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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
C1U
l'arte Quarta — Italia Meridionale
con grossa campana ò di forma quadrata. La porta si compone di un arco a sesto acuto sorretto da due colonne con capitelli a fogliame e con nel campo la Vergine che allatta il Bambino fra due angeli adoranti, dipinto del secolo XV. Sopra v'è una finestra tonda a uin' dì rosone formato da otto colonnini a spirale, intagliati con grande finezza e magistero, i quali sorreggono otto archetti chiusi da semplice ma elegante cornice. Belle ed importanti le sculture simboliche a bassorilievo della porta medesima e del suo architrave. L'ambone (o tribuna a ino' di pulpito nelle chiese antiche), scolpito dal maestro Acuto ed appoggiato alla parete laterale sinistra della chiesa, è sorretto davanti da due corte colonne con semplici capitelli. Kassomiglia all'altro ambone suddescritto di Santa Maria del Lago di Moscufo, dello stesso tempo. Nelle pareti ammiratisi i quattro simboli degli Evangelisti: l'aquila, il leone, l'angelo e il toro scolpiti con classica maestria.
Cenni storici. — Gli abitanti dell'antica città di Plenilia (oraPianella) furono compresi nel paese dei Testini i quali derivarono la loro origine dai Sabini. Sabini genuerunt Picentes, Vestinos, Alarsos, Pelignos, Frentanos, Muruccinos, Samnitos, popoli tutti dei quali abbiamo trattato in addietro. Panfilo Serafini, nel suo libro erudito intorno agii Abruzzi primitivi, ricorda fra le città Vestine Plenìlia situata fra Pinna e Teate (Penne e Chieti). Fece parte, sotto Augusto, della quinta regione comprendente il Piceno, come leggiamo in Plinio (111, 18).
Nell'anno 430 di Botilis durante la guerra Vestina, varie tribù eransi raccolte intorno a Cntina (ora Civitella Casanova descritta più sopra) insieme agli abitanti di Plenilia; ma, vinti dai Romani, perderono la propria indipendenza che tentarono indarno ricuperare nella Guerra Marsica.
Nell'evo medio Pianella appartenne al ducato di Spoleto e nel 739 venne in potere di Tras in ondo eh'erasi ribellato a Liutprando. Nel 1080 fu donata per metà a Mon-tecassino. Nel 1158 Maione. ammiraglio di Guglielmo ì) Alalo, inviò in Pianella seicento militi per impadronirsi del convento di Larino, fondato da Sant'Onorato; tutto fu demolito e distrutto per iscovare il tesoro che dicevasi nascosto da Trasiuondo nella chiesa di Santa Maria Maggiore, ma indarno. Nell'879 e 914 Pianella fu devastata dai Saraceni : gli abitanti si ritrassero sur un colle per tener loro fronte, ma tanti ne perirono che quello prese il nome di Colle dei morti. Passato il pericolo, munirono la città di mura e costruirono un castello, che divenne sede di 1111 Comandante: da allora in poi prese il nome di Castrimi Pianella. Nel 1889, a Colle dei morti, si scopersero alcune tombe, oltre delle altre trovate casualmente in vani tempi, e la fantasia popolare credè che così venisse confermato il fatto dell'eccidio dei Saraceni. Ma il prof; A. Le Nino, visitato il luogo e osservati gli oggetti raccolti, in compagnia del marchese De Felice, del quale nel paese si ammira una deliziosa villa, trovò che gli oggetti medesimi appartenevano a tombe cremate dell'età imperatoria. Colle dei morti, dunque, ha un'importanza maggiore nella storia. E quindi da augurarsi che vi si eseguano scavi scientifici.
Sotto i Normanni Landolfo fu il barone di Pianella posseduta in seguito a mezzo da Raimondo Fallarono, da Jacopo Casale, e Goffredo di Padula. Dichiarato nobile feudo sotto gli Angioini, fu concesso da Carlo I d'Angiò, nel 1268, a Dione e Suzio de Dura; passò quindi in potere dei Cantelli! i e poi degli Acquaviva, regnando gli Aragonesi che ne divennero padroni assoluti, Ladislao lo concesse a Luigi di Savoia insieme ad altre terre negli Abruzzi Francavilla, Bucchianico, Manoppello, Celano, Città Sant'Angelo, Ortona, San Flaviano, ecc. Tornò poi al Regio Demanio e da Ferrante I ottenne varii privilegi. Nel 1487 divenne un feudo degli Orsini; nel 1496 Ferdinando 11 lo diede a Giacomo Probi di Atri e, nel 1507, fu ceduto al conte della Tolta. Nel 1508 fu venduto dal conte a Margherita d'Austria vedova di Alessandro, la quale, recando in dote questi feudi quando sì marito con Ottavio Farnese duca