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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Avellino - Benevento - Caserta - Salerno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 416

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JO
   l'arte Quarta — Italia Meridionale
   Licusati (1314 ab.). — All'altezza di 256 inetri, a 4 chilometri da Camerata e a 7 circa dalla spiaggia del Tirreno, in amena situazione, con una ricca abbazia e con territorio ferace di vino, olio, frutta, cereali e legumi in copia, oltre gli ottimi pascoli. Apparteneva a Licusati la borgata di Bosco, saccheggiata e distrutta dal feroce generale Del Carretto e soppressa per decreto reale dopo i moti del 1828.
   Coli, elett. Vallo della Lucania — Dioc. Policastro — P2 e T. a Camerata, Str. ferr. a Pisciotta.
   San Giovanni a Piro (3G03 ab.). — All'altezza di 550 metri ed alle falde del monte Bulgheria (1224 m.), a 10 chilometri da Camerota e a 3 circa dal Tirreno. 11 paese ha alcune belle case ed un piccolo porto nella frazione Scario, con un movimento discreto di navigazione e commercio, principalmente con Malta. Cereali, olio, vino, foglia di gelsi, frutta, legna e pascoli con bestiame.
   Uomini illustri. — Fu patria di Francescantonio Magliani, moralista e giureconsulto insigne del secolo XVIII.
   Coli, elett. Vallo della Lucania — Dioc. Policastro — P2 e T. locali, Scalo marittimo nella fraz. Scario, Str. ferr. a Policastro.
   Mandamento di CASTELLABATE (comprende 4 Comuni, popol. 10,140 ab.). — Territorio fertile ed uno di quelli in Italia in cui fa buona prova la coltivazione del cotone, di cui sonvi parecchie manifatture. Anche i vini vi riescono squisiti.
   Castellabate (5171 ab.). — Siede a 279 metri di altezza sul livello del mare, a 44 chilometri da Vallo della Lucania, all'estremità meridionale del golfo di Salerno, fra il monte Tresino (353 ni.) e la punta Licosa, che ne dista 5 chilometri, svolgendosi in parte lungo la spiaggia, la quale, comecché rocciosa, porge agevoli approdi in quattro punti, cioè: Santa Maria di Castellabate, con ampii inagazzini; San Marco, a circa 2 chilometri a libeccio da esso, in cui scorgonsi le vestigia di un antico porto, che offre ancora ricovero ai piccoli legni; la marina di Licosa e quella dell'Ogliastro a circa 4 chilometri da essa a sud-est.
   Castellabate è situato sopra un colle, a meno di un chilometro dal mare, in amena situazione, con ampio orizzonte. Veggonsi ancora nei suoi dintorni i ruderi delle sue mura antiche e delle cinque porte che vi davano accesso; in vetta al colle sta un vecchio castello. I maggiori prodotti locali sono gli ottimi vini e le frutta secche, di cui si fa esportazione. Manifatture di cotone.
   Isola e l'unta della Licosa. — Isoletta sulla costa della Lucania, separata soltanto da un angusto canale dal continente, che forma l'estremità meridionale del golfo di Pesto o di Salerno. Questo promontorio è detto da Licofrone ixxrj Rvmsw;, vale a dire Promontorio di Nettuno, e i suoi commentatori soggiungono ch'era noto comunemente sotto il nome di Posidium Promontorium (tò llocsiS-ijiov). Ma questo nome non rinviensi nei geografi e par probabile che il promontorio stesso, del pari che l'isoletta poco discosta, fossero noti col nome di Leucosia. Il promontorio chiamasi sempre Punta Licosa e l'isoletta, un mero scoglio, ha nome di Isola Piana. Dicesi generalmente derivasse il suo nome antico da una delle sirene che si suppone vi fosse sepolta; ma Dionisio (che scrive il nome Leucasia) afferma ch'era così chiamata da una donna congiunta di Enea e ciò è confermato da Solino. Apprendiamo da Simmaco che la punta Licosa era seminata di ville dei ricchi patrizi romani; e gli avanzi di antiche costruzioni, che furono scoperti anche nella isoletta adiacente, attestano che anch'essa aveva le sue ville.
   Cenni storici. — Sotto i Normanni e gli Svevi Castellabate fu un feudo del monastero di Cava dei Tirreni; e sorse nel 1123 per opera di Costabile Gentilcore, quarto abate del cenobio cavese: perciò si disse Castello dell'Abate e poi Castellabate. Durante le guerre di Carlo I d'Angiò fu occupato, nel 1286, dal re Giacomo di Sicilia, poi tornò in potere degli Angioini che lo munirono validamente. Al termine delle guerre, la regina Giovanna I lo restituì, nel 1343, al suddetto monastero di Cava; ina