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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia 29
   Il tratto ove rinvengonsi i cosidetli Vulcani di vai di Noto stendesi intorno ad Augusta e Siracusa e nell'interno dell'isola su un'area di oltre 400 miglia. Ma a molta distanza da questi luoghi osservansi le traccie di un altro vulcano estinto sul promontorio Pachino o capo Passare.
   L'ispezione accurata dei materiali della giacitura dei vulcani estinti di vai di Noto li fa risalire con distinta precisione a due epoche. Le eruzioni della prima epoca mostrano i loro crateri antichissimi in nove punti: e quantunque codesti crateri non abbiano più la loro forma originale, tuttavia sono chiaramente indicati dalle striscie delle lave basaltiche che verso di essi convergono e dalla disposizione dei tufi vulcanici.
   Non è possibile ammettere che queste ultime eruzioni siano state quelle che, secondo una tradizione, costrinsero i Sicani ad abbandonare la parte orientale della Sicilia. Diodoro Siculo, accennando a questo fatto, parla espressamente di eruzioni dell'Etna, non di altri vulcani. Egli dice (lib. v, § G, 3): — I Sicani ... occupavano da prima tutta la Sicilia; ma poi, avendo l'Etna cominciato a vomitar fuoco da più luoghi (cioè, da più crateri), e versandosi nella regione una grande corrente di lava, il paese fu devastato per un largo tratto. Da più anni occupando il fuoco una grande contrada, presi di paura abbandonarono la parte inclinata all'aurora e passarono ad abitare nelle altre volte all'occaso. —
   XII. — Mari, Golfi e Capi o Promontori! della Sicilia
   Già nel Periplo o Giro della Sicilia (III) abbinili tocco di passata dei mari e promontori della Sicilia; li dinumereremo ora partitamente e in complesso.
   Tre sono i mari che bagnano il litorale siculo: lo Jonio a est. il Mare d'Africa o di Sicilia a sud e a ovest e il Tirreno a nord. Notassi in essi i seguenti seni o golfi:
   Nel Tirreno: il golfo di Castellammare fra il capo San Vito e il capo Gallo che non v'ha porti di rilievo, si soltanto piccole rade pei legni mercantili ; il golfo Cofano, fra il capo San Vito e il Cofano con parecchie cale; il golfo di Palermo fra la punta di Rotolo e quella del Mongerbillo col porto di Palermo, del quale tratteremo parlando di questa città; il golfo di Termini fra il capo Zaffarana e la punta di Cefalù in cui sono le rade di Solanto e di Termini Imerese e il piccolo porto di Cefalù, e il golfo di Milazzo, fra i capi Calavà e Tindaro, con la rada di Milazzo.
   Il mare Jonio offre i tre eccellenti porti naturali di Messina, Augusta e Siracusa che voglionsi annoverare fra i più ampii e sicuri d'Italia e dei quali parleremo in seguito ai loro luoghi rispettivi del pari che del golfo di Catania.
   Fra il capo Passare e il capo San Vito nel mare Africano non trovansi veri golfi nè porti ragguardevoli, sì soltanto i piccoli porti seguenti, porto di Palo, Ciarciuolo, di Terrariuova, di Licata, Porto Empedocle o di Girgenti, di Sciacca e di Marsala. Il porto di Trapani è vasto ma poco fondo.
   Oltre i tre capi principali, più volte citati, all'estremità dell'isola, vale a dire il Peloro, il Lilibeo e il Passare son da registrare ancora i seguenti minori:
   Lungo il Tirreno muovendo dal capo di Faro a est sino al Lilibeo a ovest, con-tansi » seguenti promontorii: Rasocolrno, di Milazzo, Orlando, della Plaja, Zaffarana, Mongerbino, Gallo, Rama e San Vito.