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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quinta — Italia Insulare
   recentissima. In prima non no esistevano per avventura che cinque fra tutte quelle che annoveranti nell'arcipelago e pare fossero: Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli ed Ustica. Tutte le altre, Alicuri, Felicuri, Panaria, Basiluzzo, Lisca Bianca, Lisca Nera, ecc., sorsero successivamente in epoca posteriore.
   Gli autori antichi. Straberne1, Plinio, Diodoro, Mela, Dionisio Periegeta, ecc., concordano generalmente nel ragguagliarle a sette, ed è corretto ove si omettano gli isolotti. Ma v'ha una grande diversità rispetto i loro nomi e la confusione fu grandemente accresciuta da alcuni moderni geografi. Gli antichi le vengono così dinumerando :
   1. Lipara, ora Lipari, la maggiore di tutte e l'unica che contenesse una fitta dì qualche importanza. Di quest'isola tratteremo distesamente giunti che saremo al Mandamento di Lipari Isola, nella provincia e circondario di Messina, ove si trova.
   2. IIiera, detta dai Greci 'hfà 'H^ioiof, perchè la consideravano come sacra a Vulcano pe' suoi fenomeni vulcanici, ed anche Vulcania dai Romani. E l'odierno Vulcano, la più meridionale delle Eolie, situata fra Lipari, da cui dista poco più di un chilometro, e il capo Milazzo, da cui è separata da un tratto di mare di circa 22 chilometri. È unsisoletta di 7 chilometri di lunghezza per 2 a 3 di larghezza, coperta di vegetazione ed abitata nella sua parte meridionale, disabitata e costituita da balze scoscese e aride sabbie nella parte settentrionale, ove un vasto cratere, detto la Fossa di Vulcano, manda da tempo immemorabile fumo e boati.
   L'isola intiera è un antico gran cratere vulcanico squarciato verso nord e nordest, ed ivi nell'interno spuntarono due altri coni più recenti e più piccoli, che sono la Fossa di Vulcano e Vulcanello. Infatti, la parte periferica dell'isola è formata da un gran recinto montuoso composto intieramente di lave antiche, scorie, lapilli e ceneri vulcaniche, il quale circonda a ovest, sud e est la suddetta Fossa o cratere attivo, come il monte Somma ricinge il cono presente del Vesuvio,
   Anche qui una squallida valle corrispondente ali 'Atrio del Cavallo del Vesuvio separala Fossa dal recinto, il quale dirupato verso l'interno ed, a ovest, anche verso l'esterno, scende altrove al mare con dolce pendìo, segnatamente a sud verso il capo Bandiera. In questa parte dell'isola, che è anche la più lontana dal cratere attivo, dimorano circa 250 abitanti disseminati in casette campestri ed occupati nella coltivazione del suolo ferace come tutti i terreni risultanti dalla decomposizione delle antiche rocce vulcaniche.
   Nella parte nord-est dell'isola, ove sorge il cratere attivo, sì è sempre escavato, sin dai tempi dei Romani, zolfo ed allume e, nel secolo nostro, anche una discreta quantità di acido borico. Una sola casa ed alcuni piccoli magazzini esistono in questa parte dell'isola sempre squallida e deserta. La Fossa di Vulcam al presente è proprietà di una Compagnia inglese, rappresentata dal signor Narlian, direttore dei lavori, il quale, con circa R0 operai, fuggì spaventato dall'isola nella recente eruzione che, incominciata nella notte del 2 al 3 agosto 1S8S, continuò, con esplosioni più o men forti, per tutto l'anno.
   La Fossa di Vidcano è un cratere attivo ab immemorabili e le notizie più antiche risalgono al V secolo av. G. Le troviamo in Tucidide, il quale narra che l'isola Vulcano appariva a' suoi tempi fiammeggiante di notte e fumante di giorno. Circa un secolo dopo Aristotele parla, nel Libro delle Meteore, di una forte eruzione