Ita! u M<:rì'Ii'»u:ilf ManilameBtl e Comuni ilei Ci reumi, ili Meìll
lui ordini combattevano. Ora lo Sforza accusò il Tartaglia della rotta per aver abbandonato il posto assonnato e lasciato scoperto il fianco al nemico ; il vero però si è che il Balbiano era supcriore di forze e rinomato capitano, e d'altronde il Tartaglia fu pur esso prigione. Nel 11(1.) li troviamo entrambi anche al soldo dei Fiorentini all'assedio di Pisa, con egnal grado, avendo anzi Tartaglia 133 lance nella Sua compagnia e. lo Sforza 125: ed allorché I'isa si rese l'anno seguente prevalse il parere del Tartaglia sul modo più sicuro di occuparla. In tale occasione il Tartaglia accusò lo Sforza di aver tramato per avvelenarlo, ed a stenti il commissario fiorentino Gino Capponi potò pacificare i loro seguaci dividendoli in luoghi separati. Quando nel 1415
10 Sforza fu imprigionato dal conte Giacomo della Marcia, marito dì Giovanna II, il Tartaglia, aulico di Braccio da Montone, altro celebre capitano» ne svaligiò i soldati e ne imprigionò ì capi. Quindi, unito a Braccio, fino al 1119 combattè in tutta la guerra fatta da costui per insignorirsi dell'Umbria e di l'orna, e conquistò per sò tutti i castelli posseduti dallo Sforza nello Stato romano e nella Toscana, eccetto Acqui e Chiusi. Nel 1417 il Tartaglia, in una imboscata presso Toscauella, fu battuto dallo Sforza e perde il fratello Donato, ucciso probabilmente alle porte di essa. Nel 1419
11 Braccio e il Tartaglia batterono gravemente lo Sforza a Viterbo facendo prigioni 2300 dei suoi. Nello stesso Inno il Tartaglia entrò al servizio del pontefice Martino V e fu sconfitto da Braccio presso Orvieto. Nel 1120 fu inviato dal papa con 1500 lance in soccorso di Luigi d'Angiò, contro re Alfonso, e si congiunse allo Sforza, ma furono entrambi battuti sotto Capimi Nel 1421 il Tartaglia accusato presso Martino Vdi tradimento dallo Sforza suo commilitone, fu preso in Aversa e, dopo la tortura, fu condannato a morte e decapitato con grave onta alla fama dello Sforza 1 soldati del Tartaglia, che lo idolatravano, rifiutarono servire il auo accusatore e si condussero tutti al soldo di Braccio.
Coli, elett. Melfi — Dioc. Venosa — IJ=, T. e Str. ferr.