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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia
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   erano stati respinti dai Siceli invasori quando tragittarono lo stretto di Messina, quantunque un'altra tradizione attribuisca il loro ritiro al terrore ed alla devastazione cagionati dalle eruzioni dell'Etna, di cui abbiamo discorso.
   I Sicani rivendicavano l'onore di essere autoctoni, od abitanti originali dell'isola, e Timeo è dello stesso parere; ma Tucidide, in un con Filisto, adottarono un'altra tradizione, giusta la quale essi erano di nazionalità iberica. Ciò ò assai probabile in sé, e, nonostante la stretta somiglianza dei nomi, certo è che, durante il periodo storico, Sicani e Siculi sono trattati uniformemente come razze distinte.
   Una terza razza in Sicilia entro il periodo storico e che vien considerata dagli antichi scrittori come distinta dalle due precedenti è quella degli EUmi, dimorante nell'estremo angolo nord-ovest dell'isola intorno Krice e Segesta. La tradizione attribuiva loro un'origine troiana (Tue., vi, 2; Dion., i, 52) e, quantunque non abbia maggior valore delle tante consimili sugli stabilimenti troiani lungo le coste italiche, vi lui da essere probabilmente qualche fondamento per considerare questi Mimi quale un popolo distinto dai loro vicini, ì Sicani. Come tali son mentovati da Tucidide e da Scilace (p. 4, § 18) ; ma in un periodo posteriore par sieno scomparsi gradatamente o sieno rimasti assorbiti dalle tribù circostanti e il loro nome non ricomparisce più nell'istoria.
   Tali erano le razze indigene che popolavano la Sicilia quando le sue coste furono primamente visitate e furonvi stabilite colonie dai Fenicii e dai Greci.
   Delle colonie fenicie poco sappiamo, ma Tucidide generalmente c'informa che i Fenicii occupavano molti punti lungo le coste, ponendo piede di preferenza, secondo la loro usanza, sui promontori o sulle piccole isole vicine alla spiaggia (Tuoni., vi, 2). Ma i loro stabilimenti erano apparentemente mere stazioni commerciali in gran parte; e quando i Greci andarono a porre stanza permanente e in numero sempre crescente in Sicilia, i Fenici si ritrassero a grado a grado nell'angolo nord-ovest dell'isola, ove conservarono tre stabilimenti durevoli Moltja (ora S. Pantaleo fra Trapani e il Lilibeo), Punormo (ora Palermo) e Solois o Soluuto (ora Castel di Solunto sul monte Catalfano).
   La colonizzazione greca in Sicilia incominciò verso la meta dell'ottavo secolo innanzi l'èra volgare e continuò per circa un secolo e mezzo. La data e l'origine di essa ci son note con assai maggior certezza di quello che avvenne durante il periodo corrispondente nel mezzogiorno d'Italia.
   Le prime colonie greche furono dedotte sulla costa est dell'isola dove la colonia calcidica di Nasso fu fondata nel 735 av. C. e quella di Siracusa l'anno seguente (734 av.) da un corpo di coloni corinzi sotto Ardua. Per tal modo la divisione fra le colonie Calcidiche e Doriche in Sicilia — divisione che ha una parte sì prominente nella loro storia politica — fu stabilita sin dal principio. I Galcidei furono i primi ad ampliare i loro stabilimenti avendo fondato nel corso di pochi anni dopo la colonia madre (intorno il 720 av. G.) le due città di Leontini e Catania, ambedue destinate a rappresentare una parte rilevante negli affari di Sicilia.
   In quel turno, o poco appresso (probabilmente verso il 728 av. C.), un nuovo corpo di coloni da Megara fondò la città del medesimo nome, detta, per distinguerla, Megara H'jblaea fra Siracusa e Catania vicino l'odierna Augusta. Megara fu poi distrutta da Gelone.
   La prima colonia sulla costa sud fu quella di Gela (presso Terranova), fondata nel 689 av. C., da un corpo di emigranti da Rodi e da Creta, la quale fu perciò una colonia Dorica.
   D'altra parte i Calcitili piantarono, non sappiamo precisamente in qual epoca, la colonia di '/anele (detta poi Messana) in sito di somma importanza come quella che domina lo Stretto.