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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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l'arie Quarta — Italia Meridionale
Nel 1414 Giacomo, duce dell'esercito angioino, sconfisse Ladislao a lìoccasecca; ma, non avendo Lodovico saputo trar profitto dalla vittoria, gli volse le spalle e, rappaciatosi con Ladislao, fu confermato nei suoi possessi. Non rimase però a lungo fedele al Durazzesco, essendo accorso a difesa di Tivoli, stretta d'assedio dalle armi regie nel 1415: Ladislao avrebbe preso vendetta della nuova offesa; ma lo sopraccolse la morte. Giovanna lì, che gli succedette, accolse con favore li potente barone abruzzese, il quale d'allora in poi le rimase fedele.
In seguito Ferdinando V di Spagna tolse Tagliacozzo agli Orsini che avevano sposato le parti degli Angioini e lo diede ai Colonna, i quali dovettero lottare contro le insidie e le armi dei primi feudatari, finche nel 1526 Tagliacozzo fu tolto definitivamente agli Orsini ed assegnato ai Colonna.
Tagliacozzo nel 14% coniò moneta per diploma di Federico II d'Aragona. Ma prima di quest'epoca, cioè sotto papa Alessandro V, vi fu coniato un hohyuino o soldo d'argento, con la data del 1410, il nome del papa medesimo, la scritta di Tagliacozzo e con una rosa, stemma degli Orsini, i quali erano stati insigniti dal papa con la rosa d'oro. La moneta è rarissima, giacche Alessandro V visse meno eli un anno.
Tagliacozzo va rinomato nell'istoria d'Italia per la famosa
Battaglia di Tagliacozzo combattuta il 23 agosto 1268 fra Corradino di Svevia, ultimo degli Holienstaufen, e Carlo d'Angiò, che narreremo qui brevemente.
Corradino mosse col suo esercito da Roma, passò presso Tivoli, traversò la valle di Colli e scese nella pianura dellTmele. Fatto di ciò avvisato, Carlo d'Angiò tolse in fretta l'assedio a Lucerà ed, avanzatosi a grandi giornate, passò per Aquila e fecesi incontro al suo avversario nella suddetta pianura,
Carlo non aveva che 3000 cavalieri da contrapporre ai 5000 di Corradino, ina aveva a fianco un vecchio barone francese, Alard de Saint-Valéry, reduce da Terra Santa, maestro dell'oste e savio di guerra, dice Giovanni Villani, il quale gli suggerì una rase de guerre o stratagemma, sì che Dante ebbe a cantare nel xxvin dell'Inferno:
E li da Tagliacozzo Ove senz'arnie vinse il vecchio Alardo.
Conforme a questo stratagemma, Carlo divise il suo piccolo esercito in tre schiere: la prima composta di Provenzali, Toscani e Campar» sotto il coniando eli Errico, duca di Cosenza, che aveva una grande rassomiglianza con Carlo a cui fece indossare i proprii abiti; la seconda di Francesi, sotto il contando di Giovanni dì Crarì ed inviò queste due schiere, come componessero il suo intiero esercito, a custodia del ponte e a difesa del fiurnicello che solca la pianura di Tagliacozzo. Carlo poi, col Saint-Valéry e Villehardouìn, principe dì Morea, e con 800 cavalli, si appostò nascondendosi in una valle per piombare addosso al nemico nel bollor della mischia.
I)a canto suo Corradino divise i suoi in tre schiere. Col duca d'Austria prese il comando dei Tedeschi, affidò quello degli Italiani al conte Galvano Lancia e ad Errico di Castiglia quello degli Spagnuoli. Guadato arditamente il fiume, assalì, sgommandoli, prima i Provenzali e quindi i Francesi. Carlo, che dall'alto di un colle stava osservando ansiosamente la battaglia, voleva accorrere in aiuto dei suoi, ma il ,aint-\ alery lo trattenne dicendogli che 11011 era ancor tempo. I Tedeschi, avendo trovato morto sul campo di battaglia Errico dì Cosenza con gli abiti di Carlo, tennero fosse lui e, credendosi vittoriosi, sparpagliaronsi per far bottino nel campo nemico. Allora l'accorto Saint-Valéry disse a Carlo d'Angiò: Fa muovere le bandiere che ora è tempo, e così fu fatto. Gli ottocento cavalieri scelti e freschi furono sopra ai credutisi vincitori, stanchi e sbandati, e 111 poco d'ora lì sbaragliarono e ne fecero macello. Corradino fuggì col duca d'Austria, col Lancia e altri capi; e, giunto con essi alla torre d'Astuta sulla