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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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Parte Quarta — Italia Meridionale
sulla grande pietra clic sta sulla vetta levigata dal vento e dalle acque e clic il Dèlfico paragonò ad ini immane coperchio, in quella dolce mitezza di clima, mentre il cuore palpita piti in fretta, guardare intorno alle, terre di qne! forte, e gentile Abruzzo che tutte si scoprono e pensare alle fiere tribù dei Sitatili, dei Marsi, dei Vestini, dei Marrucini, dei Peligni e dei Frentani clic un dì 1 abitarono, contro i quali tante volte cadde e si spezzò il Ferro romano impotente a debellarli ...
« Biffo il pensare come, vinti dopo aspre lotte seeulari, essi fornissero a lìoma le falangi che le, a>sienrarono l'impero del mondo: e pensare alla tenibile lenti lìttliea che otlemie ad essi il diritto, sino allora negato, di cittadinanza e poi più tardi, caduta Roma, alle invasioni dei (loti, dei fimi, dei Longobardi, alle divisioni delle loro terre, sino a quando, riuniti sotto ì Normanni e gli Svevi, seguirono poi le soiti del reame di Napoli ».
Questa che abbiali] compendiata del 1804 fu una delle tante ascensioni al Gran Sasso d'Italia: ascensioni diventate oramai comuni dopo clic il Club Alpino le rese più agevoli a proprie spese. In ben altre, condizioni compieva per il primo una tale ascensione Orazio Delfico di Teramo.
11 Delfico, di notai] famiglia Teramana — clic diede Melchiorre Delfico, il celebre filosofo ed economista e suo nipote il marchese Trojano Delfico Ile Filippis, scrittore, primo politico e senatore del Iìegiio (1880) — fu infatti il primo a salire sulla vetta estrema del Gran Sasso creduta fino allora da tutti inaccessibile od irta almeno di difficoltà grandissime. Egli parti il 30 luglio i 794 e dopo una salita assai scabra e malagevole, pervenne alla vetta orientale del monte Corno, ili cui determinò l'altezza, paragonandola a quella del Vesuvio e dell'Etna, in 9577 piedi parigini equivalenti a 3213 ni.
Dopo l'ascensione del Delfico voglionsi ricordare: quella compiuta dal geologo C. I!. Brocchi di llassano, la prima dalla parte d'Aquila, nella quale però l'intrepido esploratore africano non affiori la vetta estrema; quella del celebre botanico napoletano Michele Tenore, nel 1825, il quale dichiarò inaccessibile il Corno Grande dalla parte di Aquila; quelle dell illustre geologo Iloflinnun, del De Virgilius (183Ì), del Quarlapelle, dello Sclionn e dell'Orsini, tutte a scopo scientifico; quelle dei signori De Morra, Favero, Capponi e Petrilli dal lato d'Aquila nel 18G0; quella del Saint-Robert insieme al Gilli e al Cerniti, nel 1871, dalla parte, di Teramo e di cui il Saint-Robert dettò ima pregevole descrizione ; quella compiuta nel 1875 in occasione del Congresso Al pino ; quella del I87(i dal Fresblield, il quale ne pubblicò anch'esso una bella relazione; quella compiuta il 7 gennaio 1880 dalla parte d'Aquila da Corradino e Gaudenzio Sella e fu la prima ascensione, invernale; quella di numerosi alpinisti nel i88C> nell inaugurazione del suddetto Rifugio nella Conca d'Oro, e quella lilialmente (e fu la prima) del Piccolo Corno (2G37 m.), compiuta I 8 settembre del 1887, dal signor Eurico Ubate, segretario infaticabile della sezione del Club Alpino di Iionia. Presentemente le
ascensioni sono, come già fu detto, divenute annuali, sotto la direzione del Club Upino,
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L'origine di monte Corno risale alla fine dell'epoca triasica, ma vi appariscono anche terreni del triasico, del giurese e del cretaceo; esso consta ili dolomite e calcari compatti e marnosi, con noduli di selce, cui fanno mantello i terreni terziari.
La base del Gran Sasso è vestita di boschi e praterie, e denudato è tutto il rimanenti1. Ilalze alpestri, valli profonde, voragini orrende, immensi dirupi ne rendono malagevole e perigliosa l'ascensione sino alla cresta suprema, ove stemlesi un piccolo piano inclinato di calcare, uniforme e donde godesi, come abbiam visto, di un panorama immensurabile e maravigiioso.
Prima di giungere in vetta si pini piede in un grande ripiano dello Cima di Como, cinto quasi per intiero da alte, roccie clic ne formano una specie di conca ove la neve e cosi compatta che neppur nell'estiva stagione riceve 1 impronta delle, più pesanti pedate. In mezzo scorre un ruscelletto perenne che non gela mai comecché scivolante sopra un letto di durissimo ghiaccio e clic fu vaga mente descritto in versi latini dal celebre l'ontano (ifeteomrmn Libri' de fonte Cai-mi, pag. 131, Aldina). Qui come altrove le, nevi che cadono dal novembre all'apule perdurano da un anno all'altro sempre unite in banchi candidi ed uguali.
Nella discesa occidentale s'incontra un tratto assai lungo e buio quasi anche nel meriggio per l'altezza delle rupi che lo stringono dappresso. Chiamasi Yalk Lupara per i lupi che vi abbondano.