Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno', Gustavo Strafforello

   

Pagina (38/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (38/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   32
   l'irti Quarta — Italia Meridionale
   Benedettino-Verginiana fondata da San Guglielmo, fino alla soppressione degli Ordini monastici, fatta dai Francesi nel reame di Napoli Nel ripristino poi, avvenuto dopo il Concordato dei Borboni colla Santa Sede nel 1818, delle tante badie verginiane esistenti prima nel regno di Napoli e di Sicilia, non risorse che quella di Montevergine, la quale ultimamente è stata vittima ancdi'essa della soppressione compiuta nel regno d'Italia. Senonchè, essendo l'abate di Montevergine, al pari di quello di Montecatino e di Cava dei Tirreni, Ordinario diocesano, sotto questo aspetto, la Badia di Monte-vergine, sebbene incamerati ne fossero tutti i beni, ha tuttavia una legale esistenza nel Regno; oltreché la medesima, siccome fu detto sopra, per le sue opere d'arte, è stata dichiarata monumento nazionale.
   L'abate di Montevergine essendo, come si è detto, Ordinario Nullius della diocesi di tal nome, appiè della montagna, presso Mercogliano, ha il palazzo di residenza, chiamato Lordo di Montevergine (fig. 12): fabbricato basso e di simmetrica costruzione, con un bel chiostro in mezzo (fig. 13). Ivi conservavasi l'Archivio, dichiarato un ramo dell'Archivio generale di Napoli, dove trovasi oggi trasportato, dietro l'ultima soppressione. Esso conteneva una gran quantità ili regi diplomi dei principi normanni (a cominciare da re Ruggiero), degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi, nonché alcune migliaia di pergamene appartenenti a varie città e paesi del regno di Napoli; vi si conservavano ancora circa trecento Bolle pontificie, la più antica delle quali saliva ad Alessandro III, e duecento Codici manoscritti di pregio non comune: tutta la collezione poi era legata in parecchi volumi, quattro dei quali portavano gli Indici generali di tutto l'Archivio, e vi erano ancora due tavole sinottiche, mercè le quali
   la ricerca delle scritture riusciva facile e spedita.
   —?—
   CENNI STORICI
   'ASs'XXlvov (Abellinum), Abellino fu, come abbiamo visto, una ragguardevole città degli Irpini nell'alta valle del Sabato, presso le frontiere della Campania? Plinio, invero, pare la consideri come compresa in quest'ultima, dimezzandola fra le città della prima regione di Augusto; ma Tolomeo è probabilmente più esatto, ponendola fra quelle degli Irpini. La Tavola Peutìngeriana la colloca sulla strada da Benevento a Salerno, alla distanza di 1G miglia romane dalla prima.
   Non se ne trova menzione nell'istoria anteriore alla conquista romana e pare acquistasse primamente importanza sotto l'Impero romano. Incerto è il periodo in cui divenne colonia romana; Plinio la dice soltanto un (Jppìdum, ma dal Liber de Cohniis apparisce che doveva aver ricevuto una colonia prima del tempo di questo scrittore, probabilmente fin dal secondo triumvirato; e noi apprendiamo da varie iscrizioni dei tempi imperiali ch'essa continuò a godere di codesto grado sino ad un tardo periodo. Queste iscrizioni fanno menzione di molti magistrati locali e dimostrano che Avellino doveva essere un luogo di molta importanza e ricchezza sino al tempo almeno di Valentiniano.
   La città antica fu distrutta durante le guerre fra i Greci e i Longobardi e gli abitanti stabilironsi nel luogo dell'odierno Avellino, che ha serbato il nome ma non la situazione dell'antico Abellinum, le rovine del quale sono sempre visibili a circa 3 chilometri dalla città odierna, presso il grosso villaggio di A tri pai che ed immediatamente sopra la sponda del Sabato. Si possono ancor rintracciare le vestigia di un anfiteatro, del pari che porzioni delle mura della città ed altri frammenti d'opera reticolata. Furono anche trovate nel luogo molte iscrizioni, bassorilievi, altari e molti residui di antichità. Come già abbiamo detto, le adiacenze di Avellino abbondano sempre di nocciuoli avellani, coltivati estesamente come ab antico, di clic il nome di nuces avellanae frequentemente derivato da Avellino piuttostochè da Avella, come vogliono alcuni.