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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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Parte Quarta — Italia Meridionale
por più mesi dell'anno: fitto solvo di querele, faggi, olmi o, ancora più in alto, di pini vestono lo montagne, lo quali albergano lupi, cinghiali e selvaggina in gran numero. In qualche punto vi sono ancora orsi.
L'occupazione principale degli Abruzzesi una volta ora la pastorizia, che ora è ridotta a minime proporzioni ; ina è anche molto diffusa la coltura dei cereali, dei legumi, delle ortaglie, dello erbe tintorie, dello zafferano o della vite. La coltivazione del gelso e la sericoltura vanno progredendo ogni dì più. La carne salata, i salami e gli eccellenti prosciutti formano anche un ramo importante dell'industria abruzzese.
Prima dell'unificazione dell'Italia, l'Abruzzo aveva una sola via nazionale e poche altre strade malagevoli e secondarie. Ora è intersecato da quattro linee, oltre quella dell'Adriatico, Bologna-Brindisi, che attraversa le Provincie di Teramo e di Chieti. Lo quattro linee interne s'incrociano a Solmona e sono cioè la trasversale Castellammare* Adriatico-SohnoiiHAvezzano-Tivoli-Roma, e la longitudinale Terni-Ilieti-Aquila-Castel di S a ri g ro-Is e r n i a -Na poli. Torneremo sullo stesso argomento.
Dell'importanza strategica degli Abruzzi sono una prova le grandi manovre eseguite col l'in ter vènto di re Umberto nell'agosto del 1895 nella conca d'Aquila.
< La regione montagnosa dogli Abruzzi —scrive il grande geografo francese Eliseo Iloclus — che faceva già parte del Napoletano, ina che rappiccasi a Roma pel suo piovente tirrenico, tributario del Tevere e sopratutto per la sua grande strada trasversale, non ha che un piccolo numero di città sulle alture dell'altipiano. La principale e capoluogo di provincia, Aquila, fu fondata nel secolo XIII dall'imperatore Federico II per farne un nido d'aquila; le altre città della montagna furono sempre di accesso troppo malagevole per poter divenire popolose; al contrario esse inviano nelle città della pianura coloni robusti e perseveranti, i cosidotti Aquilani, tanto apprezzati ni tutta Italia pei lavori di sterro (1).
« I luoghi più popolati trovansi nel bacino inferiore dell'Atomo, ove dominano la strada litoranea e le fertili campagne del piovente Adriatico. Solmona aggruppa le suo case in un immenso giardino, che fu sede di un lago ed è confinato a sud dalle falde dirupate della Majella ; Popoli, allo sbocco della gola in cui l'Aterno piglia il nome di Pescara, è uno dei mercati più attivi fra la costa dell'Adriatico t la regione montagnosa; Chieti, più a valle rispetto al medesimo fiume, è anch'essa una città industre, la prima, dicesi, delle antiche Provincie napoletano in cui il vapore sia stato applicato nelle filande e in altre fabbriche e manifatture; Teramo, Lanciano sono anch'esse città di qualche importanza ; ma, in tutta la sua estensione, il litorale abruzzese non ha che due porticciuoli e frequentati soltanto da bastimenti di cabotaggio: Ortona e Vasto » (2).
L'Abruzzo, già in mala fama come nido di briganti, ha un popolo di pastori e di agricoltori, di semplicità patriarcale, appassionato per le sue montagne e per le sue marine, superstizioso ed ospitale. Essi, dopo parecchi secoli di dominazione straniera e tirannica, smarrirono il sentimento della propria indipendenza, e non seppero impedire ne ai Tedeschi, nò ai Francesi od agli Spaglinoli di por piede nel reame di Napoli. Solo, nel 1798, insorsero contro gli irruenti vittoriosi Francesi, ma senza durevole successo. 11 tentativo di Murat di suscitare, nel 1815, una guerra popolare contro gli Austriaci altresì negli Abruzzi, andò a vuoto, del pàl i che quello dei Costituzionali noi 1821. Anche nel 181-8-49 l'Abruzzo non oppose seria resistenza alla reaziono. Dopo la incorporazione del reame di Napoli al nuovo Regno d'Italia, rifiorì negli Abruzzi, per qualche tempo, il brigantaggio, suscitato e nudrito dalla reazione borbonica.
(1) Veramente Aquila esisteva anche pania di Federico li. Federico pensò di riunire in essa tutte le altre popolazioni attorno; ina nel 1250 mori. Questo pensiero in inesso ad efletto dal figlio Corrado. Le popolazioni chiesero di unirsi all'Aquila, ingrandendo la città. Corrado accordò il desiderato permesso (Nota ili A. U. N.).
(2) Anche in queste congetture sarà bene starsene con lo storico Cirillo (Nota di A. 1). N.).