e»
Parte Quinta — Italia Insulare
fatto ch'ossi erano stabiliti nella penisola Bruzia (Bruttius ager, ora Calabrie) e che di là passarono poi in Sicilia si può ammettere con sicurezza come storico.
V'ha anche ogni probabilità ch'essi non fossero un popolo distinto nella sua origine dalle razze che noi troviamo successivamente in quella parte d'Italia, ma fossero congiunti strettamente agli Enotrii e loro tribù affini. I nomi stessi di SajeM? e 'Ita® vengono considerati da qualche filologo d'origine comune. Pare perciò che i Siceli o Siculi abhiansi a considerare qual uno dei rami della grande razza Pelas-gica che noi troviamo nei tempi primitivi nella parte meridionale della penisola ; e quest'origine affine spiega la facilità onde veggiamo i Siceli adottare in seguito il linguaggio e la civiltà dei coloni greci nell'isola, nell'istesso tempo che rimangono tracce abbondanti della loro comune discendenza col popolo d'Italia.
Ma i Siceli che occupavano nel periodo storico la maggior parte dell'interno dell'isola non erano, secondo gli scrittori greci, i suoi primi abitatori. Tucidide (vi, 2) assegna la loro immigrazione ad un periodo precedente di soli tre secoli la fondazione delle prime colonie greche ; e Diodoro (v, 6), senza assegnare alcuna data, concorda nel rappresentarli come gli ultimi giunti fra la popolazione nativa dell'isola.
Le prime notizie della Sicilia alludono all'esistenza di razze d'uomini giganti e di costumi selvatici sotto i nomi di Lestrigoni e di Ciclopi ; ma queste notizie favolose, conservate soltanto dai poeti anLiclu in un modo che rende impossibile separare il vero dal falso od irnaginario, sono rigettate a buon diritto da Tucidide (vi, 2) come immeritevoli di seria considerazione. Basti osservare che Omero (naturalmente l'autorità più antica a tal riguardo) nulla dice direttamente che mostri ch'ei credesse sia i Ciclopi sia i Lestrigoni abitanti dell'isola ; e ciò è in ambedue i casi una mera inferenza di scrittori posteriori o di qualche tradizione ora ignota. Omero fa, per vero, menzione in un passo (ma non in connessione con l'una o l'altra di codeste razze selvatiche) dell'woZa di Thrinakia (Odiss., xn, 127) e questa fu identificata con la Sicilia, quantunque nulla vi abbia, al fermo, nell' Od^ea che conduca naturalmente a conclusione siffatta. Ma era tradizione generalmente ammessa che la Sicilia era stata chiamata anteriormente Trinacria dalla sua forma triangolare e dai tre promontori che formavano le sue estremità (Tccid., vi, 2 ; Diod., v, 2 ; Strab., vi. p. 265) e codesto nome fu connesso con la Thrinakia omerica. È ovvio che un lai nome non poteva provenire che dai naviganti greci ed implica una grande conoscenza della configurazione del suo litorale. Esso non poteva perciò essere il nome originale o nativo dell'isola, nè poteva essere in uso anco fra i Greci in un periodo antichissimo. Ma noi non possiamo valutare adeguatamente la testimonianza generale degli antichi scrittori che Trinacria fu il nome primitivo sotto d quale la Sicilia era nota ai Greci.
Un altro popolo considerato, apparentemente con buone ragioni, da Tucidide come più antico dei Siceli erano i Sicani, che noi troviamo nei tempi storici stabilito nelle parti ovest e nord-ovest dell'isola, ove, secondo la tradizione lor propria,
occupavano la maggior parte rlelln Sicilia quando furono primamente stabilite le colonie greche e durante tutto il periodo del dominio greco continuarono ad occupare la maggior parte dell'interno, segnatamente le regioni più aspre e montagnose dell'isola.
Le porzioni più occidentali erano però occupate da un popolo detto Sicani, che gli scrittori greci distinguono uniformemente dai Siculi nonostante la rassomiglianza dei due nomi. Credono alcuni che questi due nomi fossero identici in origine e come tali li troviamo adoperati dai Romani, per forma che Virgilio adopera più di una volta il nome di Sicani dove ei non può intendere che l'antico popolo latino detto Siculi da Dionisio (VlRG., sEn.,\-ll,vetcresque Sicani e vili, et yentes venere Sicanac e XI, fmes super iisqitc Sicanos).