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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lt) Parte Quarta — Italia Meridionale
   Orazio adopera l'espressione Peligna frìgom quasi come proverbiale per significare l'estremo freddo, ed Ovidio, eli'era nato a Solmona, allude reiteratamente al freddo ed al clima invernale del suo paese natio. Dall'altra parte però esso derivava dalla medesima causa il vantaggio di essere aniiatliato da numerosi e perenni corsi d'acqua, timi riti dalle nevi perpetue delle vicine montagne. Ma Solmona, che siede nella parte più elevala della valle, sta a 420 metri sul livello del mare. Quindi si spiega come Ovidio, quasi contraddicendo alla sua musa, se volle dire la verità, come infatti la disse, chiamava la sua contrada Terra ferax Cereris, mnllnqitr feraeinr M'Ite: ed anche oggi tutta la valle è un immenso vigneto, non privo di ulivi. Per essere irrigala dal Velia, dal Gizio, dal Sagittario, dal-l'Aterno e dal San Callisto, la campagna dà due raccolti all'anno : per esempio, si miele il grano alla line di giugno e si seminano i fagiuoli che si raccolgono ad ottobre.
   Del carattere dei Pel igni noi solo sappiamo ch'essi appareggiavansi per coraggio e valore ai loro vicini, i Alarsi « che, per la loro situazione segregata, conservarono sempre la primitiva semplicità di abili e di costumi. Da un'espressione d'Orazio ei parrebbe altresì ch'eglino condividessero coi Marsi la nomea di maghi ed incantatori.
   I Peligni non avevano che tre citlà principali: Corfniio, Solmona e Sìiperaetjiium, oggi Castel-vecchio Subequo, di cui le prime soltanto sono più note storicamente ed erano, non vi ha dubbio, le più importanti. — Cuculimi, ricordato soltanto da Strabene come situato sulla destra della via Valeria, è evidentemente il moderno Cocullo (nella provincia il'Aipùla, circondario d'Avezzano); StntMÌaa, nota soltanto dalla Tabula Peutintieriaiui quale stazione sulla via Valeria, ad 11 chilometri da Corfmio e ad est del Mom Imeits, doveva essere situata ad ovest presso il villaggio di Soriano Siculo.
   II territorio dei Peligni dovette esser sempre importante per le comunicazioni fra i variì popoli dell'Italia centrale. Da una parte un valico naturale, detto nella Tabula suddetta Mvns Intensed ora Forca Caruso, metteva in comunicazione i Peligni eoi Marsi; dall'altra parte la gola notevole per cui l'Aterno si schiude la via sotto Popoli, porgeva un adito naturale, mediante il quale queste alte valli avevano una comunicazione diretta col mare.
   Questi due valichi o passi, unitamente a quello che conduceva dal bacino del Fucino a Car-seoli (che troveremo sotto Oarsoli in provincia d'Aquila, circondario d'Avezzano), formavano una linea stradale naturale da Roma e dal Tirreno all'Adriatico linea frequentata indubbiamente prima assai che i Honiaiii sottomettessero le varie nazioni che attraversava e vani secoli prima che fosse aperta la via Valeria. La quale non fu continuata attraverso il paese dei Peligni, e quindi al mare, clic sotto il regno dell'imperatore Claudio.
   Nell'allra direzione altresì la valle Peligna, clic schindevasi in quella dell'Aterno, offriva mezzi diretti di comunicazione con Peate, Iuteramna e la valle del Tevere, mentre alla sua estremità meridionale un valico praticabile conduceva, attraverso il cuore degli A pennini, nella valle del Sangro (Safjrus), ed apriva per tal modo una linea diretta di comunicazione coll'interno del Sannio. L'importanza di codesta linea, del pari che il periodo primitivo in cui era frequentata, sono attcstati dalla circostanza che fu seguitata dagli eserciti romani nel 340 av. C. quando i Sanniti, del pari che ì Marsi e i Peligni, erano amici e la ribellione dei Latini tagliò loro la linea naturale di marcia nella Campania.
   Codesta linea, come vedesi nella Tabula, conduceva ila Corfmio, per Solmona, ad Aufidéna e di là ad Isernia e a Venafro. Alla distanza di 12 chilometri da Solmona questo Itinerario pone una stazione detta Jovis l.rirem, sito evidentemente di un tempio sul culmine del valico. Il sito si chiama tuttora Campo di Giove ed è probabile che la vera lezione suoni Jovis l'aleni, dacché la montagna vicina addimandasi Monte di Palma, alle cui falde orientali giace il grosso borgo di l'alena (in provincia di Cliieti, circondario di Lanciano). Appare così che l'antica strada seguitava una linea più sinuosa ma più agevole della moderna, evitando il passaggio del cosidetto Piano delle Cinque Miglia, altipiano alpino nel culmine del passo mollo temuto nell'inverno, a cagione delle terribili bufere di vento e di neve a cui va soggetlo, talvolta infestato anche (lai lupi, e toccato ora dalla ferrovia fra Solmona ed Isernia.