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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Avezzano
   CO
   La chiesa di Santa Maria del Soccorso vuoisi per alcuni innalzata o restaurata da Carlo d'Angiò. L'atrio, maestoso sul davanti della chiesa, sorretto da svelte ed eleganti colonne, reca scritto a grandi lettere sopra una sola fascia:
   Scinda Maria dello Soccorso Ora prò iwbis An. D. 1 f. 517 a di 28 agosto.
   Si pon piede nella chiesa per una porta ad arco acuto, basato sopra un gruppo eli due colonne con capitelli a fogliame assai variato e di fattura caratteristica. Nel campo della lunetta dell' arco è dipinta la Vergine col Putto ignudo e ritto sulle ginocchia in mezzo a due angeli adoranti: è un lavoro del principio del secolo XIV. L'architrave massiccio, ornato di fogliame, è di un tempo posteriore, come attesta il solito monogramma di Gesù, inventato da San Bernardino e riprodotto in multe chiese della Marsica: vi si legge la data del 1495. Anche l'atrio rimodernato era ornato di dipinti, di ehi non rimangono che i residui di un grandioso San Cristoforo. L'interno della chiesa trasformato nulla porge di notevole e solo nel coro scorgonsi gli avanzi dell'antica costruzione nell'arco acuto della volta a crociera. La magnifica porta di sambuco, stupendamente intagliata, simile a quelle di San Pietro d'Alba e di Santa Maria in Cellìs a Carsoli, fu arsa vandalicamente nel 1SG0 dai cosidetti liberali di quei tempi, che meglio si avrebbero a chiamar barbari.
   La chiesa dell'Annunziata ha una porta di stile ogivale, assai simile a quella di Paterno, la quale spicca sopra una facciata moderna ; e notevole è anche la porta della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano. La chiesa di San Giovanni Battista fu fondata da un Roberto Orsini nel 1375, come leggesi in un'epigrafe latina. Merita di essere ricordato anche il santuario di Santa Maria dell'Oriente, che sorge sopra una collina non molto distante dalla città.
   Palazzi. — 11 magnifico palazzo, innalzato sullo scorcio del secolo XIV dal conte Roberto Orsini, regia magnificentia, come lasciò scritto Muzio Febonio. ha un aspetto grandioso ed imponente, con le finestre ben decorate e nel fianco il loggiato elegante sorretto da svelti colonnini.
   11 palazzo Mastroddi, nella piazza sotto il colle, ha una bella scala con alcuni frammenti marmorei ed iscrizioni romane. Citeremo ancora i palazzi Resta e Mancini.
   Finalmente sono meritevoli di ricordo In Tagliacozzo molte finestre bifore di stile ogivale; alcuni loggiati con colonne sottilissime e grossi capitelli carichi di fogliami e d'intagli svariati; alcune finestre sulla piazza maggiore ad arco tondo, ornate di finissimi rabeschi dello stile del cinquecento ed altre interessanti costruzioni medioevali» Ricorderemo per ultimo il Teatro elegante e ben decorato.
   Cenni storici. — Tagliacozzo vuoisi fondato dai Goti nel V secolo ed alcuni gli attribuiscono un'origine anche più antica ; ma non ne adducono le prove. Tagliacozzo, Ducatuin amplissimum, cominciò ad aver nome ed importanza nel 1255, in cui divenne feudo di Napoleone di Giacomo Orsini, a cui lo recò in dote la moglie Isabella ed a cui fu confermato con investitura, come feudo ecclesiastico, da papa Innocenzo IV.
   A Napoleone succedette Giacomo ed a costui Orso; morto il quale, nel 13C0,Taglia-cozzo rimase indiviso con gli altri feudi fra ì suoi figliuoli Rinaldo e Giovanni, uccisi nel 1390 per aver preso in prima le armi contro Carlo di Durazzo e, in seguito, contro la potente famiglia dei Coinponeschi.
   Giovanni, figliuolo dì Giacomo (essendo l'altro fratello morto senza eredi), offrì i suoi servigi a papa Alessandro V, il quale, minacciato da Ladislao, aveva chiamato contro di lui Lodovico d'Angiò. Trasferitosi il 3 febbraio 1410 a Bologna, ove dimorava il pontefice, l'Orsini gli presentò il gonfalone del popolo romano ed Alessandro gli rinnovò l'investitura del contado di Tagliacozzo e, sottrattolo alla giurisdizione della Corona di Napoli, lo dichiarò sottoposto alla Santa Sede.