta per qualche tempo dal pericolo clic li minacciava da un'altra parte onde essi unironsi ai loro congiunti, i Lucani, per opporsi alle armi di Alessandro, re dell'Epiro, il quale avanzavasi da Pesto nel cuor del paese. Sanniti e Lucani furono da lui sconfitti in battaglia campale; ma egli rivolse poi le sue armi verso il mezzodì e la sua morte, nel 320 av. C., liberò i Sanniti da ogni apprensione da quel lato (Liv., viu, 17, 24).
11 medesimo anno 320 av. C. fu testimone dello scoppio della seconda Guerra Sa unifica. L'occasiono immediata fu l'aiuto prestato dai Sanniti alle città greche di Pithopolì (Posillipo) e Neupoli, alle quali i Romani avevano dichiarato guerra e nelle cui mura i Sanniti e i Nolani (alleati allora ai Sanniti) avevano introdotto un buon nerbo di ausiliari per guarnigione. Eglino non poterono però impedire la caduta di l'alenpoli, mentre Neapoli sfuggi alla medesima sorte solo sposando l'alleanza di Roma, a cui rimase poi sempre fedele (Liv., vn», 22-2f>).
1 Romani eransi in quel turno assicurata un'alleanza più importali!e. in un'altra parte; i Lucani e gli Apuli, coi quali, come osserva Livio, la Repubblica non aveva previe relazioni, sia amichevoli sia ostili, strinsero ora un'alleanza con Itoma. I Lucani, è il vero, furono tosto indotti dai Tarenlmi ad abbandonarla, ma gli Apuli la mantennero ; e quantunque sia evidente che tutta la nazione non era unita e che molte delle città principali parteggiavano pei Sanniti, mentre le altre continuavano a star con Roma, non pertanto una diversione siffatta doveva essere, ili una massima conseguenza. Quindi, durante la guerra, noi troviamo la lotta divisa in due porzioni: i Romani impegnati da una parte coi Sanniti sulle frontiere della Campania e nella valle del Volturno, donde si spinsero grado grado nel cuore del Sannio ; e dall altra parie guerreggianti neil'Apulia in difesa dei loro alleati contro le città ostili appoggiate dai Sanniti. E evidente che i Frentani dovevano già a quel tempo aver disdetta l'alleanza sanniti®; in casd diverso sarebbe stato impossibile ai Romani far marciare i loro eserciti — come veggiamo aver fallo a più riprese— lungo la costa adriatica neil'Apulia.
Le prime operazioni guerresche furono di poco momento; i Romani conquistarono alcune piccole città nella valle del Volturno (Liv., vili, 25), e noi leggiamo che Q. Fabio e L. Papirio riportarono reiterate vittorie sopra i Sanniti si che chiesero persin la pace, ma non ottennero che una tregua di un anno e, senza aspettarne il termine, ripigliarono con forze accresciute la lotta (In., 30, 30, 37). E evidente perciò che la potenza dei Sanniti non era menomata. Né la vittoria di A. Cornelio Areno nell'anno susseguente (322 av. C.), tuttoché li inducesse a chiedere di bel nuovo inutilmente la pace, produsse alcun effetto permanente; imperocché l'anno seguente (321 av. C.) i Sanniti, sotto il comando di C. Ponzio, non solo scesero in campo con un grosso esercito, ma indissero ai Romani la tremenda e memoranda sconiitta delle Forche Caudine, che descriveremo trattando della provincia di Benevento. Non vi può essere dubbio che le circostanze e il carattere di questa sconfitta furono grandemente travisate, nelle descrizioni trasmesseci ; ma, qual che si fosse la sua vera natura, certo è ch'essa non cagionò interruzione materiale alle armi romane e che, dopo ripudiato il trattato o la capitolazione conchiusa dai consoli, i Boniani rinnovarono, con vigor raddoppiato, la lotta.
È impossibile descrivere paratamente le operazioni delle successive campagne, le quali continuarono per ben diciassette anni con varia vicenda. Il disastro delle Forche Caudine scosse la fede di non pochi degli alleati dei Bomani e fu anche susseguito dalla defezione delle loro proprie colonie di Satricum (Casale di Conca nel Lazio), di FregeI!a e di Sora.
Alcuni anni dopo (315 av. C.) la presa di Salicula (presso l'odierna Sant'Agata dei Coli) pei Romani e di Plìslia (l'odierno villaggio di Prestia) pei Sanniti dimostra che ambidue gli eserciti erano sempre alle prese sulle frontiere stesse del Sannio ; mentre l'avanzare dei Sanniti al passo di Luntidae (ora passo di Porte!la sui confini dei territori romano e napoletano) e la vittoria che riportarono per la seconda volta sopra i Romani diede di bel nuovo una scossa alla loro potenza e pose per un momento in pericolo la loro supremazia nella Campania. Ma essi ricuperarono in breve il vantaggio e hi loro vittoria in un luogo denominato Cinna (d'incerta situazione) addusse la sottoinis-sione'dei Campani ribelli (Liv., ix, 22, 23, 27; Dior)., xix, 72, 70).
Frattanto le loro armi avevano trionfato neil'Apulia assoggettando da ultimo l'intiera provincia, cotalchè, nel 310 av. C., il console Q. Emilio Barhula potè portare la guerra in Lucania, ove preso la città di Nerulum(La Rotonda, nella provincia di Potenza). La vittoria decisiva dei consoli del 314