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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quinta — Italia Insulare
   Mandamento di MONTE SAN GIULIANO (comprende il solo Comune di Monte San Giuliano). — Il territorio sì esfende in montagna ; è specialmente fertile in cereali ed ha importantissime cave di pietra calcare e di diaspro. Il monte San Giuliano, su cui sorge l'omonimo capoluogo, è reputato uno dei più salubri soggiorni di tutta la Sicilia. Tra gli abitanti si contarono non pochi centenari. Le acque di questo monte delle sorgive Difali e Giancuzzo, a metà costa delle vie rotabili di oriente e di mezzodì, servono a dissetare le bestie di transito ; le altre di Fontanarossa e di Chiarainusta, allacciate recentemente all'antico corso di Bonagia, conducevansi, per mezzo di un acquedotto, a Trapani, prima che la città ne fosse provvista altrimenti.
   Monte San Giuliano (21,3G4 ab.). — Sorge sopra un monte in forma di piramide tronca, il Mons Erix dell'antichità, alto 751 metri e discosto IR chilometri da Trapani. L'immenso panorama che spiegasi dall'alto del monte davanti allo sguardo estatico merita qui due parole. Prima di tutto Trapani e le sue saline, l'ampio Mediterraneo con le sue scogliere e le lunghe e leggiadre forme delle isole Egadi: Lecanzo a destra, Favignana a sinistra e a ovest di essa Maretimo col telegrafo sul monte Falcone ((584 m.). A sud l'isoletta San Pantaleo, ove sorgeva l'antica Mozia già descritta in principio, indi capo Boeo con Marsala nello sfondo. A est le creste di montagne che dominano Alcamo, Calatafìmi e Salemi; a nord-est un'ampia valle ben coltivata ri cinta da cupe alture che vanno a terminare nel conico e rossigno promontorio di monte Cofano e lontano lontano nella marina il basso capo San Vito. È una superba veduta dell'intiera porzione occidentale della Sicilia. Appiè del monte, a nord, giace il villaggio peschereccio di Bonagia con una gran tonnara, luogo storico e decantato dai poeti. Avanzandosi più in là, a proscenio una distesa di alberi e di ville da figurare una città disseminata in giardino.
   La città ha un aspetto di decadenza e strade scoscese sì che la vettura postale non arriva che al principio di essa. 11 Municipio ha fatto gli studi per costruire una ferrovia di montagna, bandendo un concorso a premio. Durante alcuni mesi essa è inoltre ravvolta in un'umida nebbia, che si dilegua spesso, per vero, all'improvviso, lasciando godere allo sguardo la suddescritta sterminata veduta. A cagione di codesta nebbia gli abitanti vanno vestiti in un modo singolare. Gli uomini indossano lunghi e neri mantelli con cappucci i quali non lasciano vedere che porzione del volto e le donne copronsi con neri veli ondeggianti sino ai piedi che lasciano scoperto soltanto il sommo della ciera; esse sono riputate le donne più belle della Sicilia.
   Le case costruite col bigio calcare del monte, e le più ad un solo piano, hanno generalmente porte poderose, piccole finestre sparse, tetti piatti e sporgenti e molte serbano ancora avanzi di ornati normanni; più in alto gli edilìzi divengono più ragguardevoli e quasi tutti si adornano di cortili verdeggianti e fioriti.
   La città spesso è deserta, gli abitanti scendendo ai lavori campestri e solo la sera o la domenica risalgono ai focolari domestici. Molti hanno posto dimora alle falde del monte e in lontananza veggonsi le loro abitazioni qua disseminate, là a gruppi.
   Entrando nella città trovasi, a sinistra, il Duomo (figg. 1G6-107), fondato nel 1314 da re Federico li, ma ricostruito in parte nel 18C5. È a tre navate con Ire absidi, ha un portone a sesto acuto ed un antico campanile staccato ; internamente è di architettura assai bella. Le chiese di Sant'Orsola e del Carmine conservano ancora qualche membro gotico. Nella chiesa dì San Giovanni Battista ammirasi una statua del Santo, di Antonio Gagini (1520). Il barone Barberi possiede una collezione di medaglie, monete, carnei e gemme antiche rinvenute sul monte e nelle adiacenze; notevolissima più ancora quella del conte Hernandez.
   Del ricco e famoso tempio di Venere Ericina non rimangono che due avanzi: nella corte superiore (giardino) del castello (parte del quale fu convertita in prigione)