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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Mandamenti e Comuni del Circondario di Cittaducale
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Rieti. Dove congiungonsi le due valli apresi un défilé. od una forra profonda detta Gola di Antrodoco, formata dai fianchi di monte Giano, il quale incomincia a chiudersi sulla strada che va ad Aquila, a Rocca di Corno, cotalchò Antrodoco è situato alla congiunzione delle tre gole ed offre un aspetto pittoresco da qualunque parte si guardi. Il suo nome antico di Interocrea (fra le montagne) derivò dalla sua situazione.
Sopra la città e soprastante al Velino ergesi il castello diruto della famiglia Vitelli ; ma la veduta di esso è circoscritta dall'altezza delle circostanti montagne.
Al suddetto monte Giano, che ergesi dietro la città a est e a nord, si fa non di rado l'ascesa per godere la prospettiva delle valli circostanti e della regione sino ad Aquila.
Da Antrodoco una passeggiata interessante su per la valle del Velino sino a Sigillo, porge il destro di ammirare alcuni saggi imponenti della antica ingegneria romana. La via Salaria fu proseguita a traverso quell'angusta gola, sorretta da alzate sin dalla sponda del Velino e non di rado sull'orlo dei precipizi. Il più notevole di questi tagli è a circa 30 metri di altezza ed ultimamente ancora un'epigrafe attestava che la costruzione era stata eseguita durante il regno dell'imperatore Trapano. Di questa via Salaria ha scritto ultimamente una bella monografìa il marchese Persichetti di Aquila.
La strada è estremamente bella, il paese è ricco e ben irrigato e i monti sono vestiti di boschi lussureggianti. Una delle particolarità notevoli di questa strada è il numero dei castelli in rovine: oltre la Madonna delle Grotte, uno di estensione ragguardevole rassomiglia molto a quelli del Tìrolo; ed all'estremità della gola un altro di molta ampiezza e vestito d'edera forma un termine pittoresco alla valle dal lato di Aquila. La strada, scendendo dall'altra parte deH'Apennino, raggiunge l'Atomo oltre Coppito, ove un'altra se ne dirama a sinistra verso Rizzoli e Amatrice.
Acque minerali. — Sgorgano nel territorio di Antrodoco varie acque minerali, assai lodate dagli antichi scrittori romani, e quelle che spicciano alle falde del monte Coti-Schio (l'odierno Giano) sono descritte da Strabone come salutari. I Romani perciò le apprezzarono e le adoperarono, come ne faceva testimonianza l'editizio dell'età romana addetto a bagni pubblici, distrutto quando fu costruita la ferrovia, e come ne fanno fede i ruderi lungo la via Salaria e la denominazione di Bagno riinasta ad una regione distante circa 300 metri dall'abitato.
Di presente trovansi presso Antrodoco due sorgenti d'acqua acidulo-solforosa che scaturisce nella quantità di 16.000 litri Iti 24 ore, ossia circa '/s di litro al secondo, e che ha la temperatura di li gradi. Fu analizzata dal Purgotti che riporta l'analisi nell'opera: Sulle acque della valle del Velino (Perugia 1856). Queste sorgenti sono frequentate ogni anno da molti infermi e presso ad esse vi è uno stabilimento, ma troppo piccolo per accogliere gli accorrenti. L'acqua che si smercia radduce 2550 lire all'anno. Altre sorgenti d'acqua solfurea sgorgano alle falde del suddetto monte Giano, ma sono meno pregiate delle due sopra descritte.
Cenni storici. — Siede Antrodoco sulle rovine dell'antica Interocrea, qualificata da Strabone col nome di vico: Amiternum et Beate, cui propinqmts est vicus Interocrea, et frigidae aquae ad Cutilias (v, p. 228); ma negli Itinerari è segnata col nome di città e posta a 14 miglia pugliesi da Reate, distanza che coincide con la situazione di Antrodoco. Scorrevano per essa le celebri vie consolari Flaminia, Trajana e Claudia, le vestigia delle quali sono ancora visibili per lunghi tratti.
Storici antichi e moderni vantarono la sua posizione dal lato strategico. Infatti, oltre le due suddescritte formidabili gole, ricorderemo la fortissima rocca che sorgeva sur un colle in difesa della città, detta dal Muratori Ar.r, mnnitisshm. In essa rico-veraronsi, nel 1231, Bertoldo, fratello del duca di Spoleto, il conte dei Marsi e altri baroni del regno, i quali, coadiuvati dagli abitanti, tennero il fermo contro l'esercito dell'imperatore Federico II, il quale, al sopraggiungere dei soccorsi dei confederati, fu costretto a levar l'assedio. Nè die prova di minor valore nel difendersi dai Francesi