Circondario di Alcamo
nello sue A/emorie rinnovare due colonne e fortificare varii architravi ed anche due facciate principali di esso „.
Riunita la Sicilia al nuovo regno d'Italia, il Cavallari, nominato direttore delle antichità, propose un sistema semplicissimo di restaurazione, il quale, presentato ed approvalo dal Governo, fu recato, con poca spesa, ad effetto.
Codesto sistema, mentre assicura la Stabilità del tempio, raggiunge in pari tempo lo scopo ch'ebbe sempre in mira la R. Coni missione per la conservazione degli antichi monumenti, quello cioè di non alterare e molto meno guastare alcuna parte dell'antico edilizio. Per tal modo gli architravi rotii furono resi un inombro rigido e forte mercè una doppia e poderosa fasciatura di ferro dentro la quale passano sotto la superficie inferiore dell'architrave due sbarre dello stesso metallo lunghe quanto l'intervallo da un ahaco all'altro dei capitelli e senza alcun soslegno laterale in guisa da evitare lo sconcio e il danno di forare e indebolire i capitelli medesimi.
Per impedire poi l'infiltrazione delle acque piovane, tutta la spessezza dell'estremo coronamento del tempio fu coperta di uno strato di battuto rivestito di un ammattonato a comignolo. Finalmente i pezzi mancanti del cornicione furono rinnovati e tutte le erosioni delle colonne rinzeppate e risarcite con cemento idraulico.
11 materiale del tèmpio è il calcare conchiglifero dei dintorni, vagamente abbrunito dal trascorrer dei secoli.
Ecco ora le dimensioni del tempio di Segesta secondo l'Hittorf; lunghezza (coi gradini), inetri 61; larghezza, in. 26.320; diametro inferiore delle colonne, ni. 1.950; diametro superiore, in. 1.560; altezza delle colonne, in. 9.366; assottigliamento del loro fusto, m.0.390; larghezza degli intercolunnii, ni. 2.400; altezza dell'architrave, m. 1.447; altezza del cornicione, m. 1.417.
— Gli eruditi, osserva il marchese Pietro Selvatico nel 1° volume della sua dotta opera Le Arti del disegno in Italia, pag. 67, 11011 vanno d'accordo sulla divinità che avrebbe dovuto essere adorata in codesto tempio; ma ognuno vede quanto oziosa diventi simile questione trattandosi di un tempio che non si volle 0 non si potè perfezionare. Rispetto alla causa di tale abbandono, non è improbabile fosse
l'infelice rotta del generale ateniese Nicia e la conseguente conquista cartaginese.—
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Notabili, dopo il tempio, sono gli avanzi del teatro di Segesta.
Trovansi nella parte più eccelsa del monte e rimasero per lunghissimo tempo negletti finche certo signor Ilovel vi attrasse l'attenzione. La Commissione di antichità e belle arti, presieduta dal Duca di Serradifalco, diede mano, nel 1822, agli scavi e fu così fortunata da scoprire la precauzione (praecintio), 16 gradini e gran parte di 8 sedili del teatro. Essa volse in seguito le sue premure a sgombrarlo per intiero dalla terra e dalle macerie ond'era coperto e a trarlo di bel nuovo alla luce del giorno.
Ha la forma del semicerchio e un diametro di metri 64.51, di cui 16.45 destinati all'orchestra e metri 24.03 per ognuno dei lati, ai sedili. Essondo, come tutti i teatri greci, posto a ridosso di un monte, ebbe gran parte della sua cavea (luogo degli spettatori) scavata nella roccia. La cavea è spartita da sei scalee in 7 cunei dei quali gli estremi sono mono spaziosi degli altri ; una sola precmzione, larga metri 2.40,