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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

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a cura di Federico Adamoli

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   Avellino
   33
   Ripigliando l'istoria della nuova rifabbricata Avellino soggiungeremo che, néIPSSI-, essa fu dichiarata citta vescovile ed ebbe un Castaldo. Durante il regno longobardico si chiamò Castaldo colui che amministrava i beni patrimoniali del principe e che nei terreni appartenenti in proprio al principe esercitava la giustizia e governava con autorità eguale a quella dei conti. I)i questi Castaldi d'Avellino ricordansi Adelfeno, il quale acciecò Guaiiuario, principe di Salerno, mentre avviavasi ad occupare Benevento, e Siconolfo, che tentò invadere il principato di Salerno e fu battuto dai due Guaiinari. Avellino passò quindi in possesso dei Del Balzo, dei Monforti, dei Ilequesens, dei Yest, dei Villanova e dei Caracciolo. Negli anni 1450, 1509 e 1737 fu assai danneggiato dai terremoti e nel 1656-57 fu devastato dalla peste.
   Scendendo a tempi più recenti soggiungeremo che, nel 1799, dopo la proclamazione della Repubblica Partenopea, un esercito francese s'insignorì di Avellino dopo aver dato alle fiamme Mercogliano, ch'erasi mostrato avverso al nuovo governo. Una guarnigione ili 1000 uomini, rimasta in Avellino, non valse a difenderlo dal colonnello De Filippis, comandante delle schiere borboniche, il quale schiuse il varco al cardinale Ruffo e alle sue masnade avviate a Napoli.
   Avellino ridivenne, nel 1806, capoluogo della provincia e, nel 1820, da Nola e da Avellino ebbe principio il moto insurrezionale che costrinse re Ferdinando a largire la Costituzione. Anche nel 1848 e 1860 la gioventù di Avellino combattè Valorosamente per la liberazione e l'unificazione d'Italia.
   UOMINI ILLUSTRI
   Giova premettere che gli Avellinesi considerano quali concittadini i due illustri defunti: Francesco De Sanctis e Pasquale Stanislao Mancini, il primo letterato insigne, il secondo 11011 meli insigne avvocato, già ambulile ministri; ambidue nacquero, è il vero, nella provincia di Avellino, ma il primo a Morra Irpina nel 1817 e il secondo a Castel Baronia (anch'esso nel 1817), ove li ritroveremo.
   Ma di altri illustri uomini non ebbe manco Avellino e vogliam ne basti citare i seguenti: Caio Ponzio Erennio, capitano dei Sanuiti alle Forche Caudine; i tre santi Sabino, Ippolisto ed Alessandro, terzo vescovo di Avellino; molti altri vescovi od arcivescovi; tre generali D'Ariiiinio; Scipione Bellabona, autore dei Ragguagli della città di Avellino (Tram 1656); Serafino Pionati, autore delle Uìcerche sulla storia di Avellino (1829); parecchi membri illustri delle famiglie Zigarelli e I)e Conciliis, fra i quali Pasquale De Conciliis, professore a 25 anni nell'Università di Napoli, e Lorenzo De Conciliis, generale e capo dell'insurrezione del 1820; Luigi Amabile, filosofo, storico e chirurgo di molta fama, morto non ha gran tempo ; Antonio Galasso, autore di opere di filosofia e pedagogia; T'ito Bozzoli, poeta; Nicolò Montuori, autore di scritti agrari ed economici, ecc.
   Degli illustri Avellinesi viventi meritano menzione i seguenti: Caracciolo Ginetti (Marino), principe d'Avellino e di Ginetti della nobil famiglia Caracciolo, dimorante a Roma in un proprio villino in piazza dell'Indipendenza ; i due Capone: Filippo, nato nel 1820, presidente di Corte d'appello e senatore del Regno, esule nel 1859 e prefetto nella sua patria appena liberala le provincie meridionali si perfezionò negli studi legali in Inghilterra e in Alemagna ; e Giovanni Battista, nato il 7 aprile 1870 e già pittore di grido, come attestano i suoi quadri. La Campagna romana, Il lago del Serino, Una foresta, Interno rustico, Gli scogli di Sant'Anna a Sestri Levante, ecc.; Enrico Cocchia, nato nel 1859, professore di letteratura italiana nell'Università di Napoli, autore di molte opere: I Romani alle Forche Caudine, La tomba di Virgilio a Napoli, La grammatica scientifica dei Latini, ecc.
   Coli, elett. Avellino — Uioc. Avellino e Montevergine — P1, T. e Str. ferr.
   61 — La l'atri», voi. IV.