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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Larino
   il console Claudio con tutto l'esercito nella città stessa. Nella Guerra Punica per tutto l'inverno alloggiò Fabio Massimo e i suoi soldati, e fu sotto le sue mura che avvenne la celebre battaglia provocata da Mimi ciò, ,
   Larino fu contro Ro'nm e, come si è detto, ^ ^ ^
   console Cosconio, che ne devastò i campi. L~~Z?' U^M^J^ff
   Sotto Augusto divenne colonia apparto- ^^ nente alla quarta regione. Da Adriano fu J^^
   unita alla quindicesima provincia e fece w^p % . J^^re^B^'^^^^H parte da allora in poi della Puglia fino llfuj&t j^^SSg^SS; al 1811. Soffrì danni non pochi dall'impe-ratore Costanzo e in appresso divenne
   sede di una rinomata contea longobarda, (J , _ uéml ^^ sacondo
   e celebre è la donazione della citta U11 jiseirno del 1740.
   Gaudia all'abate di Tremiti fatta da Tes-
   selgardo conte di Larino nell'845, che è riportata per intiero dal Muratori. Molto ebbe a soffrire nelle continue guerre che si successero ili quel periodo tra Franchi e Longobardi e nell'S42 fu ridotta a mal partito dai Saraceni e, nel 947, dagli Ungali, danni
   Fig. 95. — Larino : Ruderi dell'antico Anfiteatro (da fotografia Levante).
   descritti dai famosi scrittori della vita di San Pardo, altamente lodati. Nel 1017 Mela combattè e vinse, sotto le sue mura, la prima delle tre celebri battaglie.
   Divenne in seguito Larino feudo dei famosi conti di Loritello e Roberto Guiscardo la danneggiò tanto che, con pubblica scrittura del 1184, l'abate di San Primiano in Larino ne fece lamento. Tuttavia si sa ch'essa era ancora città ricca e popolosa. Dai conti normanni passò al Demanio ed essendosi, nel 1250, ribellata a Federico II, questi la punì assai severamente. Carlo d'Angiò donò Larino al suo milite Roberto di Cau-sencia, che si rifiutò di liberare i vassalli che teneva imprigionati nel castello, per cui fu scacciato; passò quindi a Giovanni Feltrando, a Leonardo Cancellano ed infine