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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
ÌJ1-4
l'arte Quarta — Italia Meridionale
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fig» 'J3. — Larino: Antico orologio solare sulla facciata del palazzo .Municipale (da fotografia D Ettoiiue).
questo era l'antico nome di Larino. Niuno degli edifizi che, come dice Aristotile, debbono ornare una città metropoli mancava in Larino, ed ancora oggi si scorgono i tuderi del Pretorio, di vani templi, delle Terme, delle quali una, che deve giudicarsi veramente, grandiosa, fu scoverta pochi anni or sono e dalla quale furono estratti preziosi marini che servirono a formare il bellissimo pavimento a musaico della biblioteca della villa Zappone; in un'altra fu rinvenuto un orologio solare, raro esemplare del genere, che fu poi murato nella facciata orientale del palazzo Municipali (fig. 93). Sono pure visibili i ruderi del Teatro, delle porte, di moltissime case; ma sopratutto dell'Anfiteatro, grandioso edifizio, cui si dà dai dotti un'età assai anteriore a quella del Colosseo di Roma e che vuoisi fabbricato dagli Etruschi per la sua forma rotonda ed era capace, secondo gli ultimi calcoli, di 21.000 spettatori. Centociiiquant'anni or sono mona. Tria ne fece ricostruire il disegno (fig. 94), essendo allora meglio conservati i ruderi, mentre oggi pochi ne restano (fig. 95). Rinomate sono poi le monete della zecca di Larino per l'eleganza e bellezza dei conii e dei disegni (fig. 9G).
Vogliono alcuni che i Larinati formassero un popolo a sè, mentre taluni li uniscono agli Appttli ed altri ai Sanniti o ai Frentani, laddove in realtà la città faceva parte dei Frentani, che, secondo l'uso etrusco, componevansi di tanti popoli indipendenti, che poi si riunivano per gli affari importanti. Soggiogata nel 435 dal console Cerretano divenne colonia dei Romani; ma, dopo quattordici anni, fu ammessa ad un'equa confederazione e si mantenne tanto fedele a Roma che i Larinati furono chiamati i fedeli per antonomasia dai Romani; aiutò Roma nella Gallia, contro i Sanniti, contro Pirro e nella prima delle battaglie contro questi il farinate Opplaco, capo della cavalleria frentana, poco mancò non uccidesse Pirro, che d'allora in poi dismise le insegne reali, come leggesi in un frammento di Dionisio di Alicarnasso, pubblicato dal cardinale Mai e tradotto da Pietro Giordani : in esso è descritta la gloriosa morte di questo audace e v aloroso guerriero, che i concittadini onorarono dedicandogli una delle loro monete. Accolse Lamio nei suoi campi l'esercito romano nella guerra contro Perseo e di poi