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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia
   11
   avvenuta nell'isola Vulcano, per la quale la vicina Lipari rimase coperta intieramente di cenere. Callia, contemporaneo eli Agatocle (317-289 av. C.), narra che in un colle elevato di Vulcano eran due crateri, uno dei quali aveva un circuito di 3 stadii ; questo cratere mandava una gran fiamma che illuminava buon tratto intorno ed eruttava pietre incandescenti d'immane grossezza, e tanto è lo strepito, diceva egli, allorquando Vulcano lavora, che il suono si ode alla distanza di 500 stadii Nel 183 av. C. avvenne presso la Sicilia una spaventosa eruzione, durante la quale si formò un'isola nuova che con tutta probabilità è Vulcanello.
   Ma Andremmo troppo per le lunghe se tutte togliessimo a pur accennare le eruzioni di Vulcano registrate dagli autori antichi e moderni ; basti il dire che nelle forti e numerose eruzioni del secolo XVIII pare abbia avuto uno sfogo sufficiente a tenerlo poi in calma relativa per 85 circa anni, vale a dire dal 178G al 1872. Si ridestò nel 1873 con eruzioni di maggiore o minor intensità sino al gennaio 188G, quando, nel giorno 10, scoppiarono nel suo cratere violente esplosioni con ceneri e grossi massi infocati. Dall'aprile 188G al luglio 1887 mandava fumo e specialmente boati spaventosi, sentiti talfinta sino a 7 chilometri di distanza.
   La surriferita ultima eruzione di Vulcano nel 1888 non sarebbe che una fase del periodo eruttivo incominciato nel 1873 e proseguito con un continuo crescendo sino al presente, non ostante intervalli di apparente calma.
   Vulcano — come bene osserva il signor G. Mercalli — non presenta quei periodi di lunga e perfetta quiete come l'Etna e particolarmente il Vesuvio, e d'altra parte esso non ò in attività incessante come lo Stromboli. In sostanza, anche sotto questo aspetto, ò un vulcano sui generis che tiene il mezzo fra lo Stromboli e i vulcani del genere dell'Etna e del Vesuvio.
   3. Stroxgyle, ora Stromboli, così detta in greco per la sua forma quasi rotonda, la più settentrionale e insieme la più orientale delle isole Eolie, è un cono regolare che sorge repente dal grembo del mare ed ergesi sino a 920 metri In cima è il cratere od altro sfogatoio del vulcano, che avvampa del continuo, fiammeggia, gitta pioggia di ceneri e tempesta di sassi : di giorno non si vede che il fumo, il quale sorge a sbuffi frequenti ; ma la notte, in grazia del buio, veggonsi in mezzo a quel fumo sassi infocati che a brevi e regolari intervalli il vulcano vomita e lancia ad altezza ragguardevole. Codesto fuoco d'artifizio della natura dura perennemente da migliaia e migliaia d'anni.
   Lo Stromboli (fig. 3), nelle sue eruzioni ordinarie, lancia bombe, scorie, lapilli, arene, ceneri, e tutte queste materie altro non sono che strappi della lava fluida che ribolle e si agita nella sua gola e solo in via secondaria e in pìcciol numero scaglia anche pezzi di antiche lave già solidificate od altre rocce avvulse dalla parete del camino vulcanico. Lo stesso accade nel Vesuvio, nell'Etna e negli altri vulcani quando si trovano in quello stato di ritmica e moderata attività che suolsi chiamare strom-bofiana. Ma codesti vulcani eruttano anche non di rado lava in corrente, ossia in massa, fluida, incandescente, la quale è composta mineralogicamente e chimicamente la stessa cosa delle scorie e dei lapilli del vulcano. Il cratere dell'isola Vulcano non lancia per solito che proietti, vale a dire massi più o meno voluminosi di lave antiche di diversa natura e sempre incandescenti.
   Stromboli fu considerata dagli antichi qual vera sede d'Eolo, da Strabone e da