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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parto Quarta — Italia Meridionale
   I marinai, dir stavano di guardia all'altare, tolsero le ossa di San Nicola e le trasportarono, per una porticeli», nell'antico palazzo del magistrato greco, detto Corte del Catapano, ove lo deposero nell'antica chiesuola di Sant'Eustachio, credendo elio, essendo quella proprietà del sovrano, ninno si attenterebbe ili violarla.
   Marinai armati e il buon vecchio abate Elia continuarono però sempre a montar la guardia intorno al sacro deposito; ma l'arcivescovo Ursone riuscì ad indurre il duca Ruggero a concedergli il suddetto palazzo del Catapano affinchè le ossa di San Nicola rimanessero almeno sotto la sua giurisdizione, visto ch'era impossibile persuadere i marinai a depositarle nella sua cattedrale. In capo a due mesi il vecchio palazzo del Catapano fu atterrato, e sulle sue rovine incominciò a sorgere, por oblazioni incessanti, la gran chiesa di San Nicola di Rari.
   1 marinai baresi, die tanto temevano fosse loro sottratto il santo, l'avevano trafugato eglino stessi nella maniera seguente, narrata dal precitato Petroni:
   Tre bastimenti erano partiti da Rari, carichi ili grano, per Antiochia e, giunti nelle acque di Mira, tolsero a ragionare del suo vescovo San Nicola e del bel colpo che verrebbe lor fatto, liberando il sacro corpo dalle mani degli infedeli. Deliberarono da ultimo di gittar l'ancora nel porto di Andriaco e d'inviare a Mira uu esploratore, il quale tornò con la nuova elio la città era piena di gente che celebrava un funerale, sì che tramandarono T'impresa ad altro viaggio in cui, imbattendosi con certi Veneziani, trovarono che anch'essi vagheggiavano l'idea di rapire il corpo di San Nicola. I più coraggiosi fra i marinai baresi proposero un colpo immediato, ina prevalse il consiglio dei timidi, quando ecco levarsi un vento furioso, il quale impedì ai bastimenti la partenza da Andriaco. Era questa un'ammonizione dall'alto così evidente che, lasciando a bordo i paurosi, quarantasette marinai bene armati e due sacerdoti di nome Lupo e Grimoaldo, avviaronsi a Mira nascondendo le armi e chiedendo della strada alla tomba del Santo. Giaceva essa in una valle solitaria e pittoresca custodita da quattro monaci, i quali furono sopraffatti di leggieri e costretti dalle minaccie ad additare il luogo preciso ov'era sepolto S. Nicola. Rimossa la lapide marmorea furono trovate le sue ossa galleggianti nella famosa cosidetta Manna di San Nicora,c il prete Grimoaldo le avvolse tosto nel suo mantello. Tornati a bordo sciolsero le vele ad un vento favorevole, trasportando felicemente a Bari il sacro tesoro involato.
   Nel 1087 fu dato mano alla costruzione della chiesa per deporvi il Santo sopra un terreno dato in dono dal duca Ruggero e, nel settembre del 10S9, papa Urbano II giunse in persona per consacrare la cripta della nuova chiesa ed ungere Elia, arcivescovo di Bari, qual primo grande priore di San Nicola, del grande e santo vescovo di Mira, ch'era stato uno dei Padri che avevano condannato l'eresia ariana nel concilio di Nicea. Il pontefice depose con le proprie inani le sacre ossa nella tomba pronta a riceverle sotto l'altare (ove continuano sempre a nuotare nel sacro liquido) e dichiarò il 9 maggio festa solenne di San Nicola di Bari. Un po' più di cent'anni dopo il vescovo Corrado, cancelliere imperiale, consacrò la chiesa soprastante alla cripta in nome di papa Celestino III.
   Ed ora che abbiamo narrato succintamente l'istoria leggendaria passiamo alla descrizione della chiesa palatina e della cripta, premettendo che le chiese palatine delle Puglie sono quattro: questa di San Nicola di Bari, quella di Acquaviva delle Fonti, quella d'Altamura, un gioiello dell'arte architettonica, e quella di Monte Sant'Angelo sul Gargano, che descriveremo in seguito.
   La chiesa di San Nicola, edificata coll'aiuto dei Normanni, più che di una cattedrale, ha l'aspetto di una fortezza. E in istile romanesco con carattere bisantino; ha sette porte, di cui la principale va ornata di colonne basate sul dorso di animali