Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso', Gustavo Strafforello

   

Pagina (37/386)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (37/386)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Provincia di Aquila
   31
   In quell'occasione i Vestini seguirono l'esempio dei Marsi e dei Peligni, del pari che dei loro \icini più immediati, i Picentini, e furono dei primi a dichiararsi 111 insurrezione contro di lloina. Non vi può esser dubbio che durante la guerra dell'insurrezione i Vestini ingrossarono le schiere dei Marsi; ma il loro nome non è ricordato particolarmente se non verso il termine della guerra, quando apprendiamo che furono sconfitti e sottomessi a quel che pare un po' prima degli altri confederati. Non v'ha dubbio ch'essi ricevettero allora la franchigia romana ed entrarono qiiind'innanzi nella condizione ordinaria di cittadini romani. Nulla quindi apprendiamo più di essi nell'istoria, quantunque sia evidente ch'essi conservarono la loro nazionalità separata riconosciuta da tutti i geografi, del pari che dalle iscrizioni
   Dall'Orelli apprendiamo ch'erano inscritti nella tribù Quirina e il loro territorio era compreso nella Quarta Regione d'Augusto; ma nell'ultima divisione d'Italia fu separato in due : il distretto marittimo fu unito al Piceno e l'interno (o la valle dell'Aterno) fu incluso, in un coi Sabini e i Peligni, nella provincia Valeria.
   Sappiamo da Giovenale che i Vestini continuarono a conservare la loro primitiva semplicità e i loro costumi rusticani anche sotto I Impero romano. Silio Italico parla di essi come di una razza gagliarda, guerresca, usa alla caccia, posciachè le loro aspre montagne erano sempre, non ha dubbio, il covo d'animali feroci. Le porzioni più interne del loro territorio abbondavano di pascoli eccellenti e, al dire di Plinio e di Marziale, il cacio dei Vestini era molto stimato a Roma.
   La porzione più cospicua del loro territorio era il Gran Sasso d'Italia o monte Corno, che abbiamo già descritto diffusamente, e gli amichi citano come loro città principali le seguenti: Pinna, ora Penne (già Civita ili l'enne, nella provincia di Teramo), par fosse la prima di quelle situate sul pendio orientale delle montagne. Più al basso e solo pochi chilometri dal mare stava Anguhs (ora Città Sant'Angelo); Alernum, alla foce del fiume omonimo (ora Pescara), era il porto dei Vestini ed, essendo l'unico per ampio tratto lungo quella costa adriatica, serviva anche ai Mar-rucini. Nella valle dell'Aterno stavano: Peltuimm (nelle vicinanze di Praia d'Ansidonia, provincia e circondario d'Aquila); Aveia, le cui rovine dicono che un tempo fossero visibili a l'ossa, poco lungi da Aquila; Piltnìum, detta sempre Torre di Pitino, a circa 3 chilometri da Aquila; Fureojiiuin, le cui rovine erano visibili nel passato, come asseriscono alcuni storici paesani, presso Bagno, un poco a sud di Aquila, quantunque città importante nella prima parte del medioevo, non è registrata da alcun scrittore prima di Paolo Diacono e non era al fermo una città municipale al tempo dei Romani; mifernvm (ricordalo soltanto nella Tavola Peulinyerianu) è di situazione assai incerta, ma si suppone sorgesse in vicinanza di Assergi, frazione di Camarda; Aquila, capoluogo della provincia, e una città moderna, la quale vi raccolse gli abitanti delle adiacenti città di Amiternum, Aveia, Fuvconivm, ecc., la cui compiuta desolazione risale, a quanto pare, a quel periodo; Aufina, la quale, secondo Plinio, era ai di suoi unita per fini municipali a Peltuinum e conserva sempre il nome di Ofena; Culime Cingilia, due città dei Vestini, registrate da Plinio, sono affatto sconosciute e i siti loro assegnati dal Romanelli a Civita Aquana e Civita Retenga sono meramente congetture.
   La topografia dei Vestini è particolarmente illustrata nell'opera del Giovenazzi, Della città di iveju nei Ventini (Roma 1773), del pari che nel Romanelli (voi. Ili, pagg. 241-28-1).
   Miutumo, Acerra, Venosa, Canosa, I.iri, Teano, Piccini, Fermo, ecc. saranno sempre memorabili nell'istoria. Che se essi non pervennero a vincere la fortuna ilei Romani, ridussero però il Senato a concedere, suo malgrado, con una legge, quella cittadinanza che aveva più volte negata con disprezzo. Si deduce da molti scrittori e da molte iscrizioni che i .Marsi e i Peligni furano ascritti alla tribù Sergia e i Vestini alla Quirina. Il paese di Abruzzo fu d'allora in poi la sede della magnificenza romana, come ne fanno testimonianza le vie Valeria, Salaria, Quinzia fi le. rovine dei tempii, palazzi, ville, circhi, anfiteatri, punti, aequidotli, ecc. » (G. Del Iìe, lknerniont lupoyrajicu, fisica, economici! dei lì. Uvmiuii di (più del Furo, \ol 1, pag. 271).