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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   11 Sannio e 1 Sanniti
   7
   avanti C. schiuse dunque per la prima volta la via nel cuore del Sannio e i Romani posero l'assedio a Dovianum (Bojano), capitale dei Pentri,
   L'anno seguente andò segnalato per la caduta di Nola, susseguita da quella di Alini e di Culalia (Cajazzo nella provincia di Caserta), e pareva probabile che la guerra volgesse al suo termine in favore dei Romani, quando lo scoppio di una nuova guerra con gli Etruschi, nel 311 av. C.j divise la loro attenzione e, mediante la distrazione delle loro forze in un'altra parte, addusse una potente diversione in favore dei Sanniti. A questi nuovi nemici si aggiunsero gli Umbri del pari che i Morsi e i Peligni ; non pertanto i Romani non solamente tennero fermo contro tutti codesti popoli, ma portarono nell'istesso tempo le loro armi vittoriose nel cuore del Sannio.
   Dovianum, capitale, come abbiamo detto, dei Pentri, fu presa e saccheggiata due volte: la prima volta nel 311 av. C. da C. Giunio e la seconda volta nel 305 da T. Minucio Nell'istesso tempo Sora ed Arpino furono finalmente aggiunti al dominio romano. Queste sconfitte successive costrinsero da ultimo i Sanniti a chiedere la pace, la quale fu loro accordata nel 304 av. C., ma non sappiamo a quali condizioni. Sembra impossibile che i Romani, com'è affermato da Livio, rimettessero in vigore l'antico trattato di alleanza ed è piuttosto probabile ch'essi consentissero in qualche modo a riconoscere la supremazia di Roma (Liv., ix, 43; Dionis., Exc., p. 2331; Niebuiir, voi. ni, p. 259). Ma la pace conchiusa fu di breve durata. Poco più di cinque anni trascorsero fra il termine della seconda Guerra Sannitica e il principio della terza. Ben si poteva credere che dopo una lotta di oltre vent'anni le risorse, se non lo spirito, dei Sanniti dovessero essere esauste; ma pare che, anche prima dello scoppio delle nuove ostilità, eglino dessero opera alacre ad organizzare una nuova coalizione contro Roma.
   Un nuovo e formidabile ausiliario era comparso in un corpo numeroso di Galli, i quali avevano da poco superate le Alpi e, uniti ai Senoni, loro connazionali, minacciavano da settentrione i Romani.
   Roma era allora in guerra con gli Etruschi e gli Umbri ed i primi afl'rettaronsi a procacciarsi i servizi dei Galli. 1 Sanniti frattanto, vedendo i Romani impegnati sufficientemente altrove, assalirono i loro vicini, i Lucani, probabilmente coli intenzione di sostenere in quel paese il partito favorevole all'alleanza sannitica. 11 partito opposto però chiamò in aiuto i Romani, i quali dichiararono guerra ai Sanniti ed ebbe cosi principio la terza Guerra Sannitica (298 av. G.). La lotta assunse allora proporzioni maggiori ; ì Sanniti strinsero una lega con gli Etruschi, gli Umbri ed i Galli e per parecchie campagne successive le operazioni nel Sannio furono subordinate a quelle nella valle del Tevere. Ma il territorio del Sannio stesso fu devastato, nell'istesso tempo, dai generali romani in un modo cosi sistematico che chiaro apparisce ch'eglino avevano preso di nuovo il sopravvento ; e quantunque in un'occasione i Sanniti se ne ripagassero devastando le pianure della Campania e di Falerno, eglino furono però ricacciati di bel nuovo nelle loro montagne (Liv., x, 15, 17, 20).
   Finalmente, nel 295 av. C., la granile battaglia di Sentinum (Sentino, poco lungi da Sassofer-rato, in provincia d'Ancona), in cui le forze riunite dei Galli e dei Sanniti furono pienamente sconfitte dal console romano Q. Fabio, decise delle sorti della guerra. Gellio Egnazio, il generale sannita ch'era stato l'organizzatore principale della Confederazione, rimase ucciso e la Confederazione stessa virtualmente sciolta (Liv., x, 21-30).
   I Sanniti non pertanto ripigliarono le armi con indomita energia e, nel 293 av. C., misero in piedi un esercito di 40,000 uomini, recintati con saeri riti solenni ed abbigliati in un modo particolare. Queste circostanze dimostrano a sufficienza 1 importanza che annettevano a questa campagna, la quale non riuscì però più favorevole della precedente e i Sanniti furono di bel nuovo sconfitti dai consoli L. Papirio Cursore e Sp. Carvìlio in due battaglie successive presso Aquilonia e Gaminiim (Cerreto Sannita ?).
   Le operazioni della campagna susseguente sono note imperfettamente a cagione della perdita dei libri di Tito Livio in cui erano narrati ; ma nell'anno successivo (292 av. C.) G. Ponzio, il vincitore delle Forche Caudine, ricomparisce, dopo un lungo intervallo, alla testa degli eserciti sanniti ; egli sconfisse Q. Fabio, ma fu sconfitto alla sua volta in una battaglia assai più decisiva, in cui, dicesi, rimanessero uccisi ben 20,000 Sanniti e 4000 prigionieri, Ponzio stesso incluso, il quale fu tratto in trionfo da Fabio e poscia ucciso (Onos., ut, 22; Liy., Ejrìt., xi). È probabile che questa grande