Mandamenti e Comuni del Circondario di Trapani (> I 7
Selinunte. Dice ancora Diodoro che stri promontorio di Li li beo era un pozzo da cui la città prese il nome; era quel desso che abbiamo testé descritto ed esistente tuttora nella chiesetta di San Giovanni (Pazkll., Me. rei. sic., vu, 1 ; Suyt's, BUcihj, pag. 228).
l'I evidente che la nuova città pervenne in breve ad uno stato florido e divenne una fortezza importante dei Cartaginesi, surrogando a tal riguardo la distrutta Mozia. La sua vicinanza all'Africa la rese di una importanza speciale ai Cartaginesi, per assicurare che faceva le loro comunicazioni con la Sicilia, mentre il pericolo che li minacciava, se una potenza straniera fosse in possesso di una fortezza sì formidabile opposta immediatamente al golfo di Cartagine, li trasse a non risparmiare gli sforzi per la sua sicurezza. Il perchè Lilibeo divenne per due volte l'ultimo baluardo della loro potenza in Sicilia.
Nel 270 av. C.., fu assediata da Pirro che aveva già sottomesso tutte le altre città della Sicilia ed espulso i Cartaginesi da tutte le altre loro fortezze. Ma eglino continuarono per mare a rifornir Lilibeo di soldati e di vettovaglie finché Pirro, dopo due mesi d'assedio, si tolse gin dall'impresa, avendola per impossibile (Diod., xxn, 10). Ma la principale celebrità storica di Lilibeo derivò dall'assedio memorabile dei Romani nella prima Guerra Punica. Quando ne incominciarono l'assedio nell'anno quindicesimo della guerra (250 av. C.), essi erano già padroni dell'intiera Sicilia, toltone Lilibeo e Drepano, o Trapani, e poterono quindi concentrare tutti i loro sforzi e far convergere gli eserciti dei due consoli all'assalto della prima di queste due città, mentre i Cartaginesi dal canto loro posero in opera tutte le loro energie per difenderla. Essi vi avevano trasportato appunto tutti gli abitanti di Selinunte e, in giunta ai cittadini, vi tenevano una guarnigione di 10,000 combattenti (Pol., i, 42). La città pare occupasse l'intiero promontorio ed era fortificata dalla parte di terra da una cinta di mura fiancheggiata da torri e protetta da fossi profondi
1 Romani l'assaltarono gagliardamente dapprima, ma tutti ì loro sforzi andarono a vuoto per l'attività e il coraggio del comandante cartaginese Imilcone; le loro macchine d'assedio furono arse in una sortila degli assediali ed, al sopraggiungere del verno, i consoli furono costretti a convertire l'assedio in blocco. Il quale fu mantenuto facilmente dalla parte di terra, ma i Romani tentarono indarno tagliare le comunicazioni per mare. Una squadra cartaginese, sotto il comando d'Annibale, riuscì ad entrare nel porto dopo di aver eluso la vigilanza degli incrociatori romani. I consoli romani tentarono quindi di chiudere la bocca del porto con una diga, ma essa fu distrutta dalla violenza delle onde; e poco appresso Aderbale, il generalissimo cartaginese, che stava con una squadra poderosa a Drepano, sconfìsse intieramente, nel 249 av, C.. la romana sotto il comando del console P. Claudio.
A questo disastro tenne dietro la perdita successiva di due altre squadre romane naufragate e questo cumulo di disgrazie costrinse i Romani a smettere ogni tentativo per contendere ai loro nemici il dominio del mare. Ma quantunque non potessero, per conseguenza, mantenere un blocco efficace, eglino continuarono ad assediare Lilibeo dalla parte di terra ed i loro eserciti continuarono, per parecchi anni successivi, ad accampare davanti la città. Solo nell'anno decimo dell'assedio la vittoria di C. Lutazio Cattilo alle Egadi (241 av. C.) costrinse i Cartaginesi a conchiudere la pace e ad abbandonare il possesso di Lilibeo e di Drepano che gli sforzi ostinati dei Romani non avevano potuto strappare dalle loro mani (Pol., i, 41-54, ecc.; Zonar., viii, 15-17; Oros., iv, 10).
Lilibeo passò allora alla condizione di una città provinciale romana, ma continuò ad essere florida e popolosa. La sua situazione la rendeva ora così importante ai Romani per l'invasione dell'Africa conte l'avevano resa previamente ai Cartaginesi per 1 invasione della Sicilia; quindi è che il suo nome occorre di frequente durante quasi tutti i periodi dell' istoria di Roma.