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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quinta — Italia Insulare
   La superficie della Sicilia, comprese le isolette adiacenti, era considerata innanzi di 29,241 chilometri quadrati; il generale russo Strelbitzky li ridusse nelle sue valutazioni a soli 25,798; l'Istituto geografico militare ha stabilita la superficie dell'isola in 25,631.5 chilometri quadrali (1). La popolazione, senza tener conto del movimento di emigrazione e di immigrazione, ascendeva, il 31 dicembre 1890, a 3,300,509 abitanti (2); comprende le sette provincie di Galtanissetta, Catania, Girgenti, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani
   III. — Periplo o giro della Sicilia.
   Pigliamo le mosse da Palermo, la quale ha, in parte per opera della natura, in parte per opera dell'uomo, un porto sufficiente, a cui si sta sempre lavorando. Al riparo del suo molo, la cui traversia è il mezzogiorno e il libeccio, stanno le grosse navi, le quali possono anche gettar l'ancora in molti punti del golfo di Palermo, golfo di mediocre estensione ed aperto a greco.
   Superato il capo del Gallo e costeggiato per parecchi chilometri a ovest un lido sassoso e frastagliato, presso il quale sorge l'isolotto delle Femmine e d'onde spiccasi la punta dell'Orsa, s'entra nel bel golfo di Castellammare, assai più vasto di quello di Palermo e schiuso intieramente alla tramontana, che vi suscita un mare tempestosissimo. In fondo a questo golfo si stendono, per un tratto considerevole, le dune di Balestrate. Il capo San Vito ò il limite di codesto golfo a maestro, e di là del Capo la costa sicula, sempre molto intercisa e sassosa, è bagnata dal marcii Libia e dilungasi in direzione di libeccio e di mezzogiorno sino al Lilibeo.
   Non molto lungi dal capo San Vito sta Trapani — con porto abbastanza grande ed a cui si va lavorando del continuo per migliorarlo — movendo dal quale e navigando con attenzione fra le Egadi e la costa — presso cui stanno lo isoloite litoranee dette dello Stagnone (Isola grande o lunga, San Pantaleo e Santa Maria), si arriva a Marsala, anticamente Lilibeo, città, porto e promontorio — che adesso è detto e.aiw Iheo. L'antico porto, capace e sicuro, venne colmato dagli Spagnuoli nella seconda metà del secolo XVI; il porto attuale è di poca entità e solo venne ultimamente in gran fama per lo sbarco di Garibaldi.
   Da Marsala la costa siciliana incomincia a piegare verso scirocco e levante-scirocco, nelle quali direzioni mantiensi sin quasi al promontorio Passare o di Pachino. Per tutta questa lunga spiaggia del mare Libico non in contrarisi porti di rilievo: Mazzara non è che una fiumana; Sciacca è scalo periglioso; Porto Empedocle è piccolo porto fatto dall'arte; Licata è sorgitore poco sicuro e Terranova non è che un semplice scalo.
   A scirocco di Terranova è il capo. Scalambri, fine del sono di Terranova. Il lido che da quel Capo al Passaro si dirige quasi a levante-scirocco, ha dirimpetto le isolo Calipsee, e il mare chiuso fra esse e la Sicilia chiamasi Canal di Malta dalla maggiore di esse In quest'ultimo tratto costiero trovasi il porto di Palo che mal si può dir sicurissimo per le potenti traversie di mezzogiorno e libeccio.
   Lasciato addietro il capo Passaro, la costa sicula, ora bagnata dal mar Jonio, piega verso nord formando una specie di seno, che alcuni designano col nome di
   (1) Vedi La superficie del regno d'Italia valutata nel 1884. Firenze, 1885.
   (2) Vedi Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 1891, n. 101