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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   35 i
   Parie Quarta — Italia Meridionale
   ai Vaudemont, che la tennero fino al 1300.1 continui danneggiamenti delle guerre e dei terremoti, specie di quello del 1300, ridussero la città in sì miserevoli condizioni che, assalita da una banda di Saraceni scacciati da Lucerà, non potò difendersi e fu da essi presa e distrutta.
   barino presente. — Allora i miseri abitanti si ridussero nel sito dell'attuale città, dove già era sorto il castello e, nel 1310, la ricostrutta Larino riebbe da re Roberto ti titolo di città. Dai Vaudemont passò ai Suliaco, ai quali rimase fino al 13G3, quando, por ribellione alla regina Giovanna li, ne furono privati e ne fu investito Napoleone
   Orsini, conte di Manoppello ed altri luoghi dell'Abruzzo. Nel 1496 Pardo Orsini, genero di Antonello Petrucci, famoso cancelliere di re Ferdinando, perde, per In nota congiura, Parino, della quale fu investito Ettore I'appacoda, la cui famiglia la tenne sino al 1570, nel quale Inno, essendo finita la sua discendenza, fu venduta Lamio prima a Don Agostino De Mari duca di Castellaneta e poi a Don Garcia De Toledo, figlio del viceré di Napoli, ed infine ad Antonio Rrancia per ducati 90.000. I Branda tennero Larino, col titolo di marchesato, sino al 1683, nel quale anno la comprò I). Francesco Maria Carafa, che per le sue prepotenze fu ucciso dai vassalli; ed in ultimo la città passò ai Sangro duchi di Casacalenda, che ne furono gli ultimi signori.
   Contava Larino moltissimi casali, distrutti buona parte dal terremoto del 1456. Taluni furono riabitati, come, per esempio, Unni, dagli Albanesi. Nel 1656 la peste colpì Larino ed in 120 giorni i 10.000 e più abitanti si ridussero a 373, e tra tali danni e quelli per la uccisione del barone la città fu abbandonata dagli aiutanti, e senza l'energia del vescovo Catalani, che ricondusse ili patria i fuggiaschi, essa sarebbe andata novellamente distrutta. Andò ripigliandosi poco a poco ed oggi è in continuo aumento d'importanza e di popolazione.
   Di altre città e luoghi antichi presso Larino
   Cliternia. — Alla distanza di 5 miglia da Larino sorgeva questa città ragguardevole, situata tra il Biferno ed il Fortore. Grandi controversie sorsero intorno al suo sito; ma sono state composte dal Tria, seguito dal Corda; essi la pongono nel luogo detto LiceJiiano, sulla sponda dei Saccione: adducendo in prova una relazione del magistrato del vicino San Martino intorno alla traslazione del corpo di San Leo, nel quale si fa menzione di Cliternia in Licehiano e sottoponendo ad esame avanzi di edifizi, frammenti di colonne, medaglie, fontane che scorgonsi in quel luogo, non lungi da Olienti in provincia di Foggia. Su quel luogo sorse poi il castello di Cliternia o Licehiano, distrutto dagli Ungali nel 947 e dal terremoto del 1125.
   Usconio o Uscosio. — A 14 miglia da Larino sorgeva Uscosio, o Usconio, o Yicosio, città dei Frentanl ignota intieramente nell'istoria dei tempi antichi. È registrata soltanto nell'Itinerario Iter Flaminia ab Urbe (pag. 314) di Antonino Pio ed esisteva ancora nel III secolo (li C. A'i si scoprirono di quando in quando avanzi di sepolcri ben costruiti, urne cinerarie di marino rivestite di piombo, scheletri entro tombe con iscrizioni corrose, orciuoli di vetro, patere per libazioni, vasi argillacei, monete del cadente Impero romano, un pavimento situato nel mezzo di un edilìzio marmoreo, ruderi di edilizio di assai bella architettura, avanzi di piscina con tubi di piombo, iscrizioni lapidarie, ecc., testimonianze tutte di una città opulenta ed incivilita, della quale non Si conosce come e quando fosse distrutta,
   Fiir. 90. — Mencia della zecca di barino.