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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Quarta — Italia Meridionale
   Frazione del Comuuo è Poggio San Giovanni, la cui chiesa parrocchiale possiede due croci antiche: una d'argento e ima di rame, da tenerne conto nella storia dell'arte. Altra frazione di Pescoroccliiano è t'ivitella Salto, grazioso villaggctto che vanta una antichità remotissima, attestata da avanzi Ciclopici, di cui il prof. De Nino diede conto nelle Notizie della II. Accademia dei Lincei.
   Coli, elett. Avezzano — Dioc. Itieti — P2 e T. a Borgocollefegalol Str. ferr. a Cappelle.
   Mandamento di FIAMIGNANO (comprende 2 Comuni, popol. 7850 ab.). — Territorio sulla destra del Salto in monte e ili colle, producente cereali, viti, legumi, pascoli e legnami.
   Fiamignano (3175 ab.). — Sta al sud del monte La Serra, a 988 metri sul mare, in situazione amena sopra ima collina, poco lungi dal Salto e a 24- chilometri da Citta-ducale. Molto bestiame.
   Cenni storici. — Nel suo territorio si vedono parecchi avanzi di mura poligoniche senza cemento, descritte da Atto Vannucci nel voi. 1 della sua Storia dell'antica Italia.
   Coli, elett. Cittaducale — Dioc. Rieti — P2 e T. locali, Str. ferr. a Cappelle.
   Petrella Salto (5754 ab.). — Siede all'altezza di ,820 metri sul mare e a 7 chilometri da Fiamignano, con castello diruto dei Colonna, memorabile nell istoria pei' l'assassinio di Francesco Cenci, che narriamo qui sotto. Ampio territorio, in gran parte a pascoli con bestiame numeroso.
   Il castello di Petrella e la famiglia Cenci.
   11 distretto del Cicolano, fra Lieti e Tagliacozzo, sulla sponda destra del Salto, racchiude lè prime e poco note antichità d'Italia negli avanzi di varie città dei suoi primi abitatori, gli Aborigeni. In questo distretto, a circa 4 chilometri dal tiunie Salto, giace Petrella Salto con le rovine del suddetto castello, in cui fu consumato l'assassinio di Francesco Cenci, reso immortale dal romanzo di Francesco Domenico Guerrazzi, dalla stupenda tragedia del poeta inglese Shelley e dal ritratto di Beatrice Cenci di Guido Reni. Narreremo qui in succinto questa famosa storia di sangue, traendola da un articolo della Quarterhj Jìevieiv (aprile 1858), desunto da un manoscritto contemporaneo, senza alterazioni poetiche.
   Francesco Cenci, la vittima, era un nobile romano, tesoriere o, come ora direbbesi, ministro delle finanze di papa Pio Y, il qual ministro aveva messo insieme enormi ricchezze. Era il Cenci un uomo rotto ad ogni vizio, due volte ammogliato, con parecchi figliuoli dal primo letto, due dei quali furono uccisi in gioventù. Dei tre superstiti la maggiore, Beatrice, era di una bellezza niaravigliosa qual la si vede nel bel ritratto di Guido nella galleria Barberini.
   Mal potendo reggere più oltre ad ogni sorta d'insulto e. d'ignominia, Beatrice e la matrigna Lucrezia deliberarono sbarazzarsi di quel mostro ed, aiutate da certo monsignor Guerra, innamorato di Beatrice, assoldarono due assassini che appostassero ed uccidessero il Cenci nel suo viaggio annuale al castello di Petrella, sua residenza estiva. Questo disegno andò però a vuoto e le due donne risolvettero di compiere l'assassinio nella tana stessa delle sue iniquità.
   11 9 settembre del 1598, Lucrezia e Beatrice, dopo inebbriato il Cenci, introdussero nella sua camera gli assassini e, mostrandosi eglino titubanti, Beatrice stessa, non solamente gli incuoiò, ma ella stessa diede loro una mano. L'assassinio fu consumato quasi nello stesso modo con cui Giaele uccise Sisara nella tenda, come leggesi nella Bibbia e come sta scritto nel precitato documento storico contemporaneo : < Ilentra-rono (gli assassini Martino ed Olimpio) resoluti, aspettati dalle donne, uno posta su un occhio del dormiente una frezza, l'altro con un martello gliela conficcò in testa e un'altra conficcarono nel collo, onde quella misera anima fu rapiti dal diavolo (come si crede) >.