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l'arte Quinta — Italia Insulare
Gli Squadri siciliani dovevano accompagnare la colonna fiancheggiandola ai due lati. Le forze di Garibaldi sommavano a circa 1500 uomini, mentre il Landi ne aveva sotto il suo coniando 3500, relativamente parlando, eccellenti.
Garibaldi si pose al solito col suo Stato maggiore a capo della colonna per poter scorgere primo il nemico ed esaminare la sua posizione e le sue mosse.
Erano le nove e mezzo del mattino, quando Garibaldi, avvisando un movimento assai apparente nelle file del nemico, arguì ch'esso scendeva dalle alture di Galatafimi nel bacino suddescritlo per pigliare l'offensiva; di che stimò conveniente mantenersi sulle eminenze del borgo Vita aspettando l'attacco.
I Regi dislavano ancora un migliaio di passi e già le lor palle rigate cominciavano a piovere nelle file dei Volontari. Garibaldi fece allora suonare la carica e Bixio ebbe ordine in pari tempo di entrare in linea a sinistra del Carini, col suo battaglione su due linee.
I Borbonici arrestaronsi balenando alla vista dei Carabinieri genovesi e del battaglione Carini accogliendoli però a fucilate; ma quando i Garibaldini poterono far uso anch'essi dei loro fucili, i tiragliatori del Landi ripiegaronsi sui loro appoggi; i Carabinieri genovesi incalzavano lentamente, ma, giunti sull'altura, furono accolli da un fuoco ben nudrito e violento di linea sì che furono costretti a ripiegarsi. Le prime compagnie del Carini subentrarono al loro posto, ma senza poter avanzare anch'esse e furono surrogate alla lor volta dalla 6n e 9a compagnia. I''u in quest'attacco che cadde lo Schiaffìni il quale portava il guidone della compagnia.
I Borbonici indietreggiarono; la 7U ed 8a compagnia eransi, in questo mezzo, ricomposte e, ripigliando il movimento offensivo, inseguirono il nemico nelle sue nuove posizioni, la 7 compagnia appoggiando sempre contro il suo fianco sinistro. In quest'attacco uno dei due obici di montagna in batteria all'ala sinistra dei Borbonici fu preso, insieme alle munizioni, dai Garibaldini.
In questo mezzo il Bixio era entrato in linea con le sue quattro compagnie sulla sinistra del Carini e le vicende del combattimento erano da questa parte uguali a quelle dell'ala destra dei Garibaldini; ma fu principalmente quest'ultimo che, molestando i Regi nella loro ritirata sopra Alcamo e Palermo, li costrinse del continuo ad abbandonare, una dopo l'altra, tutte le posizioni che avevano appena occupate e che lasciavano in fretta per occuparne altre più elevate col medesimo risultato. Questa irrequietezza dei Borbonici fu grandemente accresciuta dagli Squadrisicilian! del Sant'Anna che prolungavano sulla destra la linea dei Garibaldini, quantunque poco facessero in realtà e pigliassero ben poca parte al combattimento.
Fin dal principio della battaglia era facile prevedere da qual parte sarebbe rimasta la vittoria. Mentre i Regi non pensavano che a cercar indietro posizioni che credevano migliori e dalle quali non si attentavano però a muovere un passo innanzi, e mentre la sollecitudine della sicurezza loro propria da cui erano dominati, non permetteva loro di nuocere ai Garibaldini, questi, per lo contrario, spingevansi sempre innanzi, animati dal principio del loro duce che la perdurarla finisce sempre per trionfare. Scompigliati 11011 di rado e dispersi, specialmente nei campi-del grano, raccozzavano speditamente in piccole divisioni per 1111 nuovo assalto e i loro comandanti li comlucevano sempre, senza frapporre indugio, contro il nemico. Mentre Garibaldi era sempre nelle prime file fra' suoi il Landi se ne stava lontano da ogni pericolo sur un'altura presso Galatafimi come se comandasse un esercito di cento mila uomini.
II combattimento ferveva intorno le 11 del mattino e verso le 3 pomeridiane: i Regi erano respinti ed acculati all'ultima e principale posizione che avevano preso a sud di Galatafimi. Garibaldi fece far sosta alle sue schiere e rannodò la sua ala destra al coperto in una falda,.della montagna per muovere all'ultimo assalto. Bixio fece il