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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Abruzzi
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diplomatiche riguardanti la serie dei duchi di Spoleto (Camerino 1801Ì, opera sommamente importante, tutta fondata sugli istrumenti del Cartario di Farfa. Ma l'opera magistrale sugli Abruzzi sono i recenti ed eruditissimi Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi, studi di Vincenzo Bindi (Napoli 1889), dei quali ci gioveremo in molte parti, specialmente nella descrizione delle provincie d'Aquila, Chieti e Teramo.
Il già lago Fucino e il suo prosciugamento. — Di questo celebre lago, prosciugato e bonificato (1854-66) dal principe Torlonia, mediante la costruzione del canale sotterraneo di scolo verso il Liri, già fatto costruire col medesimo tracciato dall'imperatore Claudio, e della successiva trasformazione dell'antico bacino del lago in 6217 ettari di terreno coltivato e ferace, già fu tra ttato altrove ; ma, trattandosi di una plaga appartenente alla provincia d'Aquila, nel paese dei Marsi, ragion vuole che qui si descriva il lago qua! era prima del suo prosciugamento.
Nella prima metà del presente secolo un autore tedesco vi scrisse sopra un libro (Ivrajier, Die Fuciner See, Berlino 1839) e Strabene lo disse grande come il mare, espressione esageratissima, perchè, quantunque fosse il maggior lago dell'Italia centrale, oltrepassava di poco quelli del Trasimeno e di Bolsena. Era di forma quasi ovale e situato in un bacino circondato ognintorno da montagne, senza alcun emissario visibile. Sotto l'aspetto geografico era importante per essere situato quasi precisamente nel centro della penisola, a mezza strada fra il Tirreno e l'Adriatico ed anco nel mezzo di una linea tirata dalla catena settentrionale dell'Apennino al golfo di Taranto. Esso avrebbe perciò meritato giustamente il nome di Umbilicus llaliae, ben più del laghetto detto Cvtiliae Lacus, nei dintorni di Cittaducale. Ne parlano Dionisio, Plinio e Seneca. Il Guattani, Monumenti Sabini, ne riporta un disegno.
Quantunque a 660 metri sul livello del mare, alte montagne lo cingevano da ogni parte, segnatamente il bicipite monte Velino a nord, alto 2487 metri. A est e ovest lo circondavano gioghi calcarei di altezza assai minore, ma rocciosi e dirupati, separandolo dalle valli del Gizio e del Liri. Soltanto verso nord-ovest il suo bacino aveva un dolce declivio ed era separato soltanto da una moderatissima acclività da quello dell'Imele, che più oltre prende il nome di Salto, fiume che corre verso Rieti unendosi al Velino, affluente della Nera.
Il Fucino è quasi sempre descritto come situato nel paese dei Marsi e questo popolo ne occupava certamente le sponde per almeno tre quarti della loro estensione, ma Alba (sopranominata Fucense per la sua prossimità al lago), pare fosse propriamente, come vedremo, una città degli Equi. Alba sorgeva sopra un colle a circa 5 chilometri dall'estremità nord-ovest del lago, sulla cui sponda orientale era situata Marruvium, capitale dei Marsi, oggi San Benedetto ne' Marsi.
Sulla sponda occidentale del lago stava il Lucus Angitiae, santuario e bosco sacro della dea Angitia, la quale era probabilissimamente una nativa deità marsica, la cui supposta parentela con Circe e Medea derivava dal suo presiedere alle erbe magiche ed agli incantesimi per cui andarono famosi i Marsi. In un periodo posteriore crebbe sul luogo una città detta Angitia nelle iscrizioni ma che doveva anche essere nota comunemente sotto il nome di Lucus, posciachè noi troviamo i Lucenses mentovati da Plinio fra le città dei Marsi e il nome sopravvive tuttora nel moderno villaggio di Luco, che troveremo nella provincia d'Aquila^ circondario di Avezzano.
Si riferisce una singolarità del lago Fucino, cioè d'essere stato attraversato, al dire di Plinio e di Vibio Sequente, da un fiume detto Pitonio senza che le loro acque si mescolassero. La storia, che narrasi anche di parecchi altri laghi, è tanto più singolare in questo caso perchè il bacino del Fucino non ha emissario naturale visibile. Aveva soltanto il fiume Giovenco, che scaturiva dal monte Argatone all'altezza di 2159 metri, attraversava Pescina e verso Marruvium entrava nel lago. Gli storici paesani dicono