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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia
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   Con queste forze formidabili essi sconfissero successivamente gli eserciti di parecchi prelori romani per modo che, nel 134 av. G. fu creduto necessario inviar contro di loro il console Fulvio Fiacco e solo in capo a due anni il console P. Pupillo potò impadronirsi delle loro fortezze di Tauromeniinn ( Tmn^un, e d'Euna) (Dio®-.., xxxi\). L'insurrezione degli schiavi era spenta, ma la Sicilia se ne risentì gravemente e l'assetto dei suoi affari fu affidato a P. Pupillo assistito da dieci Commissarii, i quali compilarono un codice di leggi e regolamenti pel suo governo interno ch'era sempre in vigore ai tempi di Cicerone (Cic., Verr., 11, 10).
   Ma lo scoppio della seconda Guerra Servile sotto Salvio ed Atenione, men di 30 anni dopo il termine della prima (102 av. C.) e il fatto che gli schiavi poterono di bel nuovo oppor resistenza a tre consoli successivi finche furono debellali da ultimo da M. Aquillio nel 99 av. G., dimostra a sufficienza che i mali nello stato sociale dell'isola non erano stati che imperfettamente estirpati dal precitato Rupilio ; nè possiamo noi credere che la condizione della Sicilia fosse in realtà così florida quale è rappresentata da Cicerone durante l'intervallo fra questa Guerra Servile e il pr clorato di Verro.
   Se non che i grandi proventi naturali dell'isola e la sua posizione importante qual granaio di Roma l'abilitarono indubitatamente a riaversi tosto da tutti i suoi disastri. Catone il Vecchio l'aveva definita la Cella penuria dello Stalo Romano e Cicerone osserva che nella grande Guerra Sociale (90-88 av. C.)essa provvide l'esercito romano non solo di viveri, ma anche dì vesti e di armi (Cic., Verr., 11, 2).
   Ma il governo di Verre (73-70 av. G.) fu per la Sicilia una calamità inferiore appena alle guerre servili che l'avevano pur dianzi devastata. Le espressioni retto-riche di Cicerone non voglionsi. è il vero, pigliare alla lettera; ma. fatta la debita parte all'esagerazione, non può rimaner dubbio che i mali risultanti dal mal governo di Verre furono enormi.
   Le Verrine di Cicerone contengono curiose insieme e preziose notizie intorno alla condizione della Sicilia sotto la repubblica romana del pari che intorno alla amministrazione e al sistema di governo delle prò vi uci e romane in generale. Noi apprendiamo fra le altre cose che la Sicilia l'orinava una provincia sotto il governo di un pretore o pro-pretore con due questori: uno a Siracusa e l'altro a Lilibeo. Non eranvi in tutto che circa sessantotto città con diritti municipali delle quali tre soltanto Messana, Tauroinenium e Netum (Noto Vecchio) erano città alleate (civitates foederates), e godevano perciò di un'indipendenza nominale; altre cincjue città erano immuni (civitates immines et liberete) e le rimanenti pagavano in natura il decimo del prodotto del loro territorio.
   La Sicilia prese poca parte nella guerra civile fra Cesare e Pompeo. Da principio fu retta per il secondo da M. Catone che l'abbandonò quando Pompeo stesso ebbe lasciato l'Italia e fu occupata allora da Curione qual pro-pretore con quattro legioni (Ges., B. C„ i, 30, 31). Cesare la visitò prima della sua guerra in Africa ove passò col suo esercito da Lilibeo (IIirt., B. Afr., i). Dopo la morte dì Cesare la Sicilia cadde nelle mani di Sesto Pompeo la cui squadra poderosa mandò a vuoto tutti gli sforzi di Ottaviano per ricuperarla, e gli fu assicurata da ultimo dalla pace di Miseno (39 av. C.) in un con la Sardegna e la Corsica.
   Ma Ottaviano rinnovò tosto i suoi tentativi per spodestamelo, e sebbene fosse più volte sconfitto in mare e perdesse una gran parte della sua squadra in una tempesta, l'energìa e l'abilità di Agrippa lo abilitò a trionfare di lutti gli ostacoli; e la sconfitta finale della sua squadra a Nauloco (sulle coste settentrionali della Sicilia, a levante di Mylae. presso Spadafora) costrinse Sesto Pompeo ad abbandonare la Sicilia e a rifugiarsi ìli Oriente (Appiano, B. C., v, 77-122).
   Non par dubbio che l'isola ebbe molto a soffrire da questa lotta e dalla rapacità di Sesto Pompeo: e Strabone ne attribuisce principalmente a codesta causa la