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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Bari - Lecce - Potenza
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 396

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bari
   35
   Il buon popolo di Bari si risentì amaramente (lei seguenti versi latini che Federico, secondo il suo vezzo, fece inscrivere sopra una delle porte della città, quando gli abitanti sposarono le parti del papa contro di Ini;
   Gens infida Bari veibis libi multa promittil, Quae, velili imprmìcns, slatini sua verba remillit: Meo, quae dico, lenebis corde pudico, l'I iuhIos eiises, sludeas citare Barenses; Cimi tihi diciI /Ire, veliti ah Iwsle cave.
   (Onesta gente infida di Cari multo li promette a parole clic si limantria poi tosto. Perciò ganti bene a niente quel clic li diro : scansati dai Baresi, rome da spade sguainato, e i,iiandn ti dicono Salce, guardatene come da nemici).
   Ma 1 Baresi dimenticarono in breve l'insulto del bizzarro imperatore, ed accolsero il prode e, leggiadro suo figlio Manfredi con tutti gli onori, quando assunse il governo delI'Apulia e della Sicilia in nome del fratello suo Corrado, dopo la morte del loro padre.il grande imperatore Federico (nato nel 1191- in Jesi nella Marca d'Ancona, morto improvvisamente a Fiorentina presso Lucerà nel 1250). In Bari Manfredi accolse Balduina imperatore di Costantinopoli, come viene narrando nel suo stile arcaico il vecchio cronista Matteo Spinelli:
   < Alli 7 di agosto lo imperatore de Costantinopoli jonse a Bari, che veniva da Venetia et lo lìe lo andao a trovare, et li leu assai cortesie e rarezze. Ft subito fece ponere in ordine una jostra et foro quattro inanteneturi : cioè lo conte di Biccario. Messer Loffredo di Loffredo» Messer I ancredo di \ inteiniglia et Messer Corrado de Spatafora. Lo jorno di S. Bartolomeo dello ditto anno 1259 fo fatta la jostra et foro ventidne aventurieri, ecc. >.
   Il vecchio cronista di Giovinazzo tira innanzi a nominare i ventidue campioni della giostra e le loro divise; ma le seguenti quattro pagine del suo manoscritto sono così malconce che mal vi si può leggere, cotaleliò la descrizione del torneo e delle feste, che gli tennero dietro, andò perduta per noi.
   Dopo la morte di re Manfredi, Bari accolse il suo vincitore, Carlo d'Angiò, il quale fece magnifici doni al santuario di San Nicola, ma impose alla città tali gravezze e v introdusse ed acquartierò tanti soldati che un altro cronista, Saba Malaspina, quantunque guelfo lasciò scritto che i Baresi andavano dogliosi, esclamando:
   < Oh! re Manfredi, noi non ti abbiamo conosciuto vivo; ora ti piangiamo estinto. Tu ci sembravi lupo rapace fra le pecorelle di questo regno, dacché per la nostra volubilità ed incostanza siam caduti sotto il presente dominio, tanto da noi desiderato, ci accorgiamo in fine che tu eri un agnello mansueto. Ora sì che conosciamo quanto fosse dolce il governo tuo, posto in confronto dell'amarezza presente. Riusciva a noi grave in addietro che nna parte delle nostre sostanze pervenisse alle tue mani; troviamo ora che tutte, e, quel eli'ò peggio, anche le persone, v anno in preda a gente straniera
   Nel secolo XIV Bari divenne un ducato, e dai Del Balzo passò ad Attendolo Sforza: finché, nel 1500. fu ceduto ad Isabella d'Aragona. Bella, virtuosa e dotata di ingegno, ella era stata educata accuratamente dalla madre, Ippolita Sforza, una delle donne più sapienti e più colte dei tempi suoi, circondata sempre da uomini dotti e cospicui. A 18 anni sposò il suo cugino Gian Galeazzo Sforza, avvelenato poco appresso dallo zio Lodovico il Moro. Isabella era assai versata nella musica e nella poesia, come attesta un suo sonetto pubblicato nel 1493 in Milano da Belhncione. Dopo di essere stata maltrattata e carcerata da Lodovico il Moro, ottenne, dopo cli'ei fu deposto da Luigi NII di Francia, il ducato di Bari in compenso della sua dote e vi fu accolta con gii onori dovuti alle sue disgrazie ed alla sua bontà. Molti Milanesi le tennero dietro a Bari, ove si diede tutta alla educazione della sua figlia Bona ed al bene dei suoi