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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'irti Quarta — Italia Meridionale
   battaglia desse il eolpn di grazia alla potenza sannitica; ina la loro resistenza si protrasse ancora per due anni, e solo nel 290 a\. C. condiscesero a porre giù le anni e a chieder pace. Anche in quell'anno il console M. Curio Dentato potè conseguire l'onore di un trionfo e la fama di aver posto fine alle guerre sanniticlie dopo aver durato più di 50 anni (Liv., Epit., \ 1 ; Editor., n, 9).
   La fine della terza Guerra Sannitica è considerata da alcuni degli storici romani il termine della lotta fra Roma e il Sannio e non senza ragione; posciaché, quantunque il nome di Quarta Guerra Sannitica sia dato dagli scrittori moderili alla guerra che scoppiò di bel nuovo nel 282 av. C., i Sanniti in quell'occasione compariscono piuttosto come ausiliari che come attori principali. Eglino però unironsi alla lega stretta, ad istigazione dei Tarentini, contro Roma e presero parte a tutte le operazioni successive della guerra. Ei pare invero ch'eglino considerassero dapprima con gelosia o sospetto il procedere di Pirro e sol dopo la battaglia di Eraclea, in cui il console Levino fu sconfitto da Pirro, gli inviarono il loro contingente (Plut., F'yrrh,, 17). Ma nella grande battaglia d'Ascoli nell'anno susseguente (278 av. C.) i Sanniti ebbero una parte importante e pare confermassero la loro antica rinomanza di valorosi.
   La partenza di Pirro per la Sicilia e la sua finale sconfitta per ÌM. Curio a Benevento al suo ritorno (214 av. C.) lasciarono ai Sanniti ed ai loro alleati tutto il peso della guerra ed eglino erano del tutto incapaci a competere con la potenza di Roma.
   Nulla sappiamo di particolare di queste ultime campagne: apprendiamo soltanto che nel 272 av. C., prima appunto della caduta di Taranto, i Sanniti, del pari che i loro.alleati i Lucani e i Bruzii, fecero la loro finale ed assoluta sottomissione ai Romani, e il console Sp. Carvilio celebrò l'ultimo della lunga serie di trionfi sopra i Sanniti (Zonau., vili, G; LlV., lìpit., xiv; East. Gap.). Una nnova ribellione scoppiò invero nel Sannio Settentrionale tre anni dopo fra la piccola tribù dei Caraceni, ma fu repressa prontamente. Non sappiamo a quali condizioni i Sanniti si sottoponessero ai Romani, ma non vi può esser dubbio che la politica di questi ultimi ebbe in mira d'infrangere al possibile la loro organizzazione nazionale e tutti i vincoli d'unione fra essi. Nell'istesso tempo due colonie furono stabilite fra essi per tenerli in freno: una a Benevento nel paese degli Irpini (2G8 av. C.) e l'altra in Isernia nella valle del Volturno (204 av. C.).
   Tutte queste precauzioni non valsero però ad assicurare la fedeltà dei Sanniti durante la seconda Guerra Punica. Dopo la battaglia di Canne (21G av. C.) gli Irpini furono dei primi a dichiararsi in favore di Annibale e il loro esempio, dicesi, fosse imitato da tutti i Sanniti, tranne i Pentriani (Liv., xxn, 61). È singolare che questa tribù, la più potente e belligera di tutte, si sia tratta in disparte; ma l'asserto di Livio è confermato dal corso successivo della guerra, durante la quale i Pentriani pare non abbiano mai dato di piglio alle armi, mentre il paese degli Irpini e le porzioni meridionali del Sannio confinanti con la Lucania erano frequentemente la scena delle ostilità. Ma le colonie romane d'Isernia e di Benevento non caddero mai in potere dei Cartaginesi ; e Benevento, durante una gran parte della guerra, fu occupato da uno dei generali romani quale un posto militare importante.
   Nel 214 av. C. e di bel nuovo nel 212 il paese degli Irpini rimase in potere dei Cartaginesi e divenne il teatro delle operazioni di Annone, luogotenente di Annibale, contro Sempronio Gracco. Solo nel 209, essendo finalmente Annibale stato costretto ad abbandonare l'Italia Centrale, gli Irpini (ed apparentemente anche gli altri Sanniti ribelli) rinnovarono la loro sottomissione a Roma.
   D'allora in poi l'istoria tace sui Sanniti sino al grande scoppio delle nazioni italiche, noto comunemente sotto il nome di Guerra Sociale (90 av. C.), in cui rappresentarono una parte importante. Non furono, è vero, dei primi a dar di piglio alle armi, ma seguirono prontamente l'esempio dei Piccinini e dei Marsi; e costituirono un elemento cosi importante della Confederazione che dei due consoli scelti come capi degli alleali uno fu un sannita, Cajo Papio Mutilo (Diod., xxvh, 2, p. 539). Oltre Papio, parecchi dei più cospicui generali italiani : Mario Egnazio, Ponzio Telesino e Trebazio erano anch'essi di origine sannitica, e, dopo la caduta di Corfinium (I'entima) presso Sulmona, la sede del governo e il quartier generale degli alleati furono trasferiti nella città sannitica di Dovianum (Bojano) e di là successivamente in Isernia.
   I Sanniti soffrirono assai nella seconda campagna della guerra, assalili come furono da Siila che sconfisse Papio Mutilo, prese d'assalto Eclano e Bojano e sottomise gli Irpini. Gli altri Sanniti