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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Mandamenti e Comuni del Circondario di Penilo
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ira sepolcro per sè e la sua famiglia, con inciso il seguente motto pungente e sempre calzante ai dì nostri : A bis lìnguìs et ìniquis lìbera me Domine.
La chiesa, ampia internamente, è ad una sola navata, sorretta da tre archi grandi e maestosi a sesto acuto. Era tutta ornata di freschi stupendi dei secoli XIII, XIV e XV deturpati miseramente nei tempi passati. Ne rimangono ora pochi ma gloriosi avanzi, segnatamente il fresco cancellato a mezzo e rappresentante, credesi, il Giudìzio particolare dopo il transito da questa all' altra vita. Tutta la chiesa era, come abbiam detto, istoriata stupendamente a fresco e, sulle sue pareti, artisti abruzzesi di tre secoli avevano lasciato un'impronta luminosa del loro ingegno. < Per noi — dice il Bindi — gli affreschi di Santa Maria in Piano sono tra le opere di arte più importanti di cui t'àbrupo Teramano può a buon diritto menar vanto Il Bindi aveva ragione; e fa meraviglia come quei preziosi affreschi fossero lasciati maggiormente deperire sino al 1898, quando la chiesa fu visitata dal prof. De Nino in compagnia del prof. Pannella di Teramo, esimio cultore di storia patria. Il De Nino ne fece una particolareggiata descrizione, tanto che il Ministero dichiarò quelle pitture d'interesse nazionale.
A Loreto Aprutino i baroni Casamatte posseggono la più ricca biblioteca di autori abruzzesi e di tutte le opere attinenti all'Abruzzo. La cortesia della nobile famiglia e, degli attuali baroni, specie di Antonio, consente sempre che gli studiosi consultino con profitto i preziosi cimeliì.
Loreto Aprutino è una città ìndustre con fabbriche di carta, di liquori, di paste alimentari, molti torchi da olio e molini, cassa di risparmio e di credito agrario, vari istituti pii, due fiere annue, ecc.
Cenni storici. — La contea di Loreto fu fondata probabilmente dai Normanni e ricordasi qual primo conte un 'Passone o Drogone. Il settimo conte, Berardo II, fu fatto prigione nel 1230 e condannato a cruda morte per online dell'imperatore Federico. Morto Berardo il contado di Loreto fu dato, nel 1252, dall'imperatore Corrado a Federico di Antiochia. Ma gli abitanti noi vollero, sì che il castello fu assediato con grandi forze e, perduta ogni speranza di soccorso dalla Chiesa, fu loro giuocoforza sottomettersi. Se non che alla venuta di Carlo d'Angiò 111 Italia, Corrado fu incarcerato e il contado di Loreto entrò nel dominio regale. Nel 1271 re Carlo lo diede ad un Eandolfo diS. Sanwon (?). Passò in seguito alla famiglia d'Aquino e ne fu primo conte Berardo I di questa famiglia che ebbe il feudo nel 1330 da re Roberto d'Angiò. Tommaso,figlio di Berardo e di Tominasa de Molisio, secondo conte di Loreto, militò per re Luigi di Ungheria contro la regina Giovanna ed ebbe ili premio de' suoi servigi molte terre e castella. Seguirono altri quattro conti di Loreto, ultimo un Bernardo Gaspare da cui nacquero Francesco Antonio ed Antonella che sposò Indico D'Avalos e, morto il fratello senza eredi, tutti gii averi e i possessi suoi, fra cui Loreto, passarono ai figliuoli di costei che ne ebbe ampia investitura da re Ferrante. Di tal modo Loreto divenne un fetido della nobilissima stirpe spagnuola dei D'Avalos e ne fu primo signore, col titolo di marchese, il suddetto Indico D'Avalos. Il quale fu inviato, nel 1449, da Alfonso di Aragona in soccorso dei Milanesi che ne avevano implorato l'aiuto contro i Veneziani e Francesco Sforza che stringevano di assedio la città. I Veneziani però, avuto sentore dell'appressarsi di questo prode capitano, gli diedero la caccia con sei navi e quindici galee e lo costrinsero a riparare nel porto di Siracusa ove fu appiccata una battaglia sanguinosa con grave danno delle due squadre.
Ad Indico d'Avalos succede il figliuolo Alfonso ed a costui Ferrante Francesco. Il quarto conte di Loreto della famiglia D'Avalos fu il cugino di Francesco Ferrante, Alfonso, dal quale Loreto fu trasmesso ad altri suoi discendenti, finché da questa famiglia passò a quella dei Caracciolo di Melissano.
Coli, elett. Città S. Angelo — Dioc. l'enne — P- e T. locali, Str. ferr, a Montesilvano.