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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia
   39
   Nel mezzo della parte settentrionale del Piano del Lago monta il cono terminale dell'Etna, che vi ò quasi tanto precisamente circoscritto quanto l'intero gruppo etneo in mezzo ai monti della Sicilia. Questo cono tei minale ò opera e pai licolai e dominio dei fuochi vulcanici attuali; mentre il gruppo della gibbosità centrale, a cui il Piano del Lago fa corona, è il gigantesco monumento di antichissimi fenomeni.
   Quel cono terminale è un effimero ed iti zio, che a ciascuna eruzione cambia forma: ora s'innalza ed ora ne crollano estesi brani; per cui il suo contorno apparisce da ogni parte diroccato. Perchè è sempre mal basalo, questo cono ogni tanto crolla; nel quii caso la gola del camino vulcanico riducesi ad un immenso spiraglio, ad una voragine senza labbro, aperta nel mezzo del Piano del Lago.
   Ma anche il Piano del Lago non gira intieramente intorno al collo dell Etna, ma presenta in un certo punto una tremenda squamatura detta Vaile del Hoc e, da cui l'Etna è squartato letteralmente sul fianco orientale sin quasi alla base. Mal può dire di aver esplorato l'Etna chi non ha visitato questa valle famosa. E non si apporrebbe al vero chi credesse d'incontrare nella valle del Bove una qualsiasi dulie valli comuni qual che ne sia la forma. Quando s'è detto che la vallo del Bove offre lo spettacolo di una montagna alta più di 3000 metri e squarciata quasi da cima a fondo, si è detto tutto. Essa attesta clic la grande eruzione etnea produsse non solo un cratere centrale, ma anche una voragine laterale, con cui il cratere stesso si continuava. Di codesta valle del Bove toccheremo ancora due parole più innanzi.
   Oltre la suddetta irregolarità l'Etna ne ha altro di molte, cotalchè, osservandolo da corti punti, direbbesi, piuttostochò una montagna sola, un aggregato di montagne. Ogni eruzione laterale creò e va creando uno o più coni, vere montagne alte centinaia di metri. Di codesti coni, che meritano il nome di monti, se ne contano un'ottantina almeno, senza toner conto dei minori che li farebbero ascendere per avventura a piii centinaia. 1 monti L'ossi (240 ni.), formatisi a Nicolosi nel 1669, altro non sono che un cono gemello generato dalla grande eruzione di quell'anno, e il monte Miliardo (229 m.) presso Bronte è un altro cono vulcanico.
   Com'è noto, tutta la montagna ignivoma suolsi distinguere in tre zone orizzontali dette regioni. La prima è la così detta regione coltivata o piedimontana, che sten desi in giro dalle falde sino all'altezza di 1300 circa metri e forma come un collare di oliveti, aranci, limoni, ciliegi, melagrani, meli, peri, opunzie o fichi d'India, viti, ecc. Se alla ricchezza e varietà dei prodotti aggiungiamo la bellezza del cielo, la purezza dell'aria e l'incanto del paesaggio, possiamo senza esagerazione affermare che la base dell'Etna è la regione pili fertile e deliziosa d'Europa.
   Sessantacinque fra città, borghi e villaggi, con una popolazione di circa 300,000 anime, sono sparsi in mezzo ad ogni ben di Dio in questa regione piedimontana.
   La seconda, sovrapposta ad essa e delta boschiva, è un altro grande collare di 5 chilometri ed alto 2000 circa metri che fascia il monte sino all'ultimo ciglione ed arriva alle grotte o Fosse della Neve. Sono compresi in codesta zona i boschi della Cerrita, di Ilandazzo, di Bronte, di Muletto, ecc., residui delle vaste, impenetrabili foreste antiche. Vi predominano le quercie e i castagni, fra i quali le reliquie del famoso castagno dei cento cavalli, così detto perchè alla sua ombra potevano, giusta la tradizione, riparare cento cavalli.
   La terza regione terminale deserta o scoperta, che ergesi dal limite superiore