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Parte Quinta — Italia Insulare
decadenza a' tempi suoi (Strab., vi, pagg. 270-272). Augusto fece qualche tentativo per sollevarla, inviando colonie a poche città fra cui Taormina, Catania, Siracusa, Termini e Tindaro (Strab., vi, p. 272); ma l'effetto non corrispose agli sforzi, e Strabone descrive tutta l'isola con poche eccezioni, come in piena decadenza.
Pochissimo sappiamo della Sicilia sotto l'Impero; ma è probabile che non si riavesse mai realmente dallo stato di decadenza descritto da Strabone. La menzione quasi unica di essa nell'istoria è quella di una rivolta di schiavi e banditi sotto Galliano, la quale par somigliasse, in proporzioni assai minori, alle su descritte guerre servili (Trebon. e Poli.., Gallien,, 4). Nella divisione delle provincie sotto Augusto la Sicilia fu assegnata al Senato, e fu governata da un proconsole: in un periodo posteriore fu considerata qual parte d'Italia e governata da un magistrato detto Consnlaris, sottomesso all'autorità del Vicarius Urbis Eomae,
La sua posizione insulare dovette per molto tempo preservare la Sicilia dalle devastazioni dei Barbari che desolarono l'Italia sul finire dell'Impero occidentale. Ben tentò Alarico passar lo stretto ma ne fu impedito da una burrasca (Hist. Misceli., xiu, p. 035). Genserico però, padrone di una squadra poderosa, s'insignorì di tutta l'isola che fu occupata per un tempo dai Vandali, ma passò in seguito >n potere dei Goti e continuò ad essere annessa al Ptegno Gotico d'Italia finché fu. conquistata da Belisario nel 535 di G. Essa fu allora unita all'Impero di Oriente e continuò ad essere governata qual dipendenza degli imperatori Bizantini sino al secolo nono in cui cadde nelle mani dei Saraceni od Arabi come or ora vedremo.
Ci siamo alquanto indugiati sull'istoria della Sicilia nell'antichità per la ragione ch'essa toccò allora l'apice della sua grandezza, prosperità ed opulenza sotto i Greci, come attestano le sue magnifiche rovine, mentre quelle dei Romani porgono testimonianza della sua decadenza relativa.
Le rovine infatti del periodo romano sono scarse e poco importanti la più parte, essendo le eccezioni ristrette a tre o quattro città che noi sappiamo aver ricevuto colonie romane, laddove i tempii, i teatri e gli altri edilìzii del periodo greco sono numerosi e del carattere più sorprendente.
Niuna città della Grecia, trattane Atene, vanta costruzioni che gareggino con quelle di cui ammiriamo sempre gli avanzi in Agrigento, a Selinunte e a Segesta.
Nell'istesso tempo le reliquie esistenti dell'antichità, monete segnatamente ed iscrizioni, confermano validamente il fatto che tutta quasi la popolazione della Sicilia fu gradatamente ellenizzata prima che passasse sotto la dominazione romana. Noi troviamo infatti medaglie e monete con leggende elleniche coniate da molte città che non riceverono mai colonie greche come Alesa (presso l'odierna Tusa), Mencno (ora Mineo), e parecchie altre.
È probabile che, durante il dominio della repubblica romana, la lingua dell'intiera Sicilia fosse il greco (la lingua scritta e eulta almeno), il quale dovette però cedere a grado a grado il posto al latino sotto l'Impero, poseiachè l'odierno dialetto siciliano è di origine prettamente latina, e poco si differenzia da quello del mezzodì dell'Italia,
Del linguaggio degli antichi Siceli non ci rimangono che poche parole, le quali mostrano ch'era affine al linguaggio degli altri popoli italici, ma è molto probabile non sia mai stato in uso come linguaggio scritto.
La Sicilia sotto i Saraceni, od Arabi, e i Normanni. — I Saraceni, od Arabi, impadronironsi della Sicilia con una conquista graduata ch'ebbe principio nell'anno 827 dell'era nostra.
Sbarcati nella parte occidentale, in vicinanza di Mazzara, incominciarono per iscorazzarla durante ì primi quattr'anni, ed impadronironsi d'Agrigento (828), non