Sicilia
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(1075 in.), danno all'isola l'aspetto complessivo di una piramide triangolare, i cui tre piedi sono il Peloro, il Lilibeo e il Passaro, ed il cui vertice è il predetto Pizzo di Antenna, dividendo cosi la superfìcie dell'isola iu tre distinti pioventi il settentrionale al Tirreno, l'orientale allo .Tonio e l'auslro-occidentale all'Africo pioventi solcati da numerosi corsi d'acqua, ma di non molta importanza.
Veduta però dall'alto la Sicilia offre l'aspetta generale di un altopiano lorreg-gìante nell'Etna colle Ire eresie che diram.tnsi dal Pizzo di Antenna.
La catena principale, quale appendice slaccata dagli Apenniin col nome di monti Peloritatii, Nrbrodi e 1 farfnnie, si divide in due: una clic va dal Peloro al Lilibeo; l'altra che, staccandosi dalla prima al suddetto gruppo delle Madonie, corre a sud-est sino al capo Passaro e piglia il nome speciale di monti Urei (Ilevaci montes).
Le maggiori altezze, trattone l'Etna—di cui tratteremo separatamente — non arrivano a 2000 metri e sono rappresentale dal Pizzo di I ut cuna (1975 m.)t dal monte Salvatore (1910 ni.), dal monte Sori (1810 ni.), dal Pilato (1221 ni.) e dal C'ammarala (1578 ni.). Dì codesti monti alcuni, come il Pizzo «li Antenna e il San Salvatore, sono coperti dì neve durante la mela dell'anno. La parte della catena più vicina allo stretto di Messina piglia il nome d1 monti Peloi-itani ; tra questi primeggia il D'imi a ut are o meglio lateìuiaiuan> (1130 m.) presso Messina.
A ovest di questo importante spari iacqua delle due Imere si riconosce ancora la catena montana, le cui vette principali sono sempre presso la costa settentrionale: il monte San Calogero (1375 m.) presso Termini Imerese ; il monte Cuccio (1019 ni.) presso Palermo, e la lìusamhra (1615 ni.) più dentro terra.
Ma via via che si procede a ovest incontransi più frequenti i monti isolati sino alla piramide gigantesca del monle San Giuliano (751 m.), che sorge a picco dal mare. E questo il Afons Enjx di Plinio e il Mons Et i/cus di Cicerone e di Tacito, sulla cui sommità sorgeva il tempio celebratissinio di Venere, fondato, secondo la leggenda, ila Enea (Viro., Mn., v, 759) :
7V/h ricina astris Eri/rììió Sf vertice serfes Fundatiir Veneri Idaliae.
Allor in cima Dell'Ericinio giogo il gran delubro Surse a Venere Idalia.
Da questa nordica catena diretta da est a ovest staccansi a sud e a sud-ovest parecchi rami rivolti all'interno dell'isola, lasciando fra essi e il mare piccole valli e pianure.
A est una diramazione del monte Artesino (1193 m.) riannette le montagne settentrionali costiere al sistema isolato di sud-est, mentre più a ovest e nell'interno lo sguardo si posa sul monte Cammarata (1578 ni.). Ancora pivi a ovest sorgono i monti aggruppati intorno al Rose (1456 m.) e quelli di Galtabellotla (900 in.) dalle forme strane, il cui ultimo contrafforte è il monte di San Calogero, celebre per le sue sorgenti termali.
A codesti sistemi alpestri collegasi ancora a sud-est, mercè una stretta ramificazione presso Caltagirone, un gruppo di alture, il cui centro è il monte Lauro (985 m.), dal quale sgorgano le acque più copiose dell'isola e dove son molte grotte formate dall'erosione.