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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (30
   l'arie Quarta — Italia Meridionale
   antichi scrittori, è ben descritto da Dionisio d'Alicarnasso, il quale dice che « l'isola ha un diametro di circa 15 metri e si alza a circa 1 metro e mezzo dal pelo dell'acqua; non è fissa e va galleggiando in varie direzioni secondo lo spirare elei vento. Crescono 111 essa una specie di giunchi e pochi piccoli cespugli >.
   È evidente che questa meraviglia proveniva dalle incrostazioni di carbonato di calce formate dalle acque del lago e staccate di quando in quando dalle sponde; lo stesso fenomeno occorre, comecché in proporzioni minori, alle Acque Aibule presso Tivoli. Era questa l'isola Fortunata che l'antichissimo oracolo di Dodona promise ai raminghi Pelasgi per riposo nelle terre degli Aborigeni; oracolo (die, secondo lo stesso Dionisio, era inciso in un tripode con caratteri antichi nel tempio di (iiove:
   l'ergile qttaerenles Siculum Saluritìa rura, Ahjue Aboriyenum Cotijlen, ubi se ìnsula vectat, Queis misti, decimai, Ciano transmittite, l'hoebo !
   11 lago di Cutilia esiste sempre sotto il nome di Pozzo dì Bidìgnano o Latignano, quantunque rimpicciolito, a quel che sembra, dalle incessanti incrostazioni delle sue acque; esso è situato nella valle del Velino, a destra di questo fiume e alle falde del colle su cui sorge il moderno villaggio di Paterno.
   Nella sua vicinanza immediata sgorgano molte altre sorgenti, alcune ferruginose, ina la più parte di carattere solfureo. Sono le celebri Aquae Cutiliae, mentovate da Strabene e da altri scrittori, le quali pare fossero molto frequentate dagli antichi Romani a cagione delle loro proprietà medicinali. Fra gli altri esempi apprendiamo che l'imperatore Vespasiano costumava recarvisi ogni anno e fu appunto mentre vi si trovava che fu sopraccolto dalla morte, nel 79 di C.
   A breve distanza dal lago, e anzi dagli attuali stabilimenti balneari, veggonsi ancora alcune belle rovine di bagni romani, e il bacino di una delle sorgenti un tempo era circondato di gradini marmorei.
   È probabile che intorno alle sorgenti minerali di Cutilia sorgesse una specie di città; quindi è che noi troviamo il nome di Cutiliae, come quello ili una città o villaggio, negli Itinerari ed anche in Livio, là dove descrive la strada battuta da Annibale da Amiterno a Roma. Ma non vi fu mai, nei tempi romani almeno, una città municipale di questo nome, e il lago e le sorgenti di Cutilia erano compresi nel territorio ili Beate. Dionisio afferma, è il vero, che vi era, nei tempi antichi, una città cospicua a cui dà il nome di Cutilia e di cui attribuisce la fondazione agli Aborigeni; ma, se vi fu mai una città di tal nome, ogni traccia di essa dev'essere scomparsa d'assai buon'ora.
   L'Itinerario pone Cutiliae ad 8 miglia pugliesi da Beate, oggi Rieti, e a 0 da Inte-rocrea od Antrodoco, che sono a un dipresso le vere distanze; ed essendo minore la distanza da Antrodoco, Cutilia vuoisi ascrivere al circondario odierno di Cittaducale piuttostochè a quello di Rieti.
   Varrone definisce il lago di Cutilia Umbilicus Ilaliae, perchè stava press'a poco nel centro della penisola e precisamente a mezza via fra i due mari. Questa circostanza trasse alcuni scrittori a confonderlo col lago Amsanto di Virgilio che lo pone Ilaliae in medio; ma la situazione di quest'ultimo è chiaramente stabilita.
   Cantalice (2254 ab.). — Sorge all'altezza di G80 metri sul mare e a 12 chilometri da Cittaducale, sopra un ripido colle presso al quale scltiudesi a ovest l'ampia pianura detta Agro Beatìno, Dopo traversato questo agro, o pianura di Rieti, una strada da Cittaducale, costeggiale il monte Calcarone appendice del Terminillo, passa pel Cantalice e conduce a Iìivodutri. A sinistra stanno Morro Vecchio, erroneamente identificato coll'antico Marruvinm, e Palazzo con Pmatium, Da Rivodutri la strada s'inerpica su per la montagna, porgendo allo sguardo, ad ogni giro, stupende vedute di selve di faggi sui declivii del Terminillo, della gola di Terni, dei colli spoletini e di una