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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia
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   d'nllora in poi qual linea permanente di separazione fra la potenza greca e cartaginese in Sicilia (Diod., xv, 17). Del regno di Dionisio, del resto, e delle sue guerre coi Cartaginesi discorre ampiamente il prelodato storico inglese Grote nella sua voluminosa e stupenda Storia della Grecia.
   Parecchie città importanti della Sicilia derivarono la loro origine dal regno di Dionisio il Maggiore e dalle rivoluzioni che avvennero allora nell'isola. Erano fra esse TuìiromeiiiuM (ora Taormina), che sorse nel luogo e non lungi dall'antica Nasso, ch'era stata distrutta finalmente da Dionisio; l'induri (ora Tindaro, fra punta di Milazzo e capo Calava, sotto l'attuale capo Tindaro), fondata dal despota Siracusano con un corpo di coloni d'origine messenia in gran parte; Alesa (presso la moderna Tusa, secondo il Torremuzza), fondata dal capo siculo Arconide; Liiibeo, presso d porto e d promontorio di questo nome, poche miglia a sud di Motya, di cui prese il posto come uno dei porti e baluardi principali dei Cartaginesi (da cui fu fondata verso il 496) nell'isola.
   Il forte dominio di Siracusa sull'intiera metà orientale della Sicilia parve assodato dal maggior Dionisio, ma fu scosso in breve dal governo debole ed incompetente del figlino! suo. Solo undici anni dopo la morte del padre (357 av. C.). Dione sbarcò in Sicilia con solo poche centinaia di mercenari sventolando la bandiera dell'insurrezione; tutti i sudditi dipendenti da Siracusa accorsero tosto ad ingrossare la sua schiera e Dione fu accolto nella città stessa dalle acclamazioni dei cittadini.
   Dionisio era assente, ma l'isola fortificata o cittadella d'Ortigia era occupata dalla sua guarnigione e gli assicurava sempre un adito in Sicilia. Solo dopo un lungo blocco suo figlio Apollocrate fu costretto ad arrendersi a Dione, il quale, divenne per lai modo padrone di Siracusa (355 av. C.). Ma il trionfo di Dione non restituì la libertà nè alla Sicilia nè ai Siracusani: il suo dispotismo eccitò un malcontento universale finché fu assassinato (nel 354 av. C.) da Callìppo, uno de' suoi uffìziali.
   Il periodo susseguente fu un periodo di grande confusione di cui non abbiamo che una conoscenza imperfetta. Siracusa fu travagliata da rivoluzioni successive durante le quali Dionisio il Giovane trovò modo di effettuare il suo ritorno e ridivenne padrone di Ortigia. Ma il rimanente della città rimase sempre in potere di un capo, di nome Iceta, il quale chiese aiuto ai Cartaginesi. Ortigia fu assediata per mare e per terra da una squadra e da un esercito di questi ultimi.
   In siffatto stato di cose un partito in Siracusa opposto ugualmente ad Iceta e a Dionisio, ricorse alla città madre Corinto, la quale inviò (nel 344 av. C.) in suo aiuto un piccolo corpo di 1200 soldati sotto il comando di Timoleonc. I suoi successi furono non meno rapidi che brillanti; e, in men di due mesi dal suo sbarco in Sicilia, ei si trovò insperatamente in possesso d'Ortigia cedutagli volontariamente da Dionisio, Iceta e i Cartaginesi rimasero però sempre padroni del rimanente della città; ma la diffidenza e la discordia affievolirono la loro difesa: Magone, il generale cartaginese, ritirò improvvisamente le sue forze e Timoleone strappò facilmente la città dalle mani d'Iceta (343 av. C.).
   La Sicilia riebbe così la libertà ed una forma democratica di governo ; e lo stesso cambiamento si estese rapidamente alle altre città greche della Sicilia. Le quali avevano scosso il giogo di Siracusa, ma, trattone poche eccezioni, erano cadute nelle mani di despoli locali, i quali si erano impadroniti del potere assoluto. Tali si erano il suddetto Iceta a Leontini (Lentini), Marnerò© a Catania ed Ippone a Messina, mentre despoti minori, anch'essi d'origine greca, avevano ottenuto per siniil guisa il potere supremo nelle città sicule di Apollonia (l'odierno S. Fratello), di Centuripa (Centoripa) e di Agirio (S. Filippo d'Argirò).
   Timoleone volse ora successivamente le sue armi contro tutti questi tirannelli e uno dopo l'altro li rovesciò, ridonando alle città coH'indipendenza la libertà.
   8 — Lia Patria, voi. V.