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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Aquila 47
passato, per la sua coltura letteraria ed artistica, per la parte principalissima che prese in tutti gli avvenimenti, lieti o tristi, che, dal secolo XIII, epoca della sua fondazione, tino ai giorni nostri, sconvolsero le provincie del Mezzogiorno, occupa senza dubbio uno dei primi posti ». 11 più accurato storico della città di Àquila è il citato Bernardino Cirillo, da cui quasi tutti hanno attinto.
Riassumiamo dunque qui rapidamente l'istoria d'Aquila, la quale, secondo il celebre Pier delle Vigne, cancelliere di Federico II, fu fondata o, meglio, ideata da questo grande imperatore come antemurale presso i contini del regno contro la Corte di Roma, che pretendeva i contadi ili Amiterno e di Forcona per donazione di Ottone I nel 902. Senonchè la morte, che lo colse nel 1250, gli vietò l'edificazione della nuova città, la quale fu mandata ad effetto dal suo figlinolo e successore Corrado (nato nel 1228 in Andria, morto nel 1254 a Lavello;, col concorso di più terre, castella e villaggi onde compose il suo contado.
In pochi anni Corrado fece sorgere la città d'Aquila con una cinta di mura esistenti tuttora, perforate da dodici porte, ridotte ora a sei. Non andò guari però che re Manfredi la pose a sacco ed a fuoco pel parteggiare degli Aquilani a favore di papa Alessandro IV. Dopo non molto Carlo I d'Angiò la rialzò dalle sue rovine, soppresse i nomi di Amiterno e di Forcona contro il volere di Clemente IV, ampliò il contado, chiamò locali gli abitanti ed impartì privilegi. Sotto di lui i paesi che componevano il contado aquilano sommarono a 58 e a 71 sotto il tigliuol suo Carlo II d'Angiò, il quale vi si recò col figlio Carlo Martello allorché avvenne l'incoronazione di papa Celestino V (Pietro d'Isernia, l'eremita di monte Morrone), a cui intervennero principi, cardinali, prelati e circa 200.000 forestieri, come abbiamo narrato più sopra.
In ricordanza di una festa si strepitosa fu concessa ad Aquila la rinomata fiera d'agosto e altri favori le furono largiti dai re successivi, fra i quali quello di battere moneta, dai tempi della regina Giovanna I sino a quelli dell'imperatore Carlo V, come rilevasi non solamente dai diplomi reali, sì anco dal Vergala, che ne reca i tipi.
Sotto Ferdinando 1 d'Aragona la città d'Aquila ottenne il privilegio di un'Università degli studi, come già abbiamo visto, e a buon diritto fu qualificata polsi'te da Angelo da Costanzo, potentissima dal Caraffa e proclamata da Camillo Porzio e dal Collenuccio la prima città dopo Napoli per potenza e ricchezza.
Fra i monumenti della sua grandezza vuoisi ricordare l'acquiilotto che scende dal monte San Giuliano per canali sotterranei ed a varie profondità, conducendo un'acqua limpida e pura nelle cisterne delle case private, nelle pubbliche fontane e principalmente nella grandiosa suddescritta di porta Riviera.
ila, coll'andar degli anni, le ribellioni sotto le dinastie aragonesi ed austriache, le cessioni dei paesi del contado agli ufficiali spagnuoli, le taglie esorbitanti imposte dal principe d'Orange, la politica della Spagna di concentrare tutto nella metropoli, la gravezza delle gabelle, la decadenza del commercio, la perdita delle industrie, le pestilenze, i terremoti reiterati fecero sì che Aquila andò scemando a grado a grado di potenza e di floridezza.
Verso la metà del secolo XIV si ribellò a Giovanna 1 per istigazione del re d'Ungheria, di che quella regina inviò a sottometterla il duca di Durazzo, il quale fu però costretto a togliere l'assedio per essere accorsi in sua difesa il vescovo di Funfkirchen in Ungheria con duecento nobili ungheresi, con truppe assoldate in Romagna e nella Marca e con ausiliari dei signori Trìnci di Foligno e Malatesta di Rimtai.
Memoranda nell'istoria d'Italia è la battaglia combattuta sotto il regno della regina Giovanna II nella conca d'Aquila. Stavano per la regina Giovanna Giacomo Caldera e Francesco Sforza; Braccio da Montone e Nicolò Piccinino per Alfonso I d'Aragona.
L'assedio posto da ISraccio fu lungo e glorioso per Aquila a cagione della fiera ed ostinata resistenza degli abitanti, fra i quali si segnalò il prode Antonuccio Camponesclii,