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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (30 l'arie Quarta — Italia Meridionale
   Cenni storici. — L'abate Romanelli, nella sua bell'opera Napoli antica e moderna (Napoli 1815. 3 voi.), pone in vicinanza di Assorgi Prifemum, antica città dei Vestini ricordata soltanto nella Tavola Peutingeriana; ma questa del Romanelli non è che una mera congettura.
   Coli, elett. San Demetrio nei Vestini — Dioc. Aquila — P2, T, e Str. ferr. a Paganica.
   Mandamento di PIZZOLI (comprende 4 Comuni, popol, 12.071 ab.). — Territorio nell'alta valle dell'Aterno, montuoso, con valli soggette a frequenti alluvioni, per le acque che scendono dalle alture. Vi abbondano i boschi ed i pascoli. Cave di marmo, detto di San Bernardino, perchè servì nel mausoleo eretto a questo santo in Aquila.
   Pizzoli (4319 ab.). — Sorge a 710 metri sul mare, alle radici di un alto monte e a cavaliere dì un'amena collina. Dista 10 chilometri a nord-ovest da Aquila, cui è unito dalla strada di A matrice, con ampio caseggiato in mezzo a vigneti ed acque abbondanti. Palazzo di bella architettura dei marchesi De Torres, antichi feudatari. Bestiame e grande coltivazione di erbaggi.
   Presso Pizzoli sta la valle Aimternina, cosidetta dall'antichissima Amiternum, sulla cui area sorge ora la frazione di San Vittorino.
   Arili terno e le sue rovine,
   Amiterno era situata nell'alta valle dell'Atenio, alle falde del Gran Sasso d'Italia e, secondo Catone eVarrone, quest'alto ed aspro distretto montagnoso fu la dimora primitiva dei Sabini, donde incominciarono a volgere le loro armi contro gli Aborigeni in vicinanza di Rieti.
   Anche Virgilio fa menzione di Amiterno in quel verso del vii dell'Eneide: Una ingens Amilema cohors, priscique Quirites come una delle pili potenti città dei Sabini e Plinio l'enumera fra le città abitate sempre da questo popolo Tolomeo, al contrario, l'assegna ai Vestini, al eui territorio era forse annessa, e Li\io parla di Amiterno come presa dai Romani, nel 293 av. C., ai Sanniti; ma sembra impossibile che la città sabina possa essere questa: o il nome è corrotto o doveva esservi nel Sannio qualche oscuro luogo omonimo. Tutto sommato, anche dopo le recenti scoperte, generalmente si ritiene che Amiterno fosse l'ultima città dell'alta Sabina con la capitale Beate (Rieti). Strabone dice ch'essa soffri assai nelle guerre Sociale e Civile eeh'era grandemente scaduta ai di suoi; ma fu ricolonizzata in seguito, probabilmente ai tempi di Augusto, e divenne un luogo di grande importanza sotto l'Impero romano, come attestano le sue rovine.
   Continuò ad essere sede episcopale sino al secolo XI ; ma la sua decadenza completa ebbe principio dalla fondazione della vicina eittà d'Aquila in cui furono trasportali gli abitanti di Amiterno in un con quelli di parecchie altre eittà vicine. Amiterno fu, eorn'è noto, la patria del sommo storico Sallustio, di Appio Claudio e di P. Anfibio Poliziano.
   Le Rovino. — Maria Angelo Accursio, illustre aquilano, verso si Rinascimento, promosse nella valle ainiternina i primi scavi, che addussero lo scoprimento della via Ami terni ria, che rannodavasi, verso Antrodoco, alla Salaria e, nelle vicinanze di Rajano, alla Claudio Valeria, costeggiando la valle dell'Aterno. Ora, a ehi viene da Aquila, si presenta, a destra della strada che pereorre, il Teatro e a sinistra l'Anfiteatro (fig. 15), il quale doveva esser grande e conserva ancora, comecclir diroeeati in gran parte, i muri esterni che chiudevano l'ellissi della sua superficie. A destra di chi muove da Aquila è l'antico Teatro, scoperto non ha gran tempo, del quale si riconoscono la platea e le gradinate; in qualche punto gli ingressi e i pavimenti sono assai bene conservati.
   Oltre le iscrizioni, le statue, i bassorilievi, i pezzi di colonne con capitelli eorinzi fu rinvenuto il celebre Calendario marmoreo amiternino, contenente, le feste e i giuochi dal luglio al dicembre, forse sotto l'impero d'Augusto, e eolma parecchie lacune dei Fusti d'Ovidio. Fu illustrato dal P. Porporini, pubblicato dal Muratori e riportato dal Moininsen, e si conserva nel Musco municipale d'Aquila.
   Degni di nota sono anche gli avanzi d'un tempio di Saturno e d'un sepolcro d'una dama romana. Più notevoli ancora le 130 lapidi (non tutte però di Amiterno) murate lungo la scalinata del palazzo