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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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Parte Quarta Italia Meridionale
trilobate con punte in su; le colonnette sono di marmo rosso locale. Scolture pregevoli a in tn ira n si eziandio nella chiesa della Madonna delle Grazie, in parte diruta e che una volta era dedicata a San Giovanni Evangelista. Ora è addetta a Camposanto.
Non molto lungi dalle mura di Celano sorge la chiesa di Nostra Donna in Valle-verde, detta dal Febonio picturìs ornata. Nel campo della lunetta dell'arco della sua porta principale ammirasi un fresco non ispregevole del principio del secolo XVI rappresentante la Vergine con San Bernardino da Siena e San Francesco d'Assisi; l'architrave della porta ha la data del 1509. Nella stessa chiesa è ammirato molto il quadro di Gesù col Cireneo: è su tavola e si crede lavoro di Giulio Romano; la cornice di questa gran tavola è incrostata di conchigliette del già lago Fucino. È strano come ancora si conservi un affresco medievale in una rupe, nella parte meridionale del monte Sair Vittorino che sovrasta a Celano: vi è rappresentato San Giorgio a cavallo.
In Celano vi sono un ospedale ed alcune opere pie. 11 suolo dà cereali, uve, ulive, ortaggi, frutta, pastorizia e pesca.
Cenni storici. — Vogliono alcuni che Celano sorga sulle o in vicinanza delle rovine dell'antica Cliterna o Cliternum, città degli Equicoli, ed una delle sole due assegnate a questo antico popolo da Plinio e da Tolomeo. Era compresa, in un con Carseoli, nella Quarta Regione d'Augusto. La scoperta di mia iscrizione ad un Duumvir Cli-tcrniae in un luogo detto Capradosso, a circa 14 chilometri da Rieti, nella valle del Salto, offre qualche ragione per considerare questo luogo (ove scorgonsi vestigia di un'antica città) qual luogo di Cliternia, quantunque, per esser l'iscrizione meramente sepolcrale, la prova sia ben lungi dall'essere concludente. Concludente è invece il fatto che si trovano due luoghi di antichità a poca distanza da Celano : uno presso la chiesa in Valleverde e uno sotto Ovindoli, presso il villaggio di San Potito. Ma le antichità di quest'ultimo sito sono di grande importanza: vi è finanche un avanzo di anfiteatro. Nella costruzione della ferrovia rnarsicana si scoperse pure una necropoli nel teni-inento dello stesso Celano, in contrada detta Pratolongo e Fonte Battaglia. Di ciò il prof. De Nino trasmise una relazione edita nelle Notizie della R. Accademia dei Lincei. Ninna lapide finora viene a dirci i nomi dei pagi o vici che già furono in quei tre luoghi.
Checché sia della sua origine, Celano è certamente una città assai antica e sino dai tempi dei Longobardi andavano rinomati i suoi conti. Appartenne, nel 1178, ad Oddone e quindi a Maria Marzano, moglie di Luigi II d'Angiò, indi a Nicolò, tutti dal titolo di conti di Celano.
Nel 1221 il conte di Celano, dichiaratosi avversario dell'imperatore Federico II, si fortificò nella Rocca Manclolfi ; ma mosse tosto contro di lui l'esercito imperiale sotto il coniando del conte di Àcerra, il quale s'impadronì della città e pose l'assedio al castello, ch'ei non potè però conquistare per la strenua difesa degli assediati. L'anno seguente giunse l'imperatore in persona, ma non si arrese perciò il castello, di che il papa entrò mediatore tra Federico e il conte di Celano ed ottenne che questi uscisse con tutti i suoi seguaci da Celano e dal regno. Nel 1223 i cittadini andarono tutti in esilio e la città fu data alle fiamme. Vi tornò in capo a due anni Federico ed accordò a Celano il titolo di città imperiale ; in seguito gli abitanti, sparsi a Malta, in Sicilia e nelle Calabrie, poterono fare ritorno alle loro case.
Il contado di Celano fu poi posseduto da certo Rainaldo, dal quale passò alla famiglia Artus e quindi alla contessa Covella, ultimo rampollo dei conti Ruggero di sangue normanno. La sua storia e la guerra inumana e matricida, mossale dal figliuolo suo Ruggerotto, ha qualche celebrità nell'istoria medievica dell'Italia meridionale.
Avido di impadronirsi dei vasti possessi della madre Ruggerotto si accostò alla parto angioina e vennegli fatto indurre Nicolò Piccinino, il celebre condottiero, ad aiutarlo a strappare alla madre il contado di Celano. Dopo d'essersi impadroniti della città posero l'assedio al castello dì Gagliano, in cui la contessa Covella s'era rinchiusa