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l'arte Quinta — Italia Insulare
la divide in due parti. La parte inferiore, conservata quasi per intiero, contiene 20 ordini di sedili, l'ultimo dei quali con spalliera; la parte superiore, meno conservata, poggia sopra un muretto elevato sulla precinzione circa metri 1.55 per conservare la linea visuale ed era scompartita anch'essa in sedili divisi dalla prolungazione delle scalee di che porgono testimonianza alcuni gradini e pochi sedili superstiti. Due vomitorii interrompono i muri superiori, uno più e l'altro meno lontano dall'asse del teatro e disposti verosimilmente in.siffatta guisa che venissero a corrispondere alle vie della città affinchè gli spettatori potessero, per le scalee praticate nei vomitorii, introdursi sino alla precinzione e spandersi quindi nei cunei.
La costruzione di quella parte del teatro che non ha per base la rupe, consiste in piloni d'opera incerta con cemento, condotti a raggi e fortificati nella loro lunghezza con muretti trans versali, sì che mostra quella maniera di fabbricare detta empìedon da Vitruvio. Sopra questi poggiano muri eie scalee; i primi di tufo calcare eie secondo di una pietra più dura e compatta simile al travertino di Roma.
Il muro che ricinge il coilon, ossia il teatro propriamente detto, è formato di grosse pietre di grandezza disuguale, ma tutte squadrate e riunite con cemento in linee orizzontali.
Distanti metri 5.97 dal prospetto della cavea stanno gli avanzi del basamento su cui si ergeva la scena, i cui lati salienti si avanzano verso l'orchestra metri 3.40, lasciando così uno spazio di metri 2.51 pei passaggi laterali detti dai Latini itinera versurarum.
L'intiera larghezza della scena è di metri 27.59 e di metri 12.50 l'intiera altezza del teatro. I sedili hanno una sporgenza doppia dell'altezza, e i gradini, così in lunghezza come in altezza, rispondono alla metà dei sedili. Rimangono per intiero le fondamenta della scena e qualche porzione di quelle del posi scenicum; ma il suo prospetto è andato intieramente perduto sopravvanzando appena porzione del basamento sul quale era innalzata la scena stessa.
Il teatro di Segesta offre nella sua struttura tutti i caratteri di un antichissimo monumenta come si desume dalla costruzione delle sue mura rassomiglianti perfettamente a quelle di Gistene e di Telmesso nell'Asia Minore: e particolarmente dalla sua esterna periferia la quale, per esser formata di tante piccole linee rette ineguali anziché di una curva, attesta una tal quale imperizia od almeno una mancanza di perfezionamento nell'architetto e negli artisti che lo costruirono. Ma nei varii particolari dell'edilìzio scorgonsi ancora altre cose le quali indicano che la sua costruzione risale ad un tempo molto anteriore al dominio dei Romani che convertirono poi il teatro ai loro usi.
Fra il teatro e il tempio (20 minuti di distanza) veggonsi ancora sul dorso del monte i residui dell'antica Segesta: massi ond'erano composte le mura, ruderi di edifizii pubblici e privati, alcuni con pavimenti in mosaico, cisterne, frammenti di colonne, ecc. (1).
Le Aquae Segestanae, sive Pincianae, termo-solfuree, molto lodate dagli antichi scrittori e segnatamente da Diodoro Siculo e da Strabone, sgorgano a G chilometri da Segesta da sei scaturigini diverse: quattro sulla sponda sinistra del torrente
(1) Per più minuti particolari vedi Cenni stille antichità di Segesta di A. Marrone (Palermo 1827).