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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (30 Parte Quinta — Italia Insulare
   Il crescer rapido e il fiorire di codeste prime colonie sono attestati datl'esser divenute alla lor volta madri di altre città che tosto gareggiarono con esse e, in alcuni casi, le vinsero d'importanza. Noi troviamo per tal modo Siracusa che allarga la propria potenza fondando successivamente le colonie à'Acrae (ora Pulazzolo) nel 664 av. C., Casmenae (di situazione incerta) nel G44 av. G., e Camarrina (ora Cantar an a) nel 599 av. G. Di queste l'ultima soltanto crebbe in florida città e in rivale della vicina Gela. La quale fondò dal canto suo, nel 581 av. G., la colonia di Agrigentum (ora Girgenti), destinata, quantunque una delle ultime in Sicilia, a divenire una delle più potenti e fiorenti fra tutte.
   Sempre più a ovest, la colonia di Selinus o Selinuntius (rovine a Torre dei Pulci, poco lungi dalla foce del l'elice), fondata sin dal 628 av. C. da un corpo di abitanti di Megara Iblea, rafforzata da emigranti della città madre in Grecia, s'innalzò a tale un grado di potenza e prosperità da offuscar le due Megare genitrici, la sicula e la greca. Selino o Selinunte era la più occidentale delle colonie greche in Sicilia e confinava immediatamente coi territori degli Elimi e gli stabilimenti fenici o cartaginesi.
   Sulla costa nord dell'isola l'unica colonia greca indipendente era Mimerà (presso l'odierna Termini Imerese) fondata intorno il GIS av. G. dai Zanclei, o Messinesi, avendo probabilmente Mylcte~(ora Milazzo), altra colonia dei Zanclei continuato ad essere, per la sua prossimità, una dipendenza di Zancle, o Messina.
   A codesta dinumorazione delle colonie greche in Sicilia vuoisi aggiungere Calli-polis (sito incerto) ed Euboea, la prima colonia di Nasso, la seconda di Leontini, entrambe di poca importanza e scomparse di buon'ora dall'istoria.
   Le nostre informazioni sull'istoria primitiva (1) di queste numerose colonie greche in Sicilia sono sfortunatamente assai scarse e frammentarie. Sappiamo, è il vero, in termini generali ch'esse pervennero ad un grado ragguardevole di potenza ed importanza, di ricchezza e prosperità, dovuto così all'ubertosità naturale dell'isola come al commercio estero. È evidente altresì ch'esse estesero di buon'ora il loro dominio sopra una porzione ragguardevole delle adiacenti regioni, per guisa che ogni città possedeva il proprio territorio o distretto, generalmente non molto esteso e comprendente una popolazione sottomessa d'orìgine locale.
   Nell'istesso tempo i Siceli dell'interno, nelle parli centrale e settentrionale dell'isola, e i Sicani e gli Elimi, nell'occidente, conservavano la propria indipendenza, quantunque pare cagionassero poca molestia ai loro vicini greci.
   Durante il sesto secolo av. G. le due più potenti città dell'isola pare fossero Agrigento e Gela, non avendo Siracusa raggiunto ancora quel predominio ch'ebbe di poi. Agrigento, comecché una delle ultime colonie greche in Sicilia, pare acquistasse una rapida prosperità e divenisse sotto l'abile, comecché tirannico governo del despota Falaride (570-554 av. G.), la più potente città dell'isola. Ma noi poco o nulla sappiamo della sua vera storia, e, trattone poche notizie sparse ed isolate, appena abbiamo qualche contezza degli affari delle città greche in Sicilia innanzi il' 500 av. G.
   In quel periodo o prima noi troviamo che un cambiamento era avvenuto nella più parte di queste comunità e che i loro governi, oligarchici in origine, erano passati nelle mani di despoti o tiranni che governavano a lor beneplacito. Tali erano Panezio a Leontini, Oleandro a Gela, Terillo ad Imera; non si sa bene se già tra questi si debba annoverare Scite a Zancle (Ahist., Pol., v, 12; Érod., vi, 23; vii, 151).
   (1) Questo sommario del progresso della colonizzazione ellenica in Sicilia è desunto quasi intieramente da Tucidide (vi, 3-5). Si possono però consultare anche Scymnus Chius (270-299) e Stiubone (vi, pag. 267-272). Le date furono discusse pienamente dal Clinton nei Fasti lleììenicì (volume I). Più recentemente da Holm, Geseh. Sicil. (voi. I).