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l'urti.' Uuarla Italia Mrri>tioiiale
il territorio aiutata dai Pnedinili o Pencc/ii, e rèMcii
Al settentrione il liiiine iiferno par fosse il limile i iroiiosciiilo ilell'Apulia al tempo di Mela c di Plinio, ipiaiitiiui]ue il territorio ili Inalimi, stenderilesi dal Tifemo al Kortore (Trento), non fos«o eonsideraio come mi distretlo separalo od incluso nel territorio ilei l'i entani.
I/Apnlia, definita in tal mo lo, comprendeva ilnni)iic a mi diprrsso le due provincic odierne di l'ari (Terra di lìari) c di l'odia (llapilanata).
I,a configurazione dell'Apulia e mollo accentuata (coni® snul dirsi) e devi- in ogni tempo aver esercitato un'infineiiza materiale sulla sua storia. La sua mela settentrionale, dal Tiferno all'Ofanto, consiste quasi per iutiero in una granile ]>ianura, declinante dolcemente ilall'Aperuiino all'Adriatico, e steudeutesi fra la catena del primo — di cui solo alcuni dei declivi o sproni inferiori erano compresi uell'Apiilia — e la massa isolala del molile Gargano, a]ipropriatanieiite definito lo Sperone d'Italia.
Questa porzione è ora nota comunemente sotto il nome ili I'ikjì'hi l'iona per contraddistinguerlo dalla porzione meridionale, detta l'ii'jlia Petrosa, da un altipiano calcareo ondulato, parallelo aH'Apennino e elio stcndesi ad est verso l'Adriatico, a cui perviene in più punti. Tutto questo (ratto collinoso è lenulo a pascolo, popolalo scarsamente, e (ale par fosse anclie nei tempi antichi. Ma fra queste poco coltivate colline stendesi lungo il litorale, da l'arietta a .Monopoli, una striscia angusta, notevole per la sua fertilità e seminata, cosi negli antichi come nei moderni tempi, di cillà e di villaggi.
Le grandi pianure dell'Apulia settentrionale sono descritte da Strabonc come fertilissime, ma particolarmente appropriate all'allevamento dei cavalli e delle pecore. Queste ultime pare siano state in tulli i tempi uno dei prodotti principali dell'Apulia, e la loro lana era riputata superiore per finezza alle altre tutte; se non che i pascoli inaridiscono si fattamente nell'estate clic i greggi pili non vi trovano alimento e cacciansi in quella stagione nelle montagne e nelle alle valli del Sannio; mentre, al contrario, le pianure dell'Apulia porgono nutrimento abbondante agli armenti del Sannio e degli Abruzzi nella stagione in cui i loro pascoli montani sono tulti coperli di neve. Queste emigrazioni ed immigrazioni pastorali, derivanti dalle necessità vicendevoli delle due regioni, risalgono probabilmente ai tempi antichissimi; ne parla Varrone come dì uso vigente a'di suoi; e sotto l'Impero romano fu oggetto di un provvedimento legislativo, clic impose lina tassa su lutto il bestiame immigrante.
La natura calcarea del terreno rende le pianure pugliesi di un carattere diverso affatto da quello dei ricchi territori alluviali dell'Italia settentrionale; alla scarsezza dell'acqua derivante da questa causa ed all'arido aspetto della regione durante la stagione estiva, allude reiteratamente Orazio: Paupcr a qua e Da un in; Siticulosae Ajmliae, e furono descritti ampiamente dai moderni viaggiatori. Ma, nonostante la sua aridità, il terreno è molto allo alla coltivazione dei cercali, e,
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sotto un miglior sistema d'irrigazione e di agricoltura, potrebbe meritare pienamente l'encomio di Strabonc. Le porzioni meridionali della regione, in un con l'adiacente penisola Salenlina, sono particolarmente favorevoli all'ulivicoltura.
La popolazione della Puglia era di razza assai mista, e regna grande confusione nelle relazioni trasmesseci dagli antichi scrittori intorno ad essa. Ma noi possiamo in complesso sceverare chiaramente tre elementi razionali distinti :
•1. Gli Aitu, od Apuliani propriamente detti, formavano probabilissimamente un ramo della gran razza osca od ausouica; i filologi opinano clic il loro nome contenga gli stessi elementi di Opieus od Opscus. Sembra certo clic essi non erano, come i loro vicini, i Lucani, di razza salicilica; al contrario, noi li vediamo in guerra coi Sanniti clic gl'incalzavano dall' interno del paese. Strabonc dice clic dimoravano nella parte settentrionale della provincia intorno al Sinus (,'rins (ora golfo di Lodi Garganico ), e Plinio pare indichi il fiume Cervaro (Cerlnlns) qual limite fra essi e