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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sicilia
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   In tutto il tempo del dominio austro-ispano, che durò circa due secoli, la Sicilia non offre che una successione progressiva di viceré, ed alla pace d'Utrecht (1711, dopo terminata la celebre guerra di Successione di Spagna) ne fu acclamato re (1713) Vittorio Amedeo, duca di Savoia. Le truppe spaglinole sgombrarono l'isola, ma fu breve il gaudio. Poco appresso Filippo V di Spagna si fece proclamare re in Palermo e dichiarò guerra nel 171S a Vittorio Amedeo, il quale fu costretto dagli stessi suoi alleati, in virtù della pace di Parigi 1720 (1) a cambiare la ricca Sicilia con la deserta Sardegna a favore dell'Austria imperando Carlo VI, il quale coi supplizi! e le abolizioni di privilegi frenò le trame e le sommosse dei Siciliani. All'infante Carlo di Borbone, figlio del secondo letto di Filippo V re di Spagna e di Elisabetta Farnese, fu promessa la Toscana alla morte di Gian Gastone dei Medici; ma ciò non avvenne.
   La Sicilia nei tempi moderni. — Come abbiam fatto pe' tempi antichi, si gloriosi per la Sicilia, ci allargheremo un po' più nella sua sì importante storia moderna, giovandoci di un boi lavoro storico recente dell'avv. Santangelo Spoto:
   — La nuova guerra del 1733, insorta alla morte di Augusto li re di Polonia, tornò a mutare le sorti della Sicilia; e fatta la pace nel 1736, divenne lo stesso infante Carlo III di Borbone re delle Due Sicilie, e riebbe così, dopo ventun anno, il retaggio del suo genitore Filippo V; e quando egli succedo al trono di Spagna, lasciò il regno di Napoli e di Sicilia al suo terzogenito, che si nomò Ferdinando IV, benché fosse Itt relativamente alla Sicilia. In sul finire del 179S, le turbolenze del regno di Napoli costrinsero il re a riparare in Sicilia con tutta la sua Corte, e vi restò pel breve tempo che durò la Repubblica Partenopea; indi tornò a Napoli; e nel 1806, quando Napoleone mandò suo fratello Giuseppe ad occupare il trono di Napoli, quella regia Corte ebbe nuovamente ricovero nella Sicilia, e vi dimorò circa nove anni sotto il protettorato inglese. A cattivarsi le popolazioni nel 1810 il re lasciò che si tenesse un Parlamento che modificò, come vedremo a suo luogo, i privilegi feudali, migliorò gli ordini giudiziarii ed organizzò una milizia per assicurare le strade e distruggere le bande di briganti che le infestavano. Guglielmo Bentink mandato dal Governo inglese in qualità di commissario, spin.se il Governo borbonico in una via liberale e nel 1812 fu convocato il Parlamento che modificò lo statuto fondamentale del Regno conforme a quello vigente in Inghilterra, dettando la celebre Costituzione. Allora Ferdinando nominò vicario generale del Regno il suo primogenito, per non sancire con la propria firma le innovazioni che venivano fatte allo statuto.
   I nuovi ordini però non apparvero accetti all'universale della nazione, che non credè trovare reali vantaggi nel mutamento, e preparavasi a chiedere ulteriori novità, quando, avendo la caduta di Napoleone condotto nuove combinazioni politiche e le disgrazie di Murat, il re ne approfittò per scuotere il giogo degli Inglesi e riprendere il potere; e, lasciando la Sicilia nel 1815 per risalire sul trono di Napoli, cassò il Parlamento ed annullò la costituzione del 1812; in tal guisa, senza alcuna
   (1) Il principe di Torremuzza (siciliano) cosi descrive il breve regno del Principe Sabaudo nell'Isola: — Li 2 ottobre 1713 venne re Vittorio in Sicilia scortato da cinque legni d'Inghilterra. Nel porto fu egli inchinato dal viceré marchese di Balbases e dal pretore principe di Scordia Branci-forti. Per ogni dove il re novello fè distinguersi per diligente rinnovatore dell'antica gloria di Sicilia. Egli accrebbe l'attivo commercio, e rinnovò il sopito genio di agricoltura. A rovina degli assassini di strada impose ai baroni di rifare i danni da quelli cagionati nei loro feudi per difetto di vigilanza. Il conte llaffei rimase al Governo di Sicilia, dappoiché re Vittorio abbandonò questi lidi. Avveduto, sagace, egli proseguì quanto aveva cominciato il beneficente Sovrano; floridissima ne divenne l'agricoltura, privo de' consueti intoppi il commercio, ed ogni altro genere d'industria. Parea non aver altra cosa di mira, il saggio Maffei, che di render doviziosa e possente la Sicilia, come era nei remoti tempi. —