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Parte Quinta — Italia Insulare
XV li. — Coltivazione.
La coltivazione ha fatto in questi ulLimi armi grandi progressi : la cultura dei cereali e degli alberi, specialmente degli agrumi, ha preso un notevole sviluppo, quantunque ora la concorrenza americana minacci seriamente l'industria agraria. Nella Conca d'Oro un ettaro di limoni rende in media 4224 lire lorde, e un ettaro di aranci 2883 lire al grande proprietario, e più ancora al piccolo. La coltura degli agrumi si sviluppa quindi ogni anno, benché insidiata dalla malattia della gomma. Nonostante il grande consumo interno, l'esportazione ragguaglia 80 milioni di lire all'anno. Nel suo bel libro, sopra I contadini di Sicilia, il signor Sidney Sonnino divide l'isola in due zone. La prima abbraccia tutto il paese che stendesi dai monti Nettuni o delle Ma doni e fino al mare Africano, comprendendovi la provincia di Trapani, meno la marina da Trapani a Mazzara, la provincia di Palermo, meno la Conca d'Oro e il tratto verso mare da Palermo ad Alcamo, e le Provincie di Girgenti e di Caltanis-setta; più il circondario di Mistretta, la parte interna di quello di Castroreale, e i circondarli di Nicosia e di Caltagirone. In questa zona i caratteri costanti sono che la granicoltura si alterna col pascolo naturale e coi maggesi, e che non vi ha coltura di alberi od arbusti fruttiferi o industriali, fuorché nell'immediata vicinanza dei paesi. La seconda zona comprende, oltre la marina tra il monte S. Giuliano e Mazzara, quella verso Castellammare e la Conca d'Oro; la maggior parto delle vallate strette e corte che scendono dalle Madonie verso il mare Tirreno; 1 due versanti settentrionale e orientale della provincia di Messina, e le falde orientali e meridionali dell'Etna. In tutta questa zona troviamo l'albericoltura in grande, la granicoltura come cosa secondaria, e soppressi i maggesi dì sole e in gran parte pure i pascoli naturali. Resta la provincia di Siracusa, la quale, secondo le varie altezze e i varii climi, partecipa dello condizioni dell'una e dell'altra zona.
La fertilità della Sicilia in generale è grandissima, nonostante che i terreni vengano sfruttati con metodi poco razionali e non abbiano restituita la forza vitale con Opportuni sistemi d'ingrassi. Attualmente, ad es., un quinto dell'isola, specialmente la costa nord e l'orientale fino a Catania, sono coperte di alberi d'ogni natura e l'esportazione dei loro prodotti rende circa 135 milioni all'anno.
Fra i prodotti vegetali coltivati nell'isola il più importante è il grano, che in molta abbondanza si produce in tutti gli angoli della Sicilia. Celebri per ogni specie di buona granaglia sono : la Piana di Catania, di Terranova e di Licata, il della dell'isola segnato dai territorii di Caltanisselta, S. Caterina, Mussomeli, Yillalba e Yal-lelunga. Ogni ettaro di terreno coltivato a frumento produce in media 14 ettolitri nella provincia di Catania, 11 in quella di Caltanissetta, 9.80 in quelle di Palermo e Trapani, 9.20 in quella di Messina.
Dopo la granicoltura, la viticoltura va diffondendosi in Sicilia, sì che i vini costituiscono uno dei maggiori cespiti d'esportazione. Estesissimi territorii sono coltivati a viti, i più celebri sono quelli di Milazzo, Bagheria, Partinico, Alcamo, Marsala, Castellammare, Cast eh etr ano, Vittoria, Riposto, Siracusa, Museali, Savoca e le terre forti dell 'Etna, i quali tutti producono vini forti, poderosi, dei quali quei di Marsala, i più celebri, fatturati negli stabilimenti Woodhouse, Ingham, Florio, Ah, Bordonaro, Giglio e Faraone. Sono molto pregiati il Corvo del duca di Salaparuta, lo